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sabato 18 agosto 2018

Un libro per caso - Belcanto di Ann Patchett

di Francesca Senna

In questo romanzo, ogni parola, ogni pagina sono pervase da un incessante ritmo musicale, popolato dai più bei nomi della lirica e della musica strumentale - da Puccini, a Verdi a Wagner, per citare solo alcuni degli autori che lasciano tracce del loro pentagramma dentro il romanzo. È definita belcanto  quellatecnica di canto virtuosistico caratterizzata dalla concezione della voce umana come strumento. Si tratta di un termine musicale di origine italiana, riferito in modo più generale all'arte e alla scienza della tecnica vocale, affermatosi nel tardo XVI secolo. Tale stile di canto è caratterizzato dalla perfetta uniformità della voce, da un'incredibile agilità e flessibilità e da un timbro morbido. La maggiore enfasi posta sulla tecnica, rispetto al volume, ha fatto sì che sia stato a lungo associato ad un esercizio atto a dimostrare la bravura dell'esecutore.
Ci imbattiamo così in una vera e propria storia d’amore e di lotta, il tutto ritmato dalla musica del cuore; l'autrice ci vuole far arrivare con questa straordinaria creazione il messaggio per cui la legge del cuore può abolire ogni barriera e liberare da pregiudizi quanto può unire o dividere gli esseri umani.
La scrittrice per la creazione di questo romanzo prende spunto da un fatto veramente accaduto nel 1997, con un retroscena che vede coinvolto lo scrittore cileno Luis Sepulveda. Sono le 15.30 del 22 aprile 1997 quando squilla il cellulare di Sepúlveda: a chiamarlo è Ernesto Cerpa Cartolini, il comandante Evaristo, leader dei quattordici guerriglieri del Movimiento Revolucionario Tupac Amaru (Mrta), che dal 17 dicembre 1996 avevano occupato l’ambasciata giapponese di Lima con centinaia di diplomatici come ostaggi. La voce di Evaristo era agitata: “L’assalto all’ambasciata è cominciato. Ci uccideranno tutti, fratello. Moriamo per il Perù e per l’America Latina”. Sepúlveda raccontò quasi in presa diretta, in un pezzo magistrale scritto per il quotidiano il manifesto del 24 aprile 1997, l’attacco delle teste di cuoio peruviane per liberare gli ostaggi. 
Personaggio centrale di questo affascinante romanzo è Roxane Coss, usignolo della lirica, che entra in scena come assoluta prima donna nell'incipit, mentre ha appena finito di cantare nella villa del presidente dello Stato sudamericano dove si sta svolgendo un fastoso ricevimento in onore del signor Hosokawa, magnate industriale giapponese, da sempre innamorato della eccezionale cantante e vissuto in perpetua attesa ed ammirazione della melodiosa cantante.
Insieme alla musica il lettore, catapultato attraverso uno stile brillante e scoppiettante in questa magnifica aria di festa, riesce a sentire lo scroscio degli applausi dei numerosi ospiti radunati in tripudio della performance della cantante. La bravura della scrittrice la troviamo proprio in questa incredibile capacità di far vivere al lettore attimo dopo attimo tutti gli eventi come se le azioni si stessero effettivamente svolgendo intorno a lui e non fossero delle parole morte su di un foglio bianco. 
Un buio inquietante ed improvviso cala ad oscurare la gioiosa serata. Il passaggio di tensione è fortissimo, dalla leggerezza del ritmo scandito dalla voce della cantante si passa repentinamente al rimbombare dei passi che minacciosi si sentono arrivare dai condotti d'aria e furtivamente sciamano dietro le porte dell’ambasciata.
Il clima di suspense è intenso, cattura il lettore e lo incolla al susseguirsi delle pagine. 
Non tarda fra gli ospiti la consapevolezza di essere coinvolti in un attentato per il sequestro del presidente Masuda, che aveva assicurato la sua presenza all'importante ricevimento in onore di un ospite di spicco come Hosokawa. Ma - ironia delle ironie - Masuda è assente perché non può perdere la puntata di una soap opera a cui non sa assolutamente rinunciare. I terroristi non demordono, non possono tirarsi indietro ormai giunti fino a questo punto; gli ospiti vengono fatti stendere a terra e il clima di tragedia pian piano prende il posto dell’atmosfera ilare e serena che aveva fino a poco prima caratterizzato il ricevimento. 
Con il passare delle ore e dei giorni però il clima tra i ostaggi  e i guerriglieri tende con piccoli e costanti colpi di scena a stemperarsi, creandosi un'atmosfera di minor tensione tanto che, per virtù del "belcanto" appunto, come gli omerici compagni di Ulisse che non hanno saputo resistere alla voce delle sirene, si tramutano in esseri che "non potendo ottenere quello per cui erano venuti, decisero di prendere quello che c'era”.
Il romanzo risulta abitato prevalentemente da figure femminili tutte con una incredibile forza di carattere, fra le quali spicca la generosa Carmen, che avrà anch’essa una parte di gratificazione come personaggio femminile e che farà con la sua storia da contraltare a quella della cantante. 
Fino alla fine l’autrice ci stupisce, anche con un finale inaspettato e per alcuni versi molto da romanzo rosa, inserito quasi a voler alleggerire questa aria di tragedia imperante: un inaspettato intreccio tra i personaggi principali lascerà il lettore a bocca aperta con la concretizzazione di un sogno d'amore, la scoperta di un allievo che diventerà il prediletto della cantante ed un matrimonio finale.

