Oggi, in occasione della Giornata
internazionale della donna, invito ad una
riflessione, certamente parziale, ma che si basa su numeri oggettivi che possono
dare un’idea, specie nel mondo della politica e del lavoro, sui passi che sono
stati fatti e su quelli che ancora si devono compiere nella direzione della
parità di genere.
Lentamente
e con grande fatica, dovendo superare ostacoli e pregiudizi anacronistici, le
donne stanno recuperando terreno nel mondo del lavoro, soprattutto guardando ai
livelli più alti
Crescono “donne d’impresa”. A fine 2017, sono quasi 10mila in più le imprese femminili iscritte
al Registro delle Camere di commercio rispetto all’anno precedente, quasi
30mila in più rispetto al 2014. Con questo aumento costante, l’esercito di
oltre un milione e 331mila attività produttive a conduzione femminile
rappresenta oggi il 21,86% del totale delle imprese (era il 21,76% l’anno
precedente).
Aumentano anche le donne manager. Siamo ancora lontani dalla parità, ma la corsa continua. Infatti,
nel 2016, ultimo dato disponibile Inps, le donne sono il 16,6% dei dirigenti
privati, ma ben il 30,8% tra gli under 35 e il 28,2% tra gli under 40. La loro
forte crescita, in atto da anni, è continuata anche nell’ultimo periodo, che ha
visto i dirigenti in calo per la forte crisi. Infatti, dal 2008 al 2016 i
dirigenti privati sono diminuiti del 4,9%, -9,7% gli uomini e +29,4% le donne.
Anche l’aumento dell’ultimo anno (+0,4% 2016/2015) è tutto dovuto alle donne
(+4,4%), a fronte di un leggero calo degli uomini (-0,4%). Questi i dati
esclusivi dell’ultimo Rapporto donne di Manageritalia.
Ma
ci sono anche aspetti sui quali si deve lavorare molto.
Le donne laureate del sud guadagnano
meno. Una donna laureata da
quattro anni che lavora al Sud ha un reddito medio mensile netto di 300 euro
inferiore a quello di un uomo (1000 euro contro 1300). A quattro anni dalla laurea il divario di
reddito tra maschi e femmine tende comunque a ridursi. Delle donne meridionali
occupate, una su tre lavora al Nord, circa il 62%, e la componente femminile
meridionale è molto più mobile rispetto a quello maschile. E' questa la
fotografia scattata da Svimez dalla quale si legge anche che il tasso di
occupazione femminile del centro-nord è del 61,9%, praticamente ai livelli
europei, mentre questo al sud è quasi la metà:34%.
Venendo poi alla stretta attualità
politica, constatiamo che la legge
elettorale non solo ha portato ad un Parlamento senza maggioranza definita, ma
non è neanche stata in grado di garantire le quote rosa: alla Camera sono state
elette solo 185 donne e 86 al Senato. In sostanza le elette sembrerebbero
essere meno di un terzo del totale dei parlamentari.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che
quando una donna lavora, che sia manager, dirigente o operaia, non smette mai
di essere anche madre e moglie, caricando su di se le responsabilità della cura
della famiglia. Secondo un’indagine
Farmindustria sono il 92% le donne che si occupano della cura dei famigliari. Quando c’è un malato in casa o se il marito deve prendere le pasticche, è la
moglie a ricordarglielo; se i bambini stanno male, è la mamma che si dà da fare
per curarli; se in famiglia c'è un disabile, sono per la maggior parte dei casi
le donne a seguirli. E purtroppo, quando a stare male sono loro, troppo spesso
vengono lasciate a se stesse, senza ricevere le stesse attenzioni che naturalmente
forniscono ai loro cari.
(Fabio Ascani)