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lunedì 15 dicembre 2014

R P P I : riflessione politica poco ironica 15 12 '14

Si lamenta e alza la voce ma alla fine la "sinistra del Pd" sempre li resta e nulla cambia, con segretariopresidentedelconsiglio che parla di "gufismo di ritorno"?

Per fortuna che ci sono i patti e fra questi il Patto del Nazzareno dove uno, Renzi, sostiene che in esso non ci sono accordi sul Quirinale e l'altro, Berlusconi, dice il contrario. Da che parte sta la verità?

La verità, mi sembra assai probabile, è oltre certi personaggi e mi stupisce quanti ancora non se ne accorgano.
secondoserafico

giovedì 31 luglio 2014

Le strampalate stime

 Stime riviste al ribasso”. È questa la formula che più delle altre pare caratterizzare gli ultimi mesi.
È sempre più frequente infatti leggere di anticipazioni tradotte in numeri che, puntualmente, qualche settimana dopo vengono smentiti dalla triste realtà che continua a contraddistinguere il nostro Paese.
Il caso più eclatante riguarda direttamente il Prodotto Interno Lordo, per l’ennesima volta clamorosamente sovrastimato da praticamente tutti gli uffici studi che si erano avventurati in quello che, ormai, sembra esser diventato compito alquanto ardito: prevedere.
Assai di recente difatti si è vista costretta a correggersi Bankitalia, tagliando le stime del Pil per il 2014 da +0,7% a +0,2%, accompagnata dal centro studi di Confindustria. In linea con Palazzo Koch anche il Fondo Monetario Internazionale, che attesta le proprie aspettative su un non più rincuorante +0,3% (rispetto al precedente +0,6%).
Unico a mantenere la propria posizione originaria (per il momento) è il Governo, fedele al +0,8% messo nero su bianco nel Def dello scorso aprile che, tuttavia, già incorporava una revisione al ribasso della previsione contenuta nel pregresso Documento Programmatico di Bilancio di ottobre (+1,1%). “Per il momento” appunto, specialmente stando alle ultime dichiarazioni del Premier che lasciano intendere un nuovo, repentino dietro front.
Statistiche alla mano ed osservando il trend delle correzioni “negative” apportate di volta in volta, il presentimento che alla fine del 2014 i dati reali possano certificare l’imbarazzante crescita “zero” non è poi così azzardato e, a sostegno di un pronostico tanto allarmante, interviene lo “storico” di questi ultimi anni, troppo spesso contrassegnati da promesse rivelatesi alla fine l’ombra di se stesse.
Alcuni esempi? Si parlava di ripresa già nel 2009, quando Confindustria ammetteva sì il periodo di recessione, ma preannunciava un’immediata inversione di tendenza che, puntualmente, non si è verificata.
Non da meno il Governo Berlusconi, che ad un solo anno di distanza assicurava l’uscita dal tunnel puntando sul ritrovato ottimismo degli italiani, fatto salvo il ritrovarsi di lì a dodici mesi a dover scommettere nuovamente su una fantomatica rinascita in occasione dell’anno successivo.
Sarà poi la volta di Draghi, convinto nel preconizzare una “ripresa graduale” per il 2012, cui farà seguito il Premier Monti, costretto dai risultati a spostare l’asticella un anno in avanti (2013).
In tempi non sospetti è stato invece Enrico Letta ad aggregarsi ai suoi predecessori, parlando nientemeno di “tempesta finita” in vista del 2014.
Niente di tutto ciò si è verificato. Anzi. Non solo l’auspicata crescita non ha avuto luogo, ma addirittura tra un annuncio e l’altro si è registrato un lento ma inesorabile peggioramento della situazione immediatamente precedente. Sintetizzando: l’Italia, dal periodo pre-crisi ad oggi, ha perso ben oltre sette punti di Pil.
In virtù di tale tendenza, in virtù di stime che vengono continuamente corrette al ribasso, in virtù dell’allarme lanciato da Bankitalia che intravede la necessità di reperire almeno 14 miliardi per il 2015 soltanto per mantenere la promessa di rendere strutturale il bonus di 80 euro e per conseguire il saldo programmato nel 2015 (al netto dunque di quanto sarà necessario accantonare per rientrare nel vincolo del Fiscal Compact), cosa c’è da aspettarsi dall’ennesima profezia (“Le statistiche inizieranno a migliorare dal 2015”) stavolta targata Matteo Renzi?


