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venerdì 2 dicembre 2016

APPELLO DEI GIURISTI DEMOCRATICI PER IL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Pubblico di seguito l'appello al No dei Giuristi Democratici perché lo condivido nel contenuto e ne apprezzo la chiarezza.


La Costituzione italiana è legge sovraordinata alla legge ordinaria.
La Costituzione è destinata a regolare i rapporti di civile convivenza tra i cittadini e per tale ragione è destinata a durare nel tempo.
La Costituzione contiene norme di carattere generale, cioè riferentisi ad ogni tipo di cittadini, di carattere astratto, cioè a prescindere dalle singole situazioni.
La Costituzione deve essere comprensibile per tutti i cittadini e pertanto deve essere scritta in maniera chiara e sintetica.
La Costituzione italiana è costituzione rigida quanto ai suoi principi, ma non immutabile; può essere modificata nel tempo, ma sempre al fine di realizzare e rispettare i principi fondamentali stabiliti nella prima parte della Costituzione stessa.
La Costituzione può essere modificata nei modi e nei termini previsti dall’art. 138 e le modifiche devono ricercare la più ampia convergenza di opinioni tra le forze politiche.
La Costituzione non si modifica a colpi di maggioranza. La riforma della Costituzione dovrebbe fiorire da un dibattito collettivo, ad impulso esclusivo del Parlamento, senza intromissione alcuna del Governo.
Queste sono le caratteristiche di una Costituzione e questi sono i criteri per modificarla.
Ed invece
La nuova formulazione della Costituzione è stata approvata alla Camera dalla sola maggioranza, con 360 voti su 630 deputati: alla Costituente il testo fu approvato da 458 parlamentari con soli 62 voti contrari.
Il linguaggio usato è prolisso, controverso, ai limiti della incomprensibilità.
Non è vero che sia stato soppresso il bicameralismo perfetto; semplicemente, esso è stato trasformato in un bicameralismo confuso, perché la permanenza del Senato e i nuovi percorsi di formazione delle leggi, nonostante le minori competenze dello stesso Senato, renderanno confuso e ugualmente complesso il percorso di approvazione di una legge, con il rischio di una moltiplicazione dei ricorsi alla Corte Costituzionale per conflitti tra le due Camere.
Non è vero che il bicameralismo perfetto abbia prodotto tempi di approvazione delle leggi superiori alla media dei paesi democratici europei, così come non è vero che sia così diffuso il fenomeno della cosiddetta “navetta” delle leggi tra le due Camere, fenomeno che, in realtà, risulta limitato al 3% delle leggi varate.
La scelta di non far eleggere i senatori dai cittadini incrina il concetto di rappresentatività dei cittadini stessi, sostituendolo con una nomina di natura politica, che nasce all’interno dei gruppi dei Consigli regionali.
La nuova norma costituzionale rischia di escludere la rappresentanza delle Regioni a Statuto Speciale che prevedono l’incompatibilità tra il ruolo di consigliere regionale e quello di senatore, obbligando, pertanto, l’eletto in Senato a rassegnare le sue dimissioni dal Consiglio Regionale e restando, così, privo di qualsiasi compenso per la sua attività.
Non è vero che le modifiche alla seconda parte della Costituzione, relativa all’organizzazione della Repubblica, non abbiano incidenza sulla prima parte, che stabilisce i principi fondanti dello Stato e della convivenza civile.
La nuova Costituzione introduce una progressiva sopravalutazione del potere esecutivo nei confronti di quello legislativo, istituendo una sorta di democrazia esecutiva.
La nuova Costituzione istituisce un ridimensionamento del ruolo della Camera anche in tema di ordine dei lavori, consentendo al Governo di imporre alla Camera di esaminare le leggi ritenute essenziali per il programma governativo entro 70 giorni: è un’umiliazione del ruolo del Parlamento mai visto dall’epoca fascista.
Non è vero che non esista uno stretto rapporto tra riforma costituzionale e legge elettorale: l’Italicum garantisce al partito vincitore delle elezioni al ballottaggio, magari anche solo con una percentuale del 25%, l’attribuzione del 55% dei seggi della Camera con la riduzione delle opposizioni ad un ruolo di mera, impotente tribuna: si pensi solo alla dichiarazione dello stato di guerra, deliberato dalla maggioranza, precostituita ed immodificabile, della sola Camera. Stante, dunque, la rilevanza della legge elettorale ai fini della valutazione dell’impatto della riforma costituzionale sugli assetti istituzionali, sarebbe stato assai utile che la Corte Costituzionale si pronunciasse sulla legittimità o meno di quella legge; incomprensibile appare il rinvio a data da destinarsi di quel giudizio.
La volontà della maggioranza di ridurre il ruolo delle opposizioni è emblematicamente rappresentato dall’introduzione all’art. 64 di uno Statuto delle Opposizioni, il cui regolamento sarà deciso dalla maggioranza, in salda mano del partito vincitore delle elezioni, della Camera.
Il quesito referendario appare formulato in maniera manipolatoria e tale, dunque, dall’invitare i cittadini all’approvazione della legge; in particolare, il riferimento alla riduzione dei costi della politica non rientra direttamente tra le modifiche costituzionali, ma ne potrebbe essere esclusivamente una indiretta conseguenza.
Queste sono solo alcune delle criticità della riforma costituzionale; in alcuni casi si tratta di questioni molto tecniche sulle quali, ovviamente, il cittadino medio non è in grado di esprimere un’opinione fondata su un’effettiva conoscenza del problema; fondamentale, comunque, è cercare di fare un’operazione quanto più completa possibile di informazione, ma ciò che soprattutto deve essere chiaro è che i cittadini devono essere ben consci dell’importanza della loro scelta ed ergersi a difensori di quel ruolo di unione del popolo italiano che la Carta Costituzionale ha pienamente rappresentato in questi 70 anni.
OCCORRE, DUNQUE, VOTARE NO NEL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE.
Come giuristi, da sempre impegnati nella difesa dei diritti dei cittadini, in particolare di quelli meno tutelati, sentiamo il dovere di dare il nostro contributo di informazione ai cittadini, nella convinzione profonda che in gioco non ci sia né un maggior efficientismo dello Stato, né la battaglia politica tra centrosinistra renziano e centrodestra, ma l’assetto istituzionale della nostra Repubblica e, dunque, in definitiva, il rispetto di quella corretta ripartizione dei poteri dello Stato che hanno consentito lo svolgimento di una civile convivenza, pur tra posizioni politiche ed ideologiche divergenti.
Torino-Padova-Bologna-Roma-Napoli, 24 novembre 2016

