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lunedì 16 dicembre 2013

Non serve più l'Inceneritore dei Castelli… ai Castelli. Il Lazio continuerà ad incenerire e seppellire rifiuti

Niente inceneritore al Albano, bellissima notizia per i Castelli Romani, ma l’incenerimento resta, oggi come domani - e almeno fino al 2020 -  un vero e proprio caposaldo del “nuovo” Piano rifiuti, e questa è una notizia davvero brutta per tutto il Lazio, per il territorio, per tutti coloro che amano l'ambiente e che credono che la gestione dei rifiuti, se solo si vuole, veramente può andare oltre l'incenerimento, oltre il seppellire in discarica,  e diventare riciclo, trasformazione, vita nuova di ciò che, neanche dovrebbe più essere considerato un rifiuto, ma una materia prima dalla quale ripartire per ottenere nuovi prodotti utili e non inquinanti.

Dal comitato No Inc riceviamo e volentieri pubblichiamo

“Ci aspettiamo ora, dalla Regione Lazio, che alla promessa ufficiale di “non procedere con la costruzione di nuovi inceneritori”, segua anche la revoca dell’Autorizzazione Ambientale (A.I.A. n. B-3694 del 13.08.2009) che, ancora oggi, permetterebbe al Co.E.Ma. di Manlio Cerroni, Acea ed Ama l’avvio del cantiere e, inoltre, l’intercessione per l’annullamento, presso il Ministero per lo sviluppo Economico, della Convenzione preliminare Co.E.Ma.-G.S.E.  che, ancora peggio, permetterebbe il conferimento di circa 500 milioni di euro di fondi Cip-6 (7 x 100 della bolletta elettrica) per costruire, a spese dell’erario pubblico, l’inceneritore dei Castelli Romani.”
Era, ormai, il segreto di Pulcinella, ma finalmente la notizia è divenuta pubblica ed ufficiale. E’ stato Giuseppe Labarile, presidente di Confservizi-Lazio - la nota Associazione di Aziende ed Imprese private che gestiscono servizi pubblici quali rifiuti, acqua, gas, energia e trasporti – a darne notizia, ancora prima del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dell’Assessore Regionale ai rifiuti, Michele Civita: “non appare necessario procedere alla costruzione di nuovi impianti di incenerimento nella Regione Lazio, ma solo di ampliare od ultimare quelli già esistenti”.
La notizia è stata comunicata nel corso del Convegno dedicato a “Rifiuti e Piano regionale nel Lazio, dallo scenario all’attuazione”, tenutosi venerdì mattina, alle ore 11 nella Sala Tevere della Presidenza della Regione Lazio, promosso col sostegno della stessa Confervizi e della Camera di Commercio di Roma.
E’ molto probabile, quindi, che i pezzi delle due linee di incenerimento del gassificatore di Albano stoccati, da tre lunghi anni, nella discarica di Roncigliano, finiranno presto a Malagrotta, dove dovrebbero essere integrati, quanto prima, all’unica linea pre-esistente, costruita nel corso del 2009, e ferma ormai da due anni e mezzo.
In sostanza, si cambia solo sito, ma l’incenerimento resta, oggi come domani - e almeno fino al 2020 -  un vero e proprio caposaldo del “nuovo” Piano rifiuti. Tant’è vero che la portata annuale di materiale incenerito e gassificato passerà, in soli due anni,  dalle attuali 500 mila tonnellate all’anno, a circa 720 mila.
Certo che il Piano Rifiuti della Regione Lazio, che verrà votato entro febbraio, determina scelte politico-industriali relative SOLO al futuro,disegna un vero e proprio scenario industriale per gli anni a venire. Ma l’Inceneritore di Albano, invece, è un impianto approvato definitivamente, a livello amministrativo, ben 4 anni e mezzo fa, con la contestatissima Autorizzazione Ambientale n. B.3694 del 13 agosto 2009. Ci aspettiamo ora, quindi, dalla Regione Lazio, che alla promessa ufficiale di “non procedere con la costruzione di nuovi inceneritori”, segua anche la revoca dell’Autorizzazione Ambientale (A.I.A. n. B-3694 del 13.08.2009) che, ancora oggi, permetterebbe l’avvio del cantiere e, inoltre, l’intercessione per l’annullamento, presso il Ministero per lo sviluppo Economico, della Convenzione preliminare Co.E.Ma.-G.S.E.  che, ancora peggio, permetterebbe il conferimento di circa 500 milioni di fondi Cip-6/92 (7 x 100 della bolletta elettrica) per costruire, a spese dell’erario pubblico, l’inceneritore dei Castelli Romani.
Per il resto, sembra di vedere un film già visto e rivisto: “in conseguenza della forte crisi economica”, dichiara poco dopo il Presidente Zingaretti, “c’è stata una significativa riduzione dei rifiuti prodotti nella Regione Lazio”. E prosegue ancora: “inoltre la differenziata ha avuto, negli ultimi due anni, un incremento del 4% su base regionale”. Eppure la Regione Lazio sta portando a compimento istruttorie amministrative per raddoppiare, tonnellata in più, tonnellata in meno, la “capacità volumetrica complessiva delle discariche regionali”. Che significa? Attualmente nelle discariche del Lazio sono disponibili circa 2 milioni e mezzo di metri cubi residui di spazio. Sono in via di autorizzazione definitiva, presso l’Ufficio rifiuti della Regione, circa altri 2 milioni di nuovi metri cubi. Fatevi un po’ i conti. Stesso, inoltre, dicasi per gli impianti di compostaggio, le cosiddette centrali a bio gas/massa a rifiuti. Al 2010 risultavano autorizzati 19 impianti, per un totale di 290 mila tonnellate di rifiuti trattati all’anno. Sono in corso di istruttoria ed autorizzazione impianti per il trattamento di altre 400 mila tonnellate all’anno.

