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mercoledì 8 agosto 2018

Un libro per caso – Storie di Mastro Francesco. Di Francesco Antonio Gisondi

di Fabio Ascani
Al mio primo vero Maestro

Non ricordo esattamente quale sia stato il primo libro che abbia letto da ragazzino, potrei sbagliarmi, ma sicuramente, se non il primo, Storie di Mastro Francesco è stato uno dei primissimi che ho letto tutto. E non è un caso, l’autore di questo piccolo capolavoro di letteratura per ragazzi è Francesco Antonio Gisondi, mio maestro in quarta e quinta elementare alla Giacomo Leopardi di Roma.
La prima volta che il maestro entrò in classe, classe numerosissima e chiassosa, eravamo abituati ad una maestrina anziana ed ora ci trovavamo di fronte quest’uomo che era preceduto dalla sua fama di persona severa e dura, con il vocione capace di far tremare le pareti delle classi, se solo lo si faceva arrabbiare! 
In realtà il maestro Gisondi era un uomo dolce e gentile che amava profondamente il suo lavoro e certamente non era un insegnate qualsiasi. Era un uomo con grande personalità, una mente vulcanica, una persona di spicco nel corpo insegnati di quei tempi: erano i primi anni ’70.
Ricordo moltissime cose del suo modo insegnare e forse ne parlerò in un altro articolo su un altro suo libro, infatti di libri ne scrisse diversi, non solo per ragazzi.

Le Storie di Mastro Francesco sono racconti molto brevi, perfetti per il livello di attenzione di un bambino di nove o dieci anni che narrano le avventure di un ciabattino ambulante in un paesino di provincia di un’Italia d’altri tempi, dove si sentiva la fame vera e dove gli espedienti erano arte del vivere quotidiano.
Mastro Francesco è un giovane uomo che ogni giorno deve “sudarsi il pane” e quando il lavoro non basta fa uso della sua scaltrezza, della sua fantasia e della sua notevole furbizia. Così, come una sorta di Bertoldo, riesce sempre a far fessi ricchi commercianti, uomini potenti ed anche un tiranno, un uomo politico di cui non si fa il nome ma che assomiglia tanto ad un certo duce. Tutto questo riuscendo sempre a cavarsela senza mai svendere la propria libertà e dignità.

È stato davvero un piacere rileggere questo libro dopo circa 45 anni dalla prima volta che lo ebbi tra le mani, allora bambino scettico e un po’ svogliato che invece in quella lettura trovò una prima scintilla per un fuoco che ancora vivacemente arde: il piacere di leggere.

Storie di Mastro Francesco è semplice e divertente, ma sicuramente ormai un libro difficile da trovare (forse on line), certo uno scrigno ricco di sorprese, in grado di far sorridere i bambini come gli adulti.

lunedì 9 luglio 2018

Un libro per caso – L’ARTE DI FARE LO ZAINO di Andrea Mattei

di Fabio Ascani

C’è un libro che è uscito già da un po’ di mesi e che ho acquistato a pochi giorni dalla sua pubblicazione. Non poteva essere altrimenti. Si tratta di L’arte di fare lo zaino, di Andrea Mattei.
Andrea non è semplicemente uno scrittore, un giornalista caporedattore alla Gazzetta dello Sport, un camminatore, viandante alla riscoperta delle vie antiche e moderne del nostro Paese, Andrea è soprattutto un grandissimo amico con il quale ho condiviso anni di scuola, vacanze, partite di calcio, progetti fantasmagorici, e anche qualche primissimo cammino, più o meno improvvisato, con in spalla zaini dalle impalcature in alluminio (il mio era arancione il suo rosso) sotto il sole cocente delle montagne d’Abruzzo in estate e poi anche in auto-stop in giro per l’Italia. Accadeva oltre 30 anni fa.

L’arte di fare lo zaino inizia con una citazione molto bella: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose di cui può fare a meno” di Thoreau. Ecco, saper preparare uno zaino a regola d’arte, per farne un compagno non ingombrante di viaggio, è soprattutto “arte del togliere”, dell’alleggerire senza però dimenticare di lasciare l’essenziale.  È arte di scegliere cosa avere con se. 
E se  alcuni oggetti suggeriti da Andrea Mattei possono essere sorprendenti come la spilla da balia, la lente di Fresner o i tappi per le orecchie e altri meno, come il Gps, o il sapone di Marsiglia, utile sia per i panni che per farsi la doccia, ciò che conta davvero è che questo bagaglio a spalla, ormai tecnico e leggero, di cui viene riportata storia ed evoluzione, sia uno strumento funzionale: risorsa e non zavorra.

La lettura del libro si compie con piacevolezza, passo dopo passo alla scoperta di idee e riflessioni per compiere in leggerezza il nostro cammino. Eppure questo non è un manuale con regole rigide su come preparare lo zaino, è piuttosto una riflessione sull’andare, sul porre un piede davanti ad un altro nella consapevolezza che tutto ciò che portiamo con noi peserà sulle nostre spalle sempre, per ogni metro, per ogni passo del nostro percorso. Una metafora della vita stessa.
L’arte di fare lo zaino non è soltanto una lettura piacevole per appassionati, è un libro che induce con leggerezza a riflettere sulla vita stessa: il cammino dei cammini.



mercoledì 4 aprile 2018

Un libro per caso - La Relatività e il Signor Robinson di C. W. W.