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI

mercoledì 15 gennaio 2014

Nel mirino dei magistrati la rete di "amicizie" di Cerroni

Oggi, 15 gennaio, sono fissati gli interrogatori di Manlio Cerroni, il “re della monnezza” ritenuto a capo dell'associazione a delinquere contestata dalla procura e proprietario della discarica di Malagrotta e di quella di Albano (oltre a tanti altri impianti), e di Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio.
Immaginiamo che molti politici ed amministratori, specie nel Lazio e nella provincia di Roma, in questi momenti non stiano vivendo momenti tranquilli. Cosa potranno dire gli inquisiti dei loro rapporti con la politica locale?


Consigliamo la lettura del brano qui sotto, estrapolato da un articolo del Messaggero di Roma, dove si delineano chiaramente alcuni scenari poco rassicuranti  che hanno disegnato negli anni passati coloro che si sono mossi sul ricco palcoscenico della gestione della mondezza. La mondezza era, e rischia di essere ancora, un affare lucroso e sporco che ha interessato da vicino il nostro territorio, con la discarica di Roncigliano e la paventata costruzione dell’inceneritore, inceneritore che fu di fatto chiesto nel 2007 dai sindaci di bacino della discarica all’allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo con una lettera, poi definita “papello dei catelli” e che di seguito riportiamo per dovere di cronaca.




DAL MESSAGGERO.IT 
…Marrazzo nel sistema Il deposito degli atti a sostegno della misura di custodia cautelare ai domiciliari per sette indagati (ieri ci sono stati i primi interrogatori di garanzia) dà anche il quadro di quanto fossero forti i legami di Cerroni con la politica. Accuse molto pesanti sono quelle contro l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Non solo per aver firmato l’autorizzazione per il termovalorizzatore di Albano, firma che gli è costata l’accusa di falso e abuso d’ufficio. La scheda che gli inquirenti gli hanno dedicato spiega che di quel sistema di relazioni «faceva egli stesso parte avendo rivestito un ruolo di primaria importanza per il raggiungimento dei fini illeciti. Egli gettava le basi per quelle che veniva successivamente inquadrate come attività di artificio e raggiro finalizzate all’ottenimento di pubbliche erogazioni».