E la raccolta differenziata porta a porta, invece? “Il piano prevede il raggiungimento dell’ambizioso obbiettivo del 65% di porta a porta al 2020”, ci dice il Presidente. Ma Zingaretti lo sa che il Governo, appena pochi giorni fa, ha approvato una disposizione che obbliga i Comuni italiani a raggiungere il 65% di porta a porta entro e non oltre il 31 dicembre 2016? Pare di no!

Leggi ECO 16

martedì 4 dicembre 2012

I RISCHI PER LA SALUTE DERIVANTI DALL'INCENERIMENTO DEI RIFIUTI.


Con i contributo del Comune Di Genzano di Roma e del suo sindaco Flavio Gabbarini e con l'organizzazione di Differenziati (http://differenziati.com), si è svolto sabato 1 dicembre, nell'aula consiliare, nell'ambito delle conferenze di Progetto Riciclo, l'incontro con la dottoressa Patrizia Gentilini dell'ISDE, Associazione Medici per l'Ambiente, oncologa con oltre 30 anni d'esperienza sul campo. Il tema trattato è stato la relazione tra malattie e vicinanza a inceneritori o discariche. I dati portai dalla dottoressa sono evidenti e difficilmente confutabili. Anni di studi e di ricerche hanno dimostrato correlazioni evidenti tra malattie quali i tumori, alterazioni cardiache, diabete, danni neuropsichici ed altri disturbi e l'entrare a contatto diretto con sostanze che vengono immesse nell'ambiente da discariche e soprattutto da inceneritori.
Ormai anche i sassi dovrebbero sapere che gli inceneritori producono fumi contenenti un particolato ultrafine che viene immesso nell'aria, respirato ed assimilato dall'uomo direttamente e indirettamente. Ma purtroppo, ci è stato spiegato, che se questo può essere responsabile di molte malattie di altre gravissime patologie sono responsabili altri prodotti degli inceneritori: le diossine e i PCB. Non entriamo nei particolari ma sta di fatto che un inceneritore può essere considerato una fabbrica di veleni. In un certo senso si può paragonare i danni di un inceneritore a quelli che producono le sigarette sull'uomo. La differenza sta nel fatto che le sigarette le fumano glia adulti, più o meno consapevoli, mentre il fumo degli inceneritori ricasca, come un manto che tutto copre, su tutta la popolazione e su tutto l'ambiente circostante, compresi bambini e donne in stato interessante! Lo stato Italiano mette sui pacchetti delle sigarette la scritta “Nuoce gravemente alla salute”, lo stesso si dovrebbe fare con gli impianti che, andando a combustione, immettono fumi, con tutte le loro sostanze tossiche, nell'ambiente.
Una riflessione particolare va fatta per la fascia più a rischio della popolazione: le donne. Le donne sono, in un certo senso, “sentinelle” dell'ambiente visto che da autorevoli studi risultano essere più sensibili all'inquinamento ambientale. Come riportato in uno studio del The New England Journal of Medicine, per ogni incremento di di 10 mcg/m3 di PM2,5 si ha un +24% di eventi acuti cardiovascolari e un +76% di mortalità, sempre per eventi cardiovascolari.
Non solo: dobbiamo anche pensare non è soltanto la quantità di veleno che si assume che conta ma anche il momento conta e questo momento può essere particolarmente grave si si parla di donne in stato interessante, che possono trasmettere, compromettendone la salute, le sostanze tossiche al nascituro.