                                                                                   di Fabio Ascani

Alle volte un certo tipo di saggistica divulgativa rischia di cadere nel racconto banale e noioso di questioni che invece avrebbero bisogno di maggior cura per poter essere comprese. Per scrivere un buon libro divulgativo, che sia di carattere scientifico o storico umanistico, occorre grande maestria e reale approfondita conoscenza della materia che si vuole trattare. Se poi a tutto questo si aggiunge una buona scrittura e una bella dose di umorismo tutto diventa più semplice e un libro può divenire di successo.
La letteratura di divulgazione scientifica, è relativamente recente. Nata qualche decennio fa, ben prima dei grandi divulgatori televisivi e piacevoli scrittori quali Piero e Alberto Angela, si può far coincidere il suo su affermarsi con un libriccino che in anni passati ebbe un notevolissimo successo ma che ancora oggi è perfetto per coloro che volessero avventurarsi in ragionamenti di fisica. Sto parlando di LA RELATIVITÀ E IL SIGNOR ROBINSON.
Si tratta di un volumetto agile e piacevole dove, con l’artificio del dialogo, si ragiona di teoria della relatività. E così ci si ritrova impegnati in ragionamenti insoliti ad immaginare un mondo unidimensionale o bidimensionale e a teorizzare che se pure esistessero mondi a più dimensioni noi non potremmo neanche immaginarli, proprio come un ipotetico essere bidimensionale, un “duopesce” per esempio, non potrebbe immaginare un mondo tridimensionale e magari l’esistenza di un essere meraviglioso come una farfalla! E noi non potremo mai immaginare esseri bellissimi di un mondo con più dimensioni del nostro, ma possiamo suppporre che modi a più dimensioni posano esistere pur non rientrando nelle nostre possibilità di comprensione.
E poi i ragionamenti su tempo e spazio, paragonando l’universo in movimento a persone su una scala mobile. Ed essendo noi in un universo fatto di pianeti in movimento come possiamo esser certi delle nostre misurazioni? “Distanza e tempo sono valori “reali”; e abbiamo ammesso che essi sono differenti a seconda dei differenti osservatori, e che anche due avvenimenti simultanei per un osservatore possono non esserlo per un altro”.
Il libro è semplice, pur non semplicissimo, e non scade mai nella banalità. Una lettura perfetta per persone curiose.

mercoledì 31 gennaio 2018

Un libro per caso – Elogio della Follia. Di Erasmo da Rotterdam

di Fabio Ascani

Lessi questo libro negli anni del liceo e poi all’università e qualche giorno fa mi è ricapitato fra le mani. Elogio della Follia è un gioco, un saggio, un’opera divertente e seria, uno sguardo ironico e filosofico sull’umanità.

 Ho fatto sì l'elogio della Follia, ma non certo da folle, scriveva Erasmo da Rotterdam nellintroduzione, in realtà una vera dedica al suo autorevole amico Tommaso Moro, presentando in questo modo la sua opera più famosa, scritta in latino nel 1508.

La follia è una donna, una dea, o meglio, viene rappresentata come tale e, parlando in prima persona, fa lelogio di se stessa come se stesse rivolgendosi ad una folta assemblea.

La follia, tanto per cominciare”, parla dell’infanzia dell’uomo, quando la ragione ancora non ha preso il sopravvento, e che tanto assomiglia ad un periodo della vita un po’ folle. L’inconsapevolezza dei neonati li rende gradevoli e ci induce ad abbracciarli, coccolarli, proteggerli. Ma anche i bambini e l’adolescenza che segue l’infanzia: “quanto piace a tutti, quale sincero trasporto suscita, quali amorevoli cure riceve, con quanta bontà tutti le tendono una mano!”.

I tratti della follia hanno il pregio di rallegrare la vita degli uomini tanto che senza di essa che ci venga in soccorso la vita sarebbe insopportabile e quasi non meriterebbe più di essere chiamata vita.

Così, paragonati a coloro che sanno essere folli e veri geni di questo mondo, gli uomini austeri, dediti a studi filosofici, o impegnati in faccende serie e difficili, in genere sono già vecchi prima di essere stati davvero giovani, e questo per le preoccupazioni e per il costante e teso dibattito mentale, che un po' alla volta esaurisce gli spiriti e la linfa vitale.

E con la scusa di elogiare se stessa la Follia parla degli uomini e li prende un po’ in giro, come quando dice: “Insomma, se, come una volta Menippo dalla Luna, potessimo contemplare dall'alto gli uomini nel loro agitarsi senza fine, crederemmo di vedere uno sciame di mosche e di zanzare in contrasto fra loro, intente a combattersi, a tendersi tranelli, a rapinarsi a vicenda, a scherzare, a giocare, nell'atto di nascere, di cadere, di morire. Si stenta a credere che razza di terremoti e di tragedie può provocare un animaletto così piccino e destinato a vita così breve. Infatti, di tanto in tanto, un'ondata anche non grave di guerra o di pestilenza ne colpisce e ne distrugge migliaia e migliaia.


La Divina Follia, elogiando se stessa ci fa riflettere su di noi, su ciò che siamo, sul nostro agire. L’elogio è un piccolo libro scritto oltre 500 anni fa e ancora attuale; una vera miniera di citazioni e aforismi per pubblicitari ed “esperti di comunicazione”, come quelli che pensarono un fortunato spot per l’Alfa Romeo in cui la voce narrate, sullo sfondo di immagini “cinematografiche” forti e coinvolgenti diceva: Osservate con quanta provvidenza, la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere nel mondo un pizzico di follia, infuse nell'uomo più passione che ragione, perché fosse tutto meno triste. Se i mortali si guardassero da qualsiasi relazione con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. La vita umana non è nient'altro che un gioco della follia. 

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...