Firmando l’autorizzazione per la costruzione del gassificatore di Albano, Marrazzo faceva anche in modo che su quel capitolo andassero i fondi europei Cip6. Il 30 marzo del 2008, quando la prima autorizzazione sembra essere bloccata, da un parere negativo alla valutazione di impatto ambientale, il governatore interviene di persona.

Arcangelo Spagnoli, responsabile del provvedimento, si confronta con un ingegnere del commissariato. Spagnoli: «Allora, abbiamo scritto una lettera violenta contro quelle stronz...»; Martino: «Ah...»; Spagnoli: «Bisogna aspettarsi per domani chiamate tambureggianti. Ovviamente ci abbiamo la sponda anche il Presidente, molto incazzato, quindi, insomma non è lavoro a vuoto .. dovrà avere prima o poi un esito positivo».

La valutazione del gip è molto chiara. Marrazzo era consapevole che su quell’impianto sarebbero arrivati i finanziamenti: «Nonostante le incombenze pratiche venivano lasciate agli addetti ai lavori, le strategie di massima venivano indicate da Piero Marrazzo - scrive - Era sottinteso, come già affermato, che in questo senso v’era un’unità d’intenti tra la parte politica e quella imprenditoriale. Il presidente e commissario Piero Marrazzo aveva dato un chiaro segnale in tal senso aprendo la strada e spianandola a quelle procedure finalizzate a far piovere gli incentivi CIP6 sull’impianto di Albano». 

Le Minacce Perché tutta questa solerzia? Sono i Carabinieri del Noe, in una informativa, a dare il quadro della situazione, ipotizzando addirittura il reato di estorsione per il Ras delle discariche Manlio Cerroni ai danni del governatore e del sindaco Alemanno. «La minaccia era quella di impedire gli smaltimenti, in modo da indurre il Sindaco Alemanno e il presidente della Giunta regionale Lazio, Marrazzo, a disporre il pagamento di circa 130 milioni di euro di fatture arretrate», scrivono. Tra gli obiettivi c’era la nomina, in Regione, di uomini di fiducia di Cerroni. In particolare Mario Di Carlo per cui Cerroni pretendeva la delega ai rifiuti, mai effettivamente concessa da Marrazzo. Sebbene a verbale l'ex governatore abbia sempre negato, i due si sarebbero visti anche a pranzo, nella sede di rappresentanza di Villa Piccolomini. Il governatore aveva delegato i rapporti al suo vice, Esterino Montino. Scrive il gip: «L’attività aveva messo in evidenza il fatto che Marrazzo aveva affidato al vicepresidente Montino la conduzione, sul piano politico, delle scelte in tema di gestione dei rifiuti, ma questo non esulava il presidente dal conoscere anch’egli le dinamiche intrinseche di tali scelte». Quando arrivano i Carabinieri per le prime ispezioni, Spagnoli difende quanto fatto e si confida: «Li ho difesi anche dai Carabinieri, li dovevo far arrestare. L'ho fatto perché c'era Piero Marrazzo dietro tutto questo reticolo». Anche ad Alemanno sarebbero arrivate minacce. A dicembre 2008, tramite un consigliere regionale, Cerroni fece arrivare le sue pressioni sull'allora sindaco: «Gli dici: guarda sta volta questo vi leva la pelle». Le informative parlano di rapporti tra Cerroni ed una serie di politici anche nazionali, tra cui Francesco Rutelli e Giuseppe Fioroni. E' però il capo della Protezione civile Guido Bertolaso a dargli una mano attiva quando l'imprenditore Fabio Altissimi, poi diventato uno dei principali accusatori, gli scrive per denunciare le anomalie: «Non si ravvisano elementi che ne giustifichino il coinvolgimento nelle numerose questioni sollevate», gli risponde. …
(Il grassetto è nostro. Leggi l'articolo completo)

Ci pace cogliere  l’occasione di questo post per ringraziare ancora una volta il No Inc, donne e uomini, che si sono opposti alla discarica e alla costruzione dell’inceneritore, impegnandosi in prima persona, a costo di sacrificare il proprio tempo, la vita familiare, il sonno, subendo minacce neanche troppo velate.

Aggiornamento - 15.50
Consigliamo, per meglio comprendere i rapporti tra Cerroni e la politica di leggere il seguente articolo dell'Espresso: 

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...