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martedì 19 aprile 2016

Larga coalizione a sostegno della candidatura di Flavio Gabbarini

Accanto al Sindaco ci saranno il Partito democratico, i Comunisti italiani, Sinistra per Genzano e le liste civiche Città futura e Genzano Adesso

Il Partito democratico, i Comunisti italiani, le liste civiche Città futura e Genzano Adesso e la lista Sinistra per Genzano, formata da Sel, Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, Verdi e con la partecipazione delle associazioni Calt e Sinistra Lavoro, in un documento congiunto hanno manifestato il loro sostegno alla candidatura a sindaco di Flavio Gabbarini alle elezioni amministrative del 5 giugno 2016, “nella continuità dell’azione amministrativa svolta nell’attuale consiliatura, caratterizzata dall’onestà e dal buon governo nel rispetto dei principi di trasparenza, legalità, tutela dell’ambiente e del territorio, in difesa delle politiche sociali e con un’importante riqualificazione dell’offerta culturale”.


“Ci tengo a ringraziare per la fiducia accordatami tutti coloro che hanno espresso il sostegno alla mia ricandidatura  – ha detto Flavio Gabbarini –. Mi fa piacere sapere che oggi c’è una coalizione molto più ampia rispetto a quella di cinque anni fa e un Partito democratico unito dopo la consultazione delle primarie. In questa consiliatura abbiamo fatto molto per il cambiamento e rilancio della nostra città, ma con una coalizione così ampia e coesa sono convinto che potremo lavorare ancora di più e meglio”.

giovedì 17 marzo 2016

Intorno a Roberto di Felice una vasta coalizione di liste civiche svincolate da sorpassate logiche di partito

Promemoria per giornalisti un po’ distratti.
 Ci rendiamo conto che le vicende di Ariccia possono apparite un po’ ingarbugliate ma se si fa un briciolo di attenzione si potrebbe evitare di cadere in imprecisioni più o meno fastidiose.
Per coloro che continuano a scrivere che i fuoriusciti dal Pd ariccino sono tre facciamo presente che in realtà, un bel po’ prima dell’ex presidente Sallustio, di Ermini e Tomasi, era passato all’opposizione il consigliere Augusto Di Felice. Quindi, sono ben quattro su sei coloro che hanno abbandonato il partito di Renzi (alleato di Verdini e Alfano) e Cianfanelli, cosa che avrebbe dovuto far riflettere quest’ultimo ed evitare di farsi mandare a casa con l’aiuto di un notaio prendendo atto della realtà e dimettendosi, così come gli era stato fatto capire nell’ultimo consiglio comunale, ma si sa: l’attaccamento alla poltrona può essere fatale.

Alcuni giornalisti, poi, incancreniti su vecchi schemi mentali, visto che l’ex maggioranza ariccina avrebbe dovuto essere di sinistra, appunto la sinistra che fa riferimento a Renzi-Verdini-Alfano(!), senza riflettere troppo definiscono, in contrapposizione a questa, la colazione, in realtà totalmente di liste civiche e che fa capo a Roberto Di Felice, di centrodestra, dimostrando davvero poca attenzione (se non cattiva fede) per le vicende politiche della città.
Immaginiamo che destra e centro destra si presenteranno alle prossime elezioni con i loro candidati, ben distinti dalla più ampia coalizione (totalmente svincolata dai partiti) che abbia mai visto Ariccia: quella di Roberto Di Felice.

Del resto, destra e sinistra sono categorie che appassionano sempre meno i cittadini che ormai non riescono più ad identificarvisi. E chi può dire che il Pd, l’alleato di Verdini e Alfano, sia di Sinistra!? E la Destra cos’è se non un miscuglio di componenti variegate, da Forza Italia alla Lega e Fratelli d’Italia, partiti che hanno accolto negli anni personaggi eterogenei e poco limpidi. Senza contare, poi, che i partiti italiani sono anche il risultato delle continue migrazioni di soggetti, all’interno del parlamento: 235 i parlamentari che hanno cambiato casacca in quest’ultima legislatura (governi letta e Renzi). Un’usanza davvero disdicevole!

Tutta questa confusione, squallidi giochi di potere, si riflette anche a livello locale e nei piccoli centri. Ariccia non fa eccezione.

Mentre su manifesti, su giornali, su siti web e sui social assistiamo a liti e discussioni fra coloro che componevano la coalizione, e chi giustamente l’ha lasciata per i motivi chiaramente denunciati sui mezzi d’informazione, i cittadini iniziano a capire come dovranno comportarsi alle prossime elezioni amministrative dove, le vecchie forze politiche proveranno ancora una volta ad imporsi sulla città.  Non ci riusciranno!

