di Francesca Senna

Marie-Madaleine d'Aubray -L'avvelenatrice può essere
considerata l'antesignana della celebre Milady, la terribile nemica dei
moschettieri, con una grande passione per il veleno. La bella e affascinante
marchesa tentò di avvelenare, il padre, i fratelli, la sorella, una cameriera
e, secondo Dumas, anche diversi sconosciuti, che furono semplici cavie dei suoi
mortali rimedi, il tutto allo scopo di ottenere una eredità più cospicua e la
libertà di vivere separata dal marito, in compagnia del suo demoniaco amante.
Dumas non si accontenta certo di presentare ai suoi
lettori una storia morbosa, piena di dettagli truculenti e nemmeno di
descrivere la contessa di Brinvilliers come una donna odiosa e repellente; ha
tutta l'intenzione di farci amare la sua perfida marchesa, di farcela apparire
crudele e senza coscienza in un primo momento, al limite stesso della follia,
per poi farcela piangere e compatire nel momento della sua condanna, che
coincide anche con un assoluto e contrito pentimento.
La parte più rilevante de “L'avvelenatrice” è infatti
dedicata alla difficile conversione della fatale marchesa. Alla fine del
romanzo si è così partecipi del dolore di questa donna, che fino a qualche
pagina prima progettava addirittura di uccidere i suoi carcerieri.
La lingua obsoleta potrebbe in un primo momento
frenare ma, Dumas è sempre scorrevole e una volta addentrati nel racconto la
prosa risulterà naturale.