Se dovessi dire quale sia l’errore più frequente, quello che maggiormente è commesso dalle persone, non avrei dubbi: è quello di parlare a sproposito, di dire o scrivere sciocchezze o come si diceva una volta a Roma, di “aprì bocca e daje fiato”.
Così scriveva nel 1771 l’autore de L’Arte di Tacere: La frenesia di scrivere e di parlare a sproposito di governo e religione si è diffusa come un’epidemia che ha colpito un gran numero di menti. Sia ignoranti che filosofi oggi sono caduti in una sorta di delirio, come chiamare altrimenti queste opere da cui siamo subissati, dalle quali sono banditi verità e ragionamento, e che contengono soltanto sarcasmo, canzonature e racconti più o meno scandalosi?
L’Arte di Tacere è un libriccino di poche pagine che si può leggere in una serata ma è anche uno scrigno ricco di momenti illuminanti. La sua attualità è così evidente, anche a distanza di circa 250 anni dalla sua pubblicazione, che davvero sarebbe lettura utile per tutti, specie oggi che nel “mondo dei social” ognuno sembra avere una verità da dire o scrivere.
Leggere questo capolavoro del ‘700 mi ha fatto tornare a riflettere sulle dichiarazioni di Umberto Eco che, all’Università di Torino, insignito della laurea honoris cause in Comunicazione e cultura dei media, nel 2015 disse che “i social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
L’Abate Dinouart consigliava vivamente: È bene parlare solo quando si abbia da dire qualcosa che valga più del silenzio.
Se in una giornata qualsiasi scorriamo le pagine di Facebook troveremo decine e decine di frasi, dichiarazioni, notizie inutili, alle volte false (fake), scritte solo per fare “rumore” e generare confusione o spargere “veleno”. D’altro canto accade che in tante chiacchiere scritte ben pochi sappiano leggere e spesso ci si accontenta di un titolo, di una frase ad effetto che si condivide superficialmente o, superficialmente si commenta, contribuendo ad aumentare quel rumore di fondo che genera solo confusione, distrazione e menzogna.
E si, perché come scriveva Dinouart il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre.
L’Arte di Tacere dell’Abate Dinourat, un capolavoro, è una breve lettura divertente e intelligente, ricca di insegnamenti di buon senso validi in passato come oggi e che saranno validi anche in futuro.
Forse fra quei pochi che hanno letto interamente e in silenzio questo piccolo articolo c’è qualcuno che si è incuriosito e andrà a cercare il libro edito da Sellerio. Non ne rimarrà pentito e potrà apprezzare quanto, alle volte, il tacere sia più eloquente di mille parole.
Parafrasando alcune parole di Dinourat e immaginando l’autore come nostro contemporaneo e fruitore del web: Quando si scrive un post è necessaria una grande attenzione, conviene riflettere a lungo e poi ripensare ancora per non deversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi.
Certamente l’Abate non sarebbe stato un idiota del web!