Fortunatamente, anche grazie ad un’informazione meno ufficiale ma più capillare, il passa parola, anche quello del web, le persone si stanno rendendo conto che è ora di dire basta. Ariccia non deve più essere soggetta a decisioni e accordi sottobanco che avvengono in “stanze  lontane”. Gli ariccini vogliono autodeterminarsi, vogliono poter scegliere loro stessi, senza influenze e imposizioni esterne, il proprio destino e come amministrare il territorio. Ad Ariccia non c’è proprio più spazio per squallidi giochi di potere. Allora basta ai vecchi personaggi che hanno manovrato i fili di un paese che può benissimo muoversi da solo.
 


Chi più di ogni altro oggi rappresenta questa voglia di autodeterminazione della città è Roberto Di Felice che, completamente svincolato da ogni forza politica ed extra ariccina, dalla così detta sinistra o della così detta destra, ha raccolto intorno a sé una vasta coalizione di liste tutte civiche, unendo personalità completamente nuove e giovani ad altre con maggiore esperienza, anche amministrativa.

mercoledì 28 maggio 2014

Dopo elezioni. Analisi dei risultati elettorali del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico

Il voto europeo ha disegnato un inedito assetto politico per il paese. Sul Movimento 5 Stelle si erano create forti aspettative per un risultato che, se pure non avesse superato quello del Partito Democratico, si sarebbe comunque avvicinato ad esso ad una di stanza almeno di 2/3 punti percentuale.  Questo non è avvenuto, il M5S si è fermato al 21,18% mentre il PD ha sfondato il 40%.
Com’è stato possibile ciò? Cos’ha portato così in alto il PD e cos’ha fermato l’ascesa del M5S, che comunque rimane la seconda forza politica del paese, distaccando la terza, Forza Italia, di 5 punti percentuale?
Del seno di poi son piene le fosse, diceva mia nonna con anziana saggezza, ed ora ogni ragionamento appare plausibile tutti son bravi a vedere gli errori di Grillo.
Ma quali errori avrebbe poi commesso il leader del Movimento: ha urlato troppo? Ha alzato i toni? È stato irriverente? Ha spaventato l’elettorato moderato?... Ma gli altri che toni hanno avuto nei confronti del M5S? Da quando i cittadini pentastelllati sono entrati in parlamento tutte le forze politiche e grandissima parte della stampa non ha fatto altro che cercare in tutti i modi di delegittimarli ritraendoli come giovani incompetenti e un po’ scapestrati.  Hanno detto: “Non hanno esperienza”. “Sono maleducati”. “Non rispettano le regole”. Il giornalista Augias in una trasmissione su La7, subito dopo un’intervista al deputato Di Battista, dove la Bignardi è riuscita a dare il peggio di se, ha evocato nei confronti di Grillo e del Movimento, idee di squadrismo e di fascismo. La presidente della Camera, in una trasmissione su Rai Tre ha definito chi frequenta il blog di Grillo potenziali stupratori e, in fine, in campagna elettorale, ad un’ipotetica vittoria di Grillo sono state associate idee di dittatura e violenza. Il top l’ha poi raggiunto il condannato Berlusconi che ha detto che Beppe Grillo è della stessa razza di Stalin o Hitler e l’ha etichettato come assassino! …Chi è che avrebbe alzato i toni?!

Se qualcuno avesse voluto conoscere la vera faccia del Movimento 5 Stelle non avrebbe dovuto fare altro che andare in piazza, in uno dei tantissimi appuntamenti con gli attivisti e i parlamentari, o con Grillo stesso, e respirare l’aria di novità, di pulito, di onestà, di non violenza che c’è in questi grandi appuntamenti pubblici, le agorà, unico luogo dove gli attivisti possono esprimersi e parlare con la gente senza l’intermediazione di una stampa in gran parte viziata e di parte.
Tv e giornali hanno spinto al massimo per cercare di demolire l’immagine di un movimento serio e onesto, anche riportando notizie false. L’ultima sul finire della campagna elettorale, quella sulla mensa nelle scuole di Pomezia, comune amministrato da Fucci, sindaco pentastellato, dicendo che l’amministrazione aveva discriminato fra bambini ricchi e poveri proponendo due menù, a 4,40 euro con merendina e 4,00 senza merendina. Falso. Questi erano i prezzi per l’amministrazione: i bambini provenienti da famiglie con difficoltà economiche avrebbero potuto avere la mensa a 50 centesimi o 55 con la merendina, così come chi ha un reddito buono può scegliere un menù con merendina, oppure senza, ai prezzi suddetti (4 o 4,40).  E, guarda un po’, uno dei pochi comuni dove il M5S ha tenuto è proprio Pomezia: li la verità la conoscono e sanno come governa il Movimento.

