di Michele Ascani
Il film spagnolo “Il Buco”, presente da qualche giorno su Netfilx, narra la vicenda di Goreng, un giovane che si sveglia all’interno della “fossa”, una sorta di prigione che si sviluppa in maniera verticale e suddivisa in livelli.
Ogni mese il protagonista si ritrova in un livello nuovo, ciò e molto importante perché giornalmente scende, passando al centro della fossa, dall’alto fin sempre più in basso, una piattaforma sui cui è disposto dell’ottimo e raffinatissimo cibo. Tuttavia queste leccornie non arriveranno mai ai piani più bassi data l’ingordigia di chi si trova in alto e può magiare per primo.
Durante la permanenza nella fossa Goreng sarà affiancato da alcuni “aiutanti”, ognuno di essi avrà una sua visione di come sopravvivere all’inferno in cui si trovano consigliando, in maniera più o meno etica, il povero malcapitato.
Il film è caratterizzato da un angoscia crescente che sale di pari passo con lo svilupparsi della storia e degli avvenimenti interni alla fossa, lasciandoci un senso di stupore e di quasi ribrezzo, ma anche con la curiosità di conoscere cosa succederà nel livello successivo. A mio parere il film si svolge come di un horror, tenendoci sulle spine con avvenimenti quasi ripugnanti ma stimolando sempre di più la curiosità dello spettatore.
Va anche detto che non è un film per tutti: per prenderne visone bisogna avere uno stomaco di ferro altrimenti è quasi assicurata la chiusura delle palpebre nei momenti più crudi.
In questa produzione cinematografica è facile trovare molti riferimenti all’Inferno dantesco, specie nel finale con la ripetizione del numero “3”. Ma non solo la ripetizione del numero fa pensare all’opera del Sommo, è la fossa stessa ad essere un inferno verticale diviso per gironi dove, chi sta in basso ha una pena peggiore di chi è sopra. E chi vedrà il film (o meglio avrà il coraggio di vederlo) potrà anche notare somiglianza con alcuni dei suoi personaggi a quelli danteschi.
Si potrebbe interpretare “Il Buco”, poi, come una critica alla società moderna, facendo intendere che è chi sta sopra a decidere le sorti di chi sta sotto, ma io preferisco vederla come una moderna citazione all’inferno Dantesco. O forse mi rifiuto di immaginare che anch'io, come tutti noi, possa essere parte degli abitanti dell’infernale fossa.