Daniele Serio

mercoledì 28 maggio 2014

Dopo elezioni. Analisi dei risultati elettorali del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico

Il voto europeo ha disegnato un inedito assetto politico per il paese. Sul Movimento 5 Stelle si erano create forti aspettative per un risultato che, se pure non avesse superato quello del Partito Democratico, si sarebbe comunque avvicinato ad esso ad una di stanza almeno di 2/3 punti percentuale.  Questo non è avvenuto, il M5S si è fermato al 21,18% mentre il PD ha sfondato il 40%.
Com’è stato possibile ciò? Cos’ha portato così in alto il PD e cos’ha fermato l’ascesa del M5S, che comunque rimane la seconda forza politica del paese, distaccando la terza, Forza Italia, di 5 punti percentuale?
Del seno di poi son piene le fosse, diceva mia nonna con anziana saggezza, ed ora ogni ragionamento appare plausibile tutti son bravi a vedere gli errori di Grillo.
Ma quali errori avrebbe poi commesso il leader del Movimento: ha urlato troppo? Ha alzato i toni? È stato irriverente? Ha spaventato l’elettorato moderato?... Ma gli altri che toni hanno avuto nei confronti del M5S? Da quando i cittadini pentastelllati sono entrati in parlamento tutte le forze politiche e grandissima parte della stampa non ha fatto altro che cercare in tutti i modi di delegittimarli ritraendoli come giovani incompetenti e un po’ scapestrati.  Hanno detto: “Non hanno esperienza”. “Sono maleducati”. “Non rispettano le regole”. Il giornalista Augias in una trasmissione su La7, subito dopo un’intervista al deputato Di Battista, dove la Bignardi è riuscita a dare il peggio di se, ha evocato nei confronti di Grillo e del Movimento, idee di squadrismo e di fascismo. La presidente della Camera, in una trasmissione su Rai Tre ha definito chi frequenta il blog di Grillo potenziali stupratori e, in fine, in campagna elettorale, ad un’ipotetica vittoria di Grillo sono state associate idee di dittatura e violenza. Il top l’ha poi raggiunto il condannato Berlusconi che ha detto che Beppe Grillo è della stessa razza di Stalin o Hitler e l’ha etichettato come assassino! …Chi è che avrebbe alzato i toni?!

Se qualcuno avesse voluto conoscere la vera faccia del Movimento 5 Stelle non avrebbe dovuto fare altro che andare in piazza, in uno dei tantissimi appuntamenti con gli attivisti e i parlamentari, o con Grillo stesso, e respirare l’aria di novità, di pulito, di onestà, di non violenza che c’è in questi grandi appuntamenti pubblici, le agorà, unico luogo dove gli attivisti possono esprimersi e parlare con la gente senza l’intermediazione di una stampa in gran parte viziata e di parte.
Tv e giornali hanno spinto al massimo per cercare di demolire l’immagine di un movimento serio e onesto, anche riportando notizie false. L’ultima sul finire della campagna elettorale, quella sulla mensa nelle scuole di Pomezia, comune amministrato da Fucci, sindaco pentastellato, dicendo che l’amministrazione aveva discriminato fra bambini ricchi e poveri proponendo due menù, a 4,40 euro con merendina e 4,00 senza merendina. Falso. Questi erano i prezzi per l’amministrazione: i bambini provenienti da famiglie con difficoltà economiche avrebbero potuto avere la mensa a 50 centesimi o 55 con la merendina, così come chi ha un reddito buono può scegliere un menù con merendina, oppure senza, ai prezzi suddetti (4 o 4,40).  E, guarda un po’, uno dei pochi comuni dove il M5S ha tenuto è proprio Pomezia: li la verità la conoscono e sanno come governa il Movimento.

Oggi il M5S appare sconfitto, e lo è, perché è passato da un 25,6% delle precedenti elezioni politiche al risultato delle Europee con 21,18% ovvero si è defilato tutto quel voto di protesta, privo di reale consapevolezza o voglia di partecipazione alla vita politica e sociale della nazione, a cominciare dal proprio territorio, dalla propria città, dal proprio quartiere, persone in buona parte che neanche sono andate a votare.

Sta di fatto che nei luoghi dove la partecipazione cittadina è particolarmente attiva nelle lotte per la salvaguardia  dell’ambiente, per esempio, i risultati per il Movimento sono stati migliori. Penso al mio di territorio, ai Castelli Romani, dove i cittadini si sono attivati in movimenti civici contro un inceneritore, contro l’espandersi di una discarica puzzolente, contro la cementificazione. Qui il Movimento ha avuto risultati superiori alla media nazionale.