mercoledì 15 agosto 2018

Un libro per caso - L’Arte di Tacere di Abate Dinouart

 di Fabio Ascani

Se dovessi dire quale sia l’errore più frequente, quello che maggiormente è commesso dalle persone, non avrei dubbi: è quello di parlare a sproposito, di dire o scrivere sciocchezze o come si diceva una volta a Roma, di “aprì bocca e daje fiato”.

Così scriveva nel 1771 l’autore de L’Arte di Tacere: La frenesia di scrivere e di parlare a sproposito di governo e religione si è diffusa come un’epidemia che ha colpito un gran numero di menti. Sia ignoranti che filosofi oggi sono caduti in una sorta di delirio, come chiamare altrimenti queste opere da cui siamo subissati, dalle quali sono banditi verità e ragionamento, e che contengono soltanto sarcasmo, canzonature e racconti più o meno scandalosi?

L’Arte di Tacere è un libriccino di poche pagine che si può leggere in una serata ma è anche uno scrigno ricco di momenti illuminanti. La sua attualità è così evidente, anche a distanza di circa 250 anni dalla sua pubblicazione, che davvero sarebbe lettura utile per tutti, specie oggi che nel “mondo dei social” ognuno sembra avere una verità da dire o scrivere.

Leggere questo capolavoro del ‘700 mi ha fatto tornare a riflettere sulle dichiarazioni di Umberto Eco che, all’Università di Torino, insignito della laurea honoris cause in Comunicazione e cultura dei media, nel 2015 disse che “i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

L’Abate Dinouart consigliava vivamente: È bene parlare solo quando si abbia da dire qualcosa che valga più del silenzio

Se in una giornata qualsiasi scorriamo le pagine di Facebook troveremo decine e decine di frasi, dichiarazioni, notizie inutili, alle volte false (fake), scritte solo per fare “rumore” e generare confusione o spargere “veleno”. D’altro canto accade che in tante chiacchiere scritte ben pochi sappiano leggere e spesso ci si accontenta di un titolo, di una frase ad effetto che si condivide superficialmente o, superficialmente si commenta, contribuendo ad aumentare quel rumore di fondo che genera solo confusione, distrazione e menzogna.
E si, perché come scriveva Dinouart il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre.

L’Arte di Tacere dell’Abate Dinourat, un capolavoro, è una breve lettura divertente e intelligente, ricca di insegnamenti di buon senso validi in passato come oggi e che saranno validi anche in futuro.

Forse fra quei pochi che hanno letto interamente e in silenzio questo piccolo articolo c’è qualcuno che si è incuriosito e andrà a cercare il libro edito da Sellerio. Non ne rimarrà pentito e potrà apprezzare quanto, alle volte, il tacere sia più eloquente di mille parole.
Parafrasando alcune parole di Dinourat e immaginando l’autore come nostro contemporaneo e fruitore del web: Quando si scrive un post è necessaria una grande attenzione, conviene riflettere a lungo e poi ripensare ancora per non deversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi.

Certamente l’Abate non sarebbe stato un idiota del web!

mercoledì 8 agosto 2018

Un libro per caso – Storie di Mastro Francesco. Di Francesco Antonio Gisondi

di Fabio Ascani
Al mio primo vero Maestro

Non ricordo esattamente quale sia stato il primo libro che abbia letto da ragazzino, potrei sbagliarmi, ma sicuramente, se non il primo, Storie di Mastro Francesco è stato uno dei primissimi che ho letto tutto. E non è un caso, l’autore di questo piccolo capolavoro di letteratura per ragazzi è Francesco Antonio Gisondi, mio maestro in quarta e quinta elementare alla Giacomo Leopardi di Roma.
La prima volta che il maestro entrò in classe, classe numerosissima e chiassosa, eravamo abituati ad una maestrina anziana ed ora ci trovavamo di fronte quest’uomo che era preceduto dalla sua fama di persona severa e dura, con il vocione capace di far tremare le pareti delle classi, se solo lo si faceva arrabbiare! 
In realtà il maestro Gisondi era un uomo dolce e gentile che amava profondamente il suo lavoro e certamente non era un insegnate qualsiasi. Era un uomo con grande personalità, una mente vulcanica, una persona di spicco nel corpo insegnati di quei tempi: erano i primi anni ’70.
Ricordo moltissime cose del suo modo insegnare e forse ne parlerò in un altro articolo su un altro suo libro, infatti di libri ne scrisse diversi, non solo per ragazzi.

