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giovedì 17 marzo 2016

Intorno a Roberto di Felice una vasta coalizione di liste civiche svincolate da sorpassate logiche di partito

Promemoria per giornalisti un po’ distratti.
 Ci rendiamo conto che le vicende di Ariccia possono apparite un po’ ingarbugliate ma se si fa un briciolo di attenzione si potrebbe evitare di cadere in imprecisioni più o meno fastidiose.
Per coloro che continuano a scrivere che i fuoriusciti dal Pd ariccino sono tre facciamo presente che in realtà, un bel po’ prima dell’ex presidente Sallustio, di Ermini e Tomasi, era passato all’opposizione il consigliere Augusto Di Felice. Quindi, sono ben quattro su sei coloro che hanno abbandonato il partito di Renzi (alleato di Verdini e Alfano) e Cianfanelli, cosa che avrebbe dovuto far riflettere quest’ultimo ed evitare di farsi mandare a casa con l’aiuto di un notaio prendendo atto della realtà e dimettendosi, così come gli era stato fatto capire nell’ultimo consiglio comunale, ma si sa: l’attaccamento alla poltrona può essere fatale.

Alcuni giornalisti, poi, incancreniti su vecchi schemi mentali, visto che l’ex maggioranza ariccina avrebbe dovuto essere di sinistra, appunto la sinistra che fa riferimento a Renzi-Verdini-Alfano(!), senza riflettere troppo definiscono, in contrapposizione a questa, la colazione, in realtà totalmente di liste civiche e che fa capo a Roberto Di Felice, di centrodestra, dimostrando davvero poca attenzione (se non cattiva fede) per le vicende politiche della città.
Immaginiamo che destra e centro destra si presenteranno alle prossime elezioni con i loro candidati, ben distinti dalla più ampia coalizione (totalmente svincolata dai partiti) che abbia mai visto Ariccia: quella di Roberto Di Felice.

Del resto, destra e sinistra sono categorie che appassionano sempre meno i cittadini che ormai non riescono più ad identificarvisi. E chi può dire che il Pd, l’alleato di Verdini e Alfano, sia di Sinistra!? E la Destra cos’è se non un miscuglio di componenti variegate, da Forza Italia alla Lega e Fratelli d’Italia, partiti che hanno accolto negli anni personaggi eterogenei e poco limpidi. Senza contare, poi, che i partiti italiani sono anche il risultato delle continue migrazioni di soggetti, all’interno del parlamento: 235 i parlamentari che hanno cambiato casacca in quest’ultima legislatura (governi letta e Renzi). Un’usanza davvero disdicevole!

Tutta questa confusione, squallidi giochi di potere, si riflette anche a livello locale e nei piccoli centri. Ariccia non fa eccezione.

Mentre su manifesti, su giornali, su siti web e sui social assistiamo a liti e discussioni fra coloro che componevano la coalizione, e chi giustamente l’ha lasciata per i motivi chiaramente denunciati sui mezzi d’informazione, i cittadini iniziano a capire come dovranno comportarsi alle prossime elezioni amministrative dove, le vecchie forze politiche proveranno ancora una volta ad imporsi sulla città.  Non ci riusciranno!

Fortunatamente, anche grazie ad un’informazione meno ufficiale ma più capillare, il passa parola, anche quello del web, le persone si stanno rendendo conto che è ora di dire basta. Ariccia non deve più essere soggetta a decisioni e accordi sottobanco che avvengono in “stanze  lontane”. Gli ariccini vogliono autodeterminarsi, vogliono poter scegliere loro stessi, senza influenze e imposizioni esterne, il proprio destino e come amministrare il territorio. Ad Ariccia non c’è proprio più spazio per squallidi giochi di potere. Allora basta ai vecchi personaggi che hanno manovrato i fili di un paese che può benissimo muoversi da solo.
 


Chi più di ogni altro oggi rappresenta questa voglia di autodeterminazione della città è Roberto Di Felice che, completamente svincolato da ogni forza politica ed extra ariccina, dalla così detta sinistra o della così detta destra, ha raccolto intorno a sé una vasta coalizione di liste tutte civiche, unendo personalità completamente nuove e giovani ad altre con maggiore esperienza, anche amministrativa.

domenica 28 febbraio 2016

ARICCIA PAESE DIVISO

Ariccia è un paese diviso in più parti: c’è il Centro storico, c’è Monte Gentile, ci sta Villa Ferrajoli, Galloro, Ramo D’Oro, la zona industriale, Vallericcia, Fontana, Piani di Santa Maria, Nocchienti. Nel corso degli ultimi decenni le varie amministrazioni che si sono succedute (ben quattro hanno visto sindaco Emilio Cianfanelli più una breve interruzione con Vittorioso Frappelli) poco o nulla si sono adoperate per fare di quest’agglomerato una vera città. I cittadini hanno la netta sensazione di sentirsi isolati e frammentati e, nonostante il titolo di città conferito ad Ariccia dal Presidente della Repubblica, agli ariccini sembra manchi il senso di comunità e di appartenenza, demerito di chi pare abbia amministrato troppo a lungo seguendo il mal celato motto “dividi et impera”. Si badi bene che la parola “impera” rende benissimo il senso della realtà delle cose.