Oggi il M5S appare sconfitto, e lo è, perché è passato da un 25,6% delle precedenti elezioni politiche al risultato delle Europee con 21,18% ovvero si è defilato tutto quel voto di protesta, privo di reale consapevolezza o voglia di partecipazione alla vita politica e sociale della nazione, a cominciare dal proprio territorio, dalla propria città, dal proprio quartiere, persone in buona parte che neanche sono andate a votare.

Sta di fatto che nei luoghi dove la partecipazione cittadina è particolarmente attiva nelle lotte per la salvaguardia  dell’ambiente, per esempio, i risultati per il Movimento sono stati migliori. Penso al mio di territorio, ai Castelli Romani, dove i cittadini si sono attivati in movimenti civici contro un inceneritore, contro l’espandersi di una discarica puzzolente, contro la cementificazione. Qui il Movimento ha avuto risultati superiori alla media nazionale.

Ma da dove giungono tutti i voti che ha preso il Pd? A questa domanda può contribuire a dare una risposta seria L’Istituto Cattaneo, specializzato nell’analizzare i flussi elettorali: Pochi i salti di campo fra sinistra e destra
Il successo di Renzi determinato dallo sfaldamento di Scelta civica e dal ruolo giocato dall’astensione
Il primo flusso di voti dominante è quello da Scelta civica al Partito democratico. Assistiamo a uno svuotamento dell’area della coalizione, che faceva capo a Mario Monti nel 2013, a quasi totale favore del Pd. Si tratta di flussi fortissimi nel Nord: a Torino, Brescia, Padova, Venezia oltre 5 punti percentuali di elettorato (che equivalgono a quasi il doppio in % su voti validi) si sono spostati da Monti a Renzi; quasi altrettanto forte è il flusso a Genova. Stessa tendenza a Parma, solo lievemente più modesta a Bologna e Firenze. Di intensità più moderata, ma comunque sempre rilevante nelle città del Sud studiate, Pescara, Catania e Palermo.

Il secondo flusso altrettanto chiaro ed evidente è quello che conduce voti dal Movimento 5 stelle all’astensione. Nel Nord è molto marcato a Torino, Genova e Venezia, più attenuato ma sempre ben evidente a Brescia, assente solo a Padova. Nelle regioni «rosse» è marcatissimo a Parma (si noti: 10,7% di elettori si spostano da M5s verso il non-voto nella città di Pizzarotti), assai evidente a Bologna e Firenze. E’ presente anche nel Sud, meno a Pescara, fortissimo in Sicilia (Catania e Palermo). …

 Quindi un ruolo importante è stato giocato dallo sfaldamento del partito fondato da Monti, mentre è soprattutto la bassa affluenza elettorale che ha influenzato il risultato del M5S.

Ora il futuro dei prossimi assetti politici è in gran parte nelle mani del Partito Democratico e del suo segretario Matteo Renzi che fino ad ora si è sostanzialmente alimentato di promesse e proclami. Quella degli 80 euro in busta paga in primis. 80 euro che arriveranno finché ci saranno le coperture economiche a garantirli. Sta di fatto che il Pd, che oggi si fa maestro e prodigo di insegnamenti sul perché i pentastellati non hanno vinto, è comunque e sempre lo stesso partito che non ha rinunciato ai rimborsi elettorali, che non ha diminuito lo stipendio ai propri parlamentari o consiglieri regionali, che non ha di fatto abolito le provincie. È ancora il partito degli F35, dei soldi alle banche; di Greganti implicato nello scandalo Expò e degli eletti inquisiti dalla magistratura (vedi caso Genovese). È il partito dei compromessi per governare ad ogni costo e delle alleanze con la destra, delle larghe (basse) intese, è il partito che fa una legge elettorale fuori dal parlamento con il condannato Berlusconi al il solo scopo di eliminare l’unico avversario valido e temibile: il Movimento 5 Stelle. È il partito di Renzi, condannato in primo grado dalla Corte dei Conti (vedi http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/renzi-promette-bene-condannato-dalla-corte-dei-conti-ha-dissanguato-le-casse-della-provincia-66003.htm ), che disse che non avrebbe mai governato senza prima passare per le urne, che disse all’“amico” Letta “stai sereno” e poi gli tolse la sedia da Primo Ministro.


Il tempo, a questo punto, gioca a favore del M5S che, con i suoi eletti e con i suoi attivisti, continuerà, nelle Aule solenni, come nelle piazze, a denunciare i comportamenti di una classe politica che persevera ad essere casta e a favore dei potenti più che della gente comune.  E c’è un’altra cosa: oggi il Movimento non parte più da zero ma da una base forte e sostanziosa: è la seconda forza politica italiana, una forza che ha commesso errori, specie di comunicazione ma che li sta analizzando, e che comunque rimane dalla parte dei cittadini e dell’ambiente, sempre e comunque in modo chiaro, senza compromessi e mai violento. Informarsi (davvero) per credere.

Fabio Ascani

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...