Le Storie di Mastro Francesco sono racconti molto brevi, perfetti per il livello di attenzione di un bambino di nove o dieci anni che narrano le avventure di un ciabattino ambulante in un paesino di provincia di un’Italia d’altri tempi, dove si sentiva la fame vera e dove gli espedienti erano arte del vivere quotidiano.
Mastro Francesco è un giovane uomo che ogni giorno deve “sudarsi il pane” e quando il lavoro non basta fa uso della sua scaltrezza, della sua fantasia e della sua notevole furbizia. Così, come una sorta di Bertoldo, riesce sempre a far fessi ricchi commercianti, uomini potenti ed anche un tiranno, un uomo politico di cui non si fa il nome ma che assomiglia tanto ad un certo duce. Tutto questo riuscendo sempre a cavarsela senza mai svendere la propria libertà e dignità.

È stato davvero un piacere rileggere questo libro dopo circa 45 anni dalla prima volta che lo ebbi tra le mani, allora bambino scettico e un po’ svogliato che invece in quella lettura trovò una prima scintilla per un fuoco che ancora vivacemente arde: il piacere di leggere.

Storie di Mastro Francesco è semplice e divertente, ma sicuramente ormai un libro difficile da trovare (forse on line), certo uno scrigno ricco di sorprese, in grado di far sorridere i bambini come gli adulti.

martedì 31 luglio 2018

Un libro per caso - “C’è nessuno?” di Jostein Gaarder


di Francesca Senna

“Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre” (cit . pag. 25)
Un’ottima lettura per l’infanzia e non solo, questo romanzo rappresenta un’occasione per intraprendere, con straordinaria semplicità narrativa ma non concettuale, un cammino di accrescimento interiore partendo dal mistero della nascita, attraverso  l'evoluzione della specie, affrontando la concezione del tempo e dello spazio, verso la relatività della conoscenza, la ricchezza della diversità, il valore dell'amicizia. 
Il pretesto scelto dall’autore è l’avvento di un nascituro, che probabilmente stravolgerà le abitudini e i ritmi di vita di tutti i membri della famiglia, ma che rappresenterà anche una possibilità di ricchezza e gioia in più da condividere.
Il protagonista del romanzo è Joakim, un bambino di otto anni che improvvisamente viene lasciato solo in casa ad attendere l’arrivo della zia poiché la mamma, colta dalle prime doglie, è dovuta correre  in ospedale accompagnata dal padre.
Joakim guarda fuori dalla finestra e ad un tratto si accorge che c'è un bambino grande più o meno come lui, appeso per i calzoni e a testa in giù ad un albero del giardino. E' una strana creatura, simile a un umano, ma non del tutto uguale.  Dopo un po’ di esitazione, si avvicina a questo strano personaggio e si accorge che parlano la stessa lingua e sono quindi perfettamente in grado di capirsi. Mika altro non è che un abitante di un altro pianeta. I due, parlando, si raccontano e si interrogano sulle proprie origini, finendo, quasi inavvertitamente, col porsi i grandi interrogativi che riguardano la vita e il suo significato.
Si svolge così un’intera giornata che i due nuovi amici trascorrono insieme e durante la quale l’autore, con una scrittura scorrevole ed un tono quasi da fiaba, ci narra il particolare legame d’amicizia che si crea tra i due bambini fondato sulle acute osservazioni fatte da entrambi: poche domande che generano altre domande; un nuovo interrogativo può infatti permetterci di andare avanti, e di percorrere strade ancora non battute, mentre una risposta è una cosa certa, un capitolo chiuso che non ha più spunti da offrire.
L’incontro fra i due offre all’autore il pretesto narrativo per parlare positivamente non solo della diversità ma anche per affrontare argomenti che vanno dalla comprensione del concetto di spazio e tempo, all’interrogativo sull’esistenza o meno di un Dio creatore, il tutto narrato attraverso il linguaggio semplice e simpatico proprio dei bambini. Le semplici conversazioni tra i due personaggi si trasformano piano piano in riflessioni che coinvolgono argomenti complessi, senza mai appesantire la lettura, all’interno di una narrazione talmente fluida da non renderti conto di come sia iniziata.
Realtà messe a confronto: quella terrestre e quella extraterrestre, quella dei grandi e quella dei piccoli, la realtà e la fantasia, si concretizzano in questo ottimo libro capace di esprimere il messaggio fondamentale di rispetto di ogni forma di vita e soprattutto il rispetto di un punto di vista differente dal proprio. Il tutto attraverso la capacità, che mai dovremmo perdere, di continuare a stupirci, di non dare niente per scontato e saper guardare il mondo senza pregiudizi, con occhi sempre nuovi, esattamente come fanno i bambini.

