Esistono
dei libri, come esistono delle canzoni, poesie o dipinti, che leggendoli,
ascoltandoli o guardandoli, si prova un senso di invidia, quella buona; perché
magari li avreste voluti fare voi, perché rappresentano proprio quello che
volevate dire. Ecco, con questo libro mi trovo nel mezzo, come padre e come
figlio: è quel libro che avrei voluto scrivere per i miei figli, ed è quel
libro che avrei voluto che mi avessero lasciato i miei genitori.
Il
modo in cui sono stati affrontati temi importanti, con un filo di ironia, ma
con la profondità e con l’amore che solo un genitore può avere nei confronti di
un figlio.
Un
piccolo manuale sulle bellezze e le “bruttezze” di questo mondo, con qualche
consiglio su come poterle affrontare sempre al meglio, nel modo corretto.
Saverio Tommasi rivolge
questo libro alle sue figlie Caterina e Margherita. Parla a loro della vita,
del razzismo “[…] Essere razzisti
significa che se odo una conversazione telefonica in cui qualcuno dice “Ma sei
down!!” io quella conversazione gliela interrompo. […] “Perché il razzismo è
mancanza di spiegazioni, ed essere razzisti dopo una spiegazione sarebbe come
essere affamato se mangi regolarmente”.
Parla
dei luoghi comuni, del fascismo e della violenza degli uomini (maschi) verso le
donne “[…] Ricordate figlie mie: non
esiste nessuna provocazione, abbigliamento o motivazione per cui un uomo possa
picchiare una donna. Anche solo uno schiaffo”. Insegna cos’è la tolleranza,
la lotta per far rispettare i propri diritti e soprattutto insegna cos’è
l’uguaglianza.
“Cara Caterina, Cara Margherita … questo
libro vorrebbe essere un abbraccio di parole”.