Ma da dove giungono tutti i voti che ha preso il Pd? A questa domanda può contribuire a dare una risposta seria L’Istituto Cattaneo, specializzato nell’analizzare i flussi elettorali: Pochi i salti di campo fra sinistra e destra
Il successo di Renzi determinato dallo sfaldamento di Scelta civica e dal ruolo giocato dall’astensione
Il primo flusso di voti dominante è quello da Scelta civica al Partito democratico. Assistiamo a uno svuotamento dell’area della coalizione, che faceva capo a Mario Monti nel 2013, a quasi totale favore del Pd. Si tratta di flussi fortissimi nel Nord: a Torino, Brescia, Padova, Venezia oltre 5 punti percentuali di elettorato (che equivalgono a quasi il doppio in % su voti validi) si sono spostati da Monti a Renzi; quasi altrettanto forte è il flusso a Genova. Stessa tendenza a Parma, solo lievemente più modesta a Bologna e Firenze. Di intensità più moderata, ma comunque sempre rilevante nelle città del Sud studiate, Pescara, Catania e Palermo.

Il secondo flusso altrettanto chiaro ed evidente è quello che conduce voti dal Movimento 5 stelle all’astensione. Nel Nord è molto marcato a Torino, Genova e Venezia, più attenuato ma sempre ben evidente a Brescia, assente solo a Padova. Nelle regioni «rosse» è marcatissimo a Parma (si noti: 10,7% di elettori si spostano da M5s verso il non-voto nella città di Pizzarotti), assai evidente a Bologna e Firenze. E’ presente anche nel Sud, meno a Pescara, fortissimo in Sicilia (Catania e Palermo). …

 Quindi un ruolo importante è stato giocato dallo sfaldamento del partito fondato da Monti, mentre è soprattutto la bassa affluenza elettorale che ha influenzato il risultato del M5S.

Ora il futuro dei prossimi assetti politici è in gran parte nelle mani del Partito Democratico e del suo segretario Matteo Renzi che fino ad ora si è sostanzialmente alimentato di promesse e proclami. Quella degli 80 euro in busta paga in primis. 80 euro che arriveranno finché ci saranno le coperture economiche a garantirli. Sta di fatto che il Pd, che oggi si fa maestro e prodigo di insegnamenti sul perché i pentastellati non hanno vinto, è comunque e sempre lo stesso partito che non ha rinunciato ai rimborsi elettorali, che non ha diminuito lo stipendio ai propri parlamentari o consiglieri regionali, che non ha di fatto abolito le provincie. È ancora il partito degli F35, dei soldi alle banche; di Greganti implicato nello scandalo Expò e degli eletti inquisiti dalla magistratura (vedi caso Genovese). È il partito dei compromessi per governare ad ogni costo e delle alleanze con la destra, delle larghe (basse) intese, è il partito che fa una legge elettorale fuori dal parlamento con il condannato Berlusconi al il solo scopo di eliminare l’unico avversario valido e temibile: il Movimento 5 Stelle. È il partito di Renzi, condannato in primo grado dalla Corte dei Conti (vedi http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/renzi-promette-bene-condannato-dalla-corte-dei-conti-ha-dissanguato-le-casse-della-provincia-66003.htm ), che disse che non avrebbe mai governato senza prima passare per le urne, che disse all’“amico” Letta “stai sereno” e poi gli tolse la sedia da Primo Ministro.


Il tempo, a questo punto, gioca a favore del M5S che, con i suoi eletti e con i suoi attivisti, continuerà, nelle Aule solenni, come nelle piazze, a denunciare i comportamenti di una classe politica che persevera ad essere casta e a favore dei potenti più che della gente comune.  E c’è un’altra cosa: oggi il Movimento non parte più da zero ma da una base forte e sostanziosa: è la seconda forza politica italiana, una forza che ha commesso errori, specie di comunicazione ma che li sta analizzando, e che comunque rimane dalla parte dei cittadini e dell’ambiente, sempre e comunque in modo chiaro, senza compromessi e mai violento. Informarsi (davvero) per credere.

Fabio Ascani

lunedì 25 febbraio 2013

Porcellum - PERCHÉ TRE GOVERNI, PUR AVENDONE LA POSSIBILITA' NON HANNO CAMBIATO QUESTA LEGGE?

Calderoli, padre della legge
elettorale detta Porcellum


È da dicembre del 2005 che abbiamo una legge elettorale che lo stesso autore, Roberto Calderoli, definì una porcata, e per questo è detta porcellum.
Con il porcellum nel 2006 abbiamo avuto un governo di Centrosinistra, PRODI; nel 2008 di Centrodestra, BERLUSCONI, sostituito poi dall'uscente governo MONTI. Nessuno di questi governi ha ritenuto proprio dovere impellente cambiare una legge che era a detta di tutti pessima e che oggi potrebbe portarci all'ingovernabilità. Anche da questo ci si può fare un'idea delle capacità di chi ci ha governato negli ultimi anni.

Forse davvero ci vuole un rinnovamento epocale.

Cos'è il DEF, Documento di Economia e Finanza

  Il DEF, o Documento di Economia e Finanza, è il principale strumento di programmazione economica e finanziaria dell'Italia. In esso il...