Mettiamo a disposizione dei lettori (QUI) il link concesso da Differenziati con tutte le diapositive proiettate dalla dottoressa Gentilini nel corso della conferenza dibattito. I dati sono preoccupanti, come quelli degli studi di ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità e del CNR di Pisa, di cui riportiamo in evidenza la tabella.
Parlare di questi argomenti è importate. Non deve procurare allarmismo ma consapevolezza. Le persone devono essere consapevoli dei rischi che certe scelte industriali comportano e, se lo ritengono opportuno lottare perché queste scelte non vedano luce.
La lotta contro l'inceneritore di Albano e contro ogni tipo di inceneritore, ovunque sia, e la difesa della salute e dell'ambiente è una lotta giusta che richiede partecipazione, partecipazione che può arrivare soltanto grazie all'informazione e alla consapevolezza che scelte fatte sulla testa dei cittadini dalle forze economiche industriali non sempre sono sostenibili ma anzi saranno causa della distruzione del nostro habitat.
Chi sostiene che comunque oggi si vive più a lungo che in passato non può usare questo come giustificazione per la sistematica distruzione dell'ambiente e della salute, anche considerato che la lunghezza della vita non sempre va di pari passo con la qualità della vita stessa. Possiamo vivere più a lungo, è vero e ringraziamo la scienza per questo, ma abbiamo anche il diritto di vivere in salute.
La deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione dei beni di consumo e dei profitti che ne derivano, si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone anche la componente più fragile, i bambini, sia con l'esposizione diretta a cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche di varia natura presenti nell'acqua, nell'aria nel suolo e nel cibo, sia con le conseguenze della sistematica distruzione del nostro habitat” diceva Lorenzo Tomatis, scienziato e medico.

Sullo stesso argomento vedi anche qui e qui

E non dimenticare di sfogliare ECO 16 specie dove si parla di acqua da arsenico è lotta all'inceneritore dei Castelli

domenica 2 dicembre 2012

Progetto Riciclo - Conferenza dibattito su salute e ambiente con l'oncologa Patrizia Gentilini


Bella, partecipata e istruttiva conferenza – dibattito, ieri a Genzano, in Aula Consiliare. La dott.ssa Patrizia Gentilini, medico oncologo dell'ISDE ha illustrato con dati scientifici oggettivi i danni che provoca alla salute umana un ambiente insalubre, con particolare riferimento alla tipologia di ambiente nei pressi di discariche ed inceneritori.
I dati sono duri da accettare. E presto faremo un articolo su questi.
Per adesso vi invitiamo a vedere il video dell'intervento del chimico Aldo Garofalo che ha sottoposto all'attenzione della relatrice Gentilini (che risponde) la questione particolare dei Castelli Romani dove oltre alla discarica, oltre ala presenza di arsenico nell'acqua, oltre al rischio che si costruisca un inceneritore, in silenzio, ma velocemente si sta procedendo per la realizzazione di altri impianti industriali, uno a biomassa a Velletri e uno a combustione di oli esausti, proprio ad Albano in via Cancelliera 14/b.


Un grazie al Sindaco Flavio Gabbarini che con l'associazione Differenziati, ha permesso la realizzazione di questi importanti incontri divulgativi dal titolo PROGETTO RICICLO.

Leggete E FATE LEGGERE ECO 16

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...