Alle divisioni di cui abbiamo appena detto si sommano altre divisioni ancora più profonde fra figli e figliastri di un modo di fare politica e amministrare la cosa pubblica che invece di unire separa tra “buoni” e “cattivi”, tra “fedeli” e “infedeli”, tra coloro che possono beneficiare di perimetrazioni che sanano situazioni di abusivismo e coloro che rischiano seriamente di veder abbattere la propria casa.
 Ai “privilegiati”, agli “amici”, ai “fortunati” sono stati contrapposti tutti gli altri: quelli che dissentono, quelli che non sono d’accordo, quelli che la pensano in modo diverso. È una divisione che vede la sua massima espressione nelle spese legali pro capite che quest’amministrazione ha affrontato e che sono fra le più alte delle amministrazioni dei Castelli Romani e spesso proprio per andare contro i suoi stessi cittadini.

Ariccia è poi divisa (ma questa volta nel senso di separata) dal resto del territorio che la circonda. Strade interrotte per anni, mal ridotte e mai ben curate; un ponte che avrebbe dovuto essere oggetto di manutenzione e che invece è stato trascurato per decenni, portandolo alla sua per ora parziale chiusura e probabilmente, prima o poi, alla chiusura completa; i mezzi del Cotral che non passano più per il centro storico, privando tantissimi cittadini della possibilità di muoversi agevolmente con i mezzi pubblici; una stazione ferroviaria, quella di Cancelliera, praticamente dimenticata, dove invece si sarebbe dovuto provvedere a collegarla il più possibile e renderla più appetibile.

Di fronte a queste divisioni, e a tante altre sotto gli occhi di tutti, non poteva che avvenire, meglio tardi che mai, una divisione anche nel partito politico che maggiormente sosteneva l’ultima giunta Cianfanellli, il Partito Democratico. E così, per primo Augusto Di Felice, ormai molti mesi fa, e negli ultimi tempi la Presidente del Consiglio Comunale Luisa Sallustio e i consiglieri Emilio Tomasi e Paolo Ermini hanno sancito la rottura con questa amministrazione, prima dimettendosi dal partito e poi, con l’esclusione della Sallustio, firmando di fronte ad un notaio, la sfiducia verso l’ormai ex sindaco Cianfanelli.

In questi giorni, fino alle prossime elezioni, Ariccia è governata dal commissario prefettizio Nicola Di Matteo e l’ex primo cittadino continua, dalla tribuna del web, nella sua opera di divisione fra “buoni e cattivi” per cui i buoni sono coloro che gli rimangono fedeli fino all’ultimo e i cattivi quei consiglieri che a suo dire “si fanno eleggere solo per sfiduciare il sindaco quando non gli da più retta”. Frase offensiva, questa, apparsa come sua dichiarazione in un articolo dal titolo che è tutto un programma:  La tempra di Cianfanelli: “Scriverò a Renzi, il commissariamento è pericoloso”. visibile a questo indirizzo (http://www.castellinotizie.it/2016/02/26/ariccia-la-tempra-di-cianfanelli-scrivero-a-renzi-il-commissariamento-e-pericoloso/)    e nel quale riesce anche a dire che l’agire dei consiglieri avrebbe consentito di “mandare al governo persone pericolosissime, non elette dal popolo”. Chissà se il commissario prefettizio Nicola Di Matteo sa di essere tanto pericoloso!?! Di questa situazione, continua Cianfanelli nell’articolo, scriverà al Presidente del Consiglio Renzi (facendo finta di dimenticare che anche Renzi non è stato scelto dal popolo) perché a suo dire “bisogna abolire le Prefetture così come l’election day. Non è possibile tenere commissariata per troppo tempo un’istituzione”. E qui L’ex sindaco ha operato una divisione in se stesso, dimenticando che quando contribuì lui a far cadere un sindaco, Vittorioso Frappelli, certo non parlò in questi termini ma anzi il commissariamento, che durò per circa dieci mesi, era allora per Cianfanelli un bene e non un pericolo per Ariccia.


Chi, alle prossime elezioni amministrative di questa città così divisa, dovesse vincere avrà l’incombenza di ricucire tutte le fratture che si sono create in questi lunghi anni e riportare nei cittadini la fiducia in chi è stato eletto sindaco per essere sindaco di tutti, realmente di tutti, anche di chi ha idee diverse. Sarà suo compito, ed onore, costruire ponti ideali, nella città del Ponte Monumentale (ed interrotto), tra chi amministra e chi è amministrato, tra la città e il territorio, eliminando ogni dannosa divisione.

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