“Quando due persone s’incontrano, e una sta a testa in giù, non è così semplice stabilire chi dei due sta nel verso giusto.”

venerdì 13 luglio 2018

Un libro per caso - “La bella estate di Mélie” di Barbara Constantine

di Francesca senna
“Quando l’umorismo si sposa con l’amore, è il Paradiso, vero?”(cit. pag. 174)
Una storia ricca di bei sentimenti, uno stile semplice ma ricco di emozioni pensiero dopo pensiero, ci proiettano in una epoca passata, così apparentemente lontana da sembrare una favola; una favola ambientata nelle campagne francesi, dove ritroviamo ritmi, colori, odori tipici della provincia e che ci racconta come i piccoli piaceri della vita se goduti appieno possano risolvere molte giornate apparentemente iniziate male.
Protagonista indiscussa è Mélie, una signora di settantadue anni, vedova, che vive in una grande casa di campagna. Da qualche tempo le è stata diagnosticata  una malattia, della quale però non vuole conoscere i dettagli comportandosi come se nulla fosse.
La sua estate sarà scombussolata dall’arrivo di Clara, la sua nipotina adottiva di dieci anni, che è stata mandata dalla mamma Fanette a passare le vacanze estive con la nonna. Sarà per questo un'estate speciale, una riserva di ricordi preziosi, che permetteranno a tutti i personaggi del racconto di guardare al futuro con occhi nuovi.
E’ per questo evento straordinario che Mélie non vuole sciuparsi il piacere della lunga estate che passeranno insieme pensando alla vecchiaia e alla malattia.  Mélie vivrà quindi tutti gli eventi che le si presenteranno con la saggezza del capo famiglia e tutti, in un continuo andirivieni di situazioni, gireranno intorno a lei, ai suoi consigli e alla sua casa come tanti satelliti intorno al sole.
Troviamo quindi Clara, la nipotina adottiva che ha già la maturità e la saggezza di una donna adulta e che accompagnerà tutte le vite che gireranno intorno alla casa della nonna con allegria infinita. C’è poi la figlia Fanette, mamma di Clara e giovane medico molto impegnato e dalla vita sentimentale complessa, instabile, sempre alla ricerca di quel principe azzurro e dell’amore da favola che non ha saputo trovare nel suo primo matrimonio. Troviamo poi Gérard, ex primo marito di Fanette, medico curante di Mélie con la quale, nonostante le vicende con la figlia, mantiene un ottimo rapporto di complicità. Gérard è fresco di separazione da quello che pensavano tutti essere un matrimonio perfetto, per questo vive la vita in modo buio, da scontroso, come un totale fallimento personale.   Poi c'è Marcel, il miglior amico del defunto e fedifrago marito di Mélie, che si finge invalido nella casa di riposo dove si è voluto far rinchiudere per poter così  respingere l'onda lunga della vita.
Infine ci sono gli amici che vanno e vengono da casa di Mélie e che con le loro vite e avventure arricchiscono tutto il racconto: Antoine, compagno di classe e fidanzatino di Clara, orfano di madre, un bambino delicato e già ferito dalla vita; Bello, altro ex di Fanette, musicista in carriera che non ama i legami sentimentali ma ama circondarsi di bambini altrui, che adotta virtualmente diventandone il padrino…uno in più o meno cosa potrebbe cambiare se tutti vogliono condividere l’obiettivo di creare una bella e grande band musicale?
La casa di campagna di Mélie, le sue chiacchiere, la sua costante, delicata, discreta attenzione agli altri sono un faro per tutte queste persone un po' ammaccate dalla vita. Con il suo entusiasmo riesce sempre a contagiare tutta la famiglia e gli amici. Clara passerà dei bei momenti con la nonna e l’amichetto Antoine, Marcel l’amico di Mélie ritroverà la voglia di vivere e condividere i suoi ricordi. Persino la rigida Fanette  riuscirà a lasciarsi andare e a godersi la compagnia e un “nuovo” amore .

Tra manicaretti, gite e vecchi mobili da ridipingere, case sull'albero da costruire, tele di ragno e boschetti di bambù da guardar crescere, l'estate passa come in un sogno.

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...