Digiunare vuol dire astenersi completamente o in parte dal cibo per un certo periodo di tempo. Il digiuno è una pratica che è sempre stata presente nelle maggiori religioni e culture, ma non è mia intenzione, ora, approfondire quest’aspetto, mentre mi preme riflettere sul fatto che si può praticare un tipo di “digiuno non alimentare” che riguarda i consumi in generale.
Così come può far bene al nostro corpo e alla nostra mente la pratica del digiuno alimentare, senza dubbio farà bene al nostro stile di vita, alla nostra anima e all’ambiente la pratica del “digiuno non alimentare” che consiste semplicemente nel consumare meno, nel non acquistare oggetti inutili o che avranno un utilizzo limitato, cercando di ridurre gli oggetti che normalmente ci circondano e invadono le nostre case, i nostri armadi e ripostigli, i nostri spazi.
Le pubblicità, i mass media, ci bombardano quotidianamente con messaggi per stimolarci a spendere e comprare cose spesso destinate, nel breve tempo, a finire in un cassetto, in una soffitta o cantina, o peggio nei rifiuti.
Il digiuno non alimentare consiste nel fare a meno di ciò che non è necessario. Proviamo per un po’ a spendere solamente per ciò di cui non possiamo fare a meno e proviamo ad “avere meno”.
A differenza del digiuno alimentare, quello non alimentare può durare tutto il tempo che vogliamo e può essere davvero utile per farci tornare ad apprezzare le cose semplici, quelle che già possediamo, prima fra tutte lo spazio. Liberarci degli eccessi aumenta lo spazio intorno a noi, dandoci maggiore libertà di movimento e regalandoci tempo che non dovremmo utilizzare per preoccuparci di cose che alla fine risulteranno poco o per nulla utili.
Se consumi meno, agli occhi di alcuni sei visto come un nemico della società, perché non spendi quanto vorrebbero e non fai girare l’economia che loro vorrebbero, ma in realtà stai facendo del bene all’ambiente e alla tua salute mentale e fisica, contribuendo sostanzialmente ad un’economia del benessere e della sostenibilità.