di Francesca Senna
Gli autori fanno parte del laboratorio di
scrittura Xomegap, con cui hanno pubblicato alcune raccolte di racconti e la
trilogia fantasy di Finisterra composta da "Le sorgenti del Dumrak",
"Il risveglio degli Obliati" (vincitore del Premio Cittadella 2014) e
"L'ultimo eroe" (vincitore del Trofeo Cittadella e finalista al
Premio Italia 2015).
Il "Serpente di Fuoco" è la
prima delle "Cronache di Murgo il Ramingo", una serie di romanzi autoconclusivi
il cui filo conduttore è il diario in cui Murgo descrive i suoi viaggi e i
popoli che vi ha incontrato.
Ciò che
rende questo libro affascinante è che – potrebbe - sembrare un fantasy che
segue i soliti canoni (una profezia, una principessa in pericolo, un regno da
salvare, e l'eroe di umili origini …) ma, pagina dopo pagina vi stupirete e
rimarrete increduli di fronte alla maestria con cui questi due autori sovvertono
gli ordini precostituiti.
Il romanzo
inizia con una leggenda, narrata senza una chiara collocazione spazio
temporale. Gli autori in questo modo creano una sorta di mito, una avventura nell’
avventura che porta a credere che il contenuto di questo libro sia effettivamente
reale.
Il presente
si avvolge e confonde con il passato e viceversa.
La trama
comincia dalla fine.
Continuo è
il richiamo alla dualità: passato e presente, due protagonisti, due
città/società (la città del sole/il popolo dei Koiko), due ambientazioni (il deserto/il giardino d’ombra), l’alternanza continua
di chiaro (il sole, la luce) con lo scuro (l’ombra, la notte).
Ed è in
questa alternanza, in questo vortice che si snoda il racconto, il mito e la tensione
continua del lettore.
Per mille anni il Popolo del Sole ha
vissuto isolato nel deserto rifiutando la violenza del mondo, ma ora la
sorgente che ha garantito loro pace e prosperità minaccia di prosciugarsi. Solo
un antico rito li potrà salvare: sono necessari un sacrificio e un assassino e
quest’ultimo dovrà vestirsi con la pelle del Serpente di Fuoco, un animale
mitico che nessuno a memoria d'uomo ha mai visto.
La crisi di questo regno paradisiaco si ha quindi con
l’improvvisa mancanza di acqua, un evento straordinario, inimmaginabile. Nel
Palazzo però l'acqua, seppur poca, scorre ancora. Per il popolo invece sono i
reali a decidere quando e quanto di questa misera fonte debba spettare loro,
riducendone i quantitativi lentamente, giorno dopo giorno. L’equilibrio
precario della non violenza su cui si basa il regno della Città del Sole si
rompe quando nel popolo sorge il dubbio che i regnanti, egoisticamente, non
soddisfino più uno dei bisogni primari dell'essere umano: quello di bere.
“Davvero quel muro di pietra era sufficiente
per nascondere ciò che stava succedendo in città? O forse erano gli abitanti
del palazzo ad aver costruito un muro intorno alla loro anima affinché i
problemi del popolo non arrivassero a turbare le loro vite tranquille e
ombrose?"
Una forte
nota drammatica caratterizza e permea tutto il romanzo: la consapevolezza che
vi dovrà appunto essere una morte e un sacrificio.
Lo stile del
racconto è lineare e ordinato. La struttura schematica anche: i capitoli numerati
progressivamente riguardano il presente di Dammar e Amber insieme; a seguire un
capitolo sul protagonista Dammar nel passato, e un capitolo sulla protagonista
Amber, sempre nel passato.
Poi, c'è
sempre un intermezzo a cura di Murgo il Rammingo che approfondisce usi, costumi
e tradizioni evidenziati nei capitoli precedenti.
La storia
nella storia che viene raccontata dai libri del Ramingo ci porta a conoscere dettagli
che altrimenti non avremmo; ci permette di conoscere la mitologia del popolo,
l'evocazione delle ambientazioni principali e il modo di vivere degli stessi
abitanti.
La
suddivisione in capitoli ben definiti poi, parlandoci di un personaggio
ciascuno, ci permettere di avere un quadro chiaro del lato psicologico e umano
di ogni personaggio.
Una
struttura architettonica del testo rigida ma necessaria per mantenere alte la
curiosità e il coinvolgimento del lettore, preso nel vortice di che gli fa
desiderare di arrivare al punto in cui le storie dei protagonisti si intrecceranno.
Una tecnica abile a mostrare una visione completa sull'ambientazione e sul
contesto in cui si svolgono le vicende, così che il lettore ha tutte le sfaccettature
e punti di vista a portata di mano.
La descrizione
paesaggistica della Città del Sole è talmente precisa che sembra di viverla e
vederla: i dettagli rendono chiaramente l'idea dei luoghi sia per la forma sia
per il colore e il racconto del percorso alla scoperta delle aree più interne e
misteriose - come l'orto officinale del Giardino dell'Ombra – ne è una magnifica
espressione.
Colpisce
molto soprattutto perché tutti questi ricchi dettagli paesaggistici sono
sviluppati su un terreno arido e polveroso come il deserto, dove la bravura
degli autori – tra l’altro – è nel riuscire a farci “sentire” i granelli di
sabbia sotto i piedi e l'arsura del sole.
A conti fatti l'unica cosa che non è del tutto chiara è la collocazione spazio temporale del racconto: calza bene sia un futuro post-apocalittico che una ambientazione anteriore allo sviluppo civile moderno… ma questo è solo un altro dettaglio che va ad accrescere il fascino di questa storia.