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martedì 11 febbraio 2020

Sviluppo sostenibile. La fragilità della Terra vista dallo Spazio

Accade che l'uomo per soddisfare i propri bisogni modifichi l'ambiente nel quale vive, impatta sul pianeta lasciando un’impronta che può essere più o meno profonda. 

Secondo un concetto ormai condiviso, lo sviluppo sostenibile è quello in cui la crescita non mettere in pericolo la salute del pianeta e di tutte le specie che vi abitano salvaguardando le possibilità delle generazioni future di crescere anch’esse e di vivere in un mondo sano.
L’impronta che oggi l’umnità imprime sulla terra è pesantissima, eppure dovrebbe essere di tutti la consapevolezza che il Pianeta Azzurro, nella sua grandezza e forza, soffre il continuo “attacco” delle attività umane.

Luca Parmitano, primo italiano al comando della Stazione Spaziale Internazionale, è rientrato da pochi giorni dallo spazio, dove, all’interno della stazione orbitante poteva vedere e fotografare la terra. Queste alcune sue toccanti parole alla conferenza stampa a Colonia di rientro dalla missione Beyond: Pensi di conoscere il pianeta, poi lo vedi da lontano e ti rendi conto che è un sistema vivente. Le nuvole che si muovono con il vento sono il suo respiro, l'acqua dei fiumi e degli oceani è il suo sangue. Dalla quota di 440 chilometri vediamo la fragilità del nostro pianeta e ci rendiamo conto che l'atmosfera è davvero sottile. Da lassù ho visto uragani di intensità notevole, come quelli che hanno colpito le Bahamas e Puerto Rico; ho visto anche i fuochi delle foreste amazzoniche, quelli dell'Africa e da settembre a gennaio ho fotografato i fuochi che hanno tinto di rosso l'AustraliaMa l'elemento più fragile siamo noi – ha aggiunto Parmitano - perché la vita continuerà ben oltre la capacità dell'uomo di superare i danni che sta causando. La vita continuerà, ma non è detto che ci sia ancora l'uomo: se vogliamo esserci è il momento di agire.

Forse tutti dovrebbero dare uno sguardo al nostro pianeta come possono fare gli astronauti per renderci conto che dobbiamo alleggerire la nostra impronta su di esso. La nostra unica casa, la Terra, merita maggiore rispetto e cura. Non capirlo è semplicemente da pazzi. 

Se pure non possiamo andare nello spazio ad ammirare la terra è sempre possibile guardare in diretta le immagini in HD riprese dalla Stazione Spaziale: basta seguire lo streaming qui sotto. Magari questo sguardo da lontano, paradossalmente, può farci sentire più vicini ad essa.

sabato 12 marzo 2016

La Fondazione Dani Di Giò assieme al S. Orsola di Bologna contro le infezioni ospedaliere

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Sono migliaia ogni anno le morti da infezioni ospedaliere, un numero variabile fra 1000 e oltre le 2000, una cifra che l’ISS e il Ministero della Salute non sono in grado di quantificare. E’ come se ogni 12 mesi scomparisse un paese di medie dimensioni con tutta la sua popolazione. Una strage silenziosa che potrebbe essere fermata con un semplice gesto, quello che ci hanno insegnato le nostre mamme: lavarsi le mani.
Se tutti gli operatori sanitari adottassero la buona pratica di igienizzare le mani con una soluzione alcolica prima di entrare in contatto con il paziente si ridurrebbe drasticamente il numero di infezioni correlate all’assistenza (ICA) che attualmente variano fra le 200 mila e le 400 mila per anno.
Una mano pulita salva la vita: è questo il claim che il Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna ha scelto per la sua campagna di prevenzione delle infezioni ospedaliere, campagna alla quale ha aderito entusiasticamente la Fondazione Dani di Giò.
Il S. Orsola, da sempre all’avanguardia nel controllo delle Ica, ha infatti scelto di partire dal nuovo Polo Cardio-Toraco-Vascolare, il Padiglione 23, fiore all’occhiello della prestigiosa istituzione bolognese, quale prima sede della campagna per l’igiene delle mani. Porte scorrevoli, ascensori, corridoi, sale d’aspetto, ambulatori, sala operatorie, bagni, porte, ambienti e pareti delle terapie intensive sono stati fregiati dalla livrea verde della campagna informativa.
Oltre alla parte informativa, si è fatto molto per la parte preventiva: ben 34 i pannelli informativi sono dotati di dispenser di soluzione idro-alcolica per consentire a tutti gli utenti, i pazienti, e personale sanitario di realizzarla.
Il team dedicato al controllo del rischio infettivo guidato dal dott. Fabio Tumietto ha, infatti, selezionato le aree che, descrivendo i percorsi all’interno del Padiglione, sono maggiorente visibili e più facilmente accessibili. Una presenza discreta ma capillare che renderà praticamente impossibile dimenticare a chiunque di compiere il gesto più importante.
La Fondazione Dani Di Giò -onlus, intitolata ad una giovane scomparsa a causa delle infezioni nosocomiali, che ha come obiettivo quello di promuovere la cultura dell’igiene nelle pratiche sanitarie, in questi anni ha collaborato con numerosi enti ed istituzioni che condividono lo stesso obiettivo.

“Puó sembrare strano di dover enunciare come primo requisito di un ospedale quello di non arrecare danno al malato.” (Florence Nightingale)
http://www.fondazionedanidigio.org | Fondazione Dani Di Giò – Onlus
scrivi@fondazionedanidigio.org | IBAN: IT 76 Y 05704 03219 000000 272500

Per 5 x Mille: codice fiscale 97777370582

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  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...