di Francesca Senna
Il romanzo scritto nel 1957 è
il secondo capitolo della trilogia araldica I nostri antenati, insieme a Il
visconte dimezzato (1952) e Il cavaliere inesistente (1959).
E’ ambientato in un paesino
immaginario della riviera ligure, Ombrosa, dove Biagio, fratello minore del
protagonista, narra la storia di un giovane barone, Cosimo Piovasco di Rondò,
primogenito di una famiglia nobile decaduta. Il racconto prende spunto dalla
vicenda di un futile litigio tra il giovane e suo padre, dopo il quale Cosimo
salirà sugli alberi del giardino di casa per non scenderne mai più.
Con questa incredibile e
affascinante "metafora" della fuga fra gli alberi, Calvino intende
svelare come il venir meno alle regole e l'osservare il mondo dall'alto,
sebbene comporti rinunce dolorose, voglia dire soprattutto affermare la propria
vera personalità, senza lasciarsi condizionare dal mondo nel viaggio della
propria vita.
Il protagonista vivrà in un rapporto
verticale con il mondo ma la sua natura e i suoi bisogni rimarranno
genuinamente umani e ancorati verso il basso, cambierà semplicemente il suo
punto di osservazione, perché ai suoi occhi sarà permesso di vedere orizzonti
preclusi agli altri.
Il racconto è scritto in
terza persona, sebbene il narratore sia interno. Nel romanzo Biagio afferma di
raccontare ciò che il fratello, da anziano, gli ha narrato. I suoi racconti però
non sono del tutto veri e contengono diversi elementi fiabeschi aggiunti da
Cosimo, il quale amava raccontare le sue avventure alla gente, sempre
aggiungendo nuovi particolari di sua inventiva. Infatti Biagio, durante tutta
la narrazione, fa diversi interventi per spiegare queste fantasie e
discordanze.
Dopo il litigio, la vita di
Cosimo si svolgerà sempre sugli alberi, prima nel giardino di famiglia e dopo
nei boschi del circondario. La vita di Cosimo sarà piena di eventi, a partire
dai ladri di frutta fino alle giornate trascorse a caccia o immerso nella
lettura e non mancheranno fatti amorosi. La sua fama si diffonderà con rapidità:
all'inizio come un fenomeno da baraccone tanto da creare nella sua famiglia
vergogna, in seguito acquisterà valore per le grandi capacità, di organizzazione
e sociali, che saprà dimostrare. Al termine della sua esistenza, Cosimo, ormai
malato, verrà aiutato dall'intera comunità di Ombrosa che gli si stringerà
intorno in un affettuoso abbraccio di solidarietà. Un giorno sorprendendo tutti
si arrampica sulla cima di un albero altissimo e, approfittando di una
mongolfiera di passaggio, vi si aggrappa; così, senza tradire il suo intento di
non rimettere più piede sulla terra, scompare nel cielo, senza che nessuno lo
veda morire.
Cosimo Piovasco di Rondò, il
protagonista della storia, la cui reazione alla lite inziale con il genitore è
esagerata, è testardo e irremovibile nelle sue decisioni e ha il coraggio di
ribellarsi inizialmente ai suoi genitori e in seguito al mondo intero. Le sue
virtù più forti sono la costanza e l'orgoglio. Un suo pregio è la capacità e la
semplicità con cui riesce a aggregare le persone, a volte diverse tra loro, ma
tutte con un unico scopo in comune. Cosimo tuttavia rimane un personaggio
semplice, altruista, ottimista e simpatico ai suoi amici.
Viola, il cui vero nome
sarebbe Violante è la figlia dei Marchesi d'Ondariva, vicini della famiglia di
Cosimo; ha un carattere variabile: si comporta come una bambina in alcune
occasioni e da persona matura, in altre. Sarà l'unico vero amore di Cosimo, fin
dal primo giorno che la vedrà.
Biagio, il fratello minore di
Cosimo, ha quattro anni meno di lui. È l'unico compagno di giochi di Cosimo; ha
un carattere debole, tranquillo e sottomesso, è inoltre altruista e molto
attaccato al fratello. Nel romanzo tuttavia ha sempre una posizione neutrale o
irrilevante.
Arminio Piovasco di Rondò, il
padre di Cosimo, barone d'Ombrosa, è un uomo distinto e schizzinoso. È
preoccupato della successione del suo titolo e tiene molto alla sua immagine. Si
vergogna oltre modo per gli atteggiamenti bizzarri e incivili del figlio e teme
soprattutto per le conseguenze dinastiche che il fatto provocherà.
Generalessa Corradina, la
madre di Cosimo, ha vissuto l'infanzia al seguito del padre che se la portava dietro
quando andava in battaglia. È autoritaria e usa modi a volte bruschi, ma è
premurosa e si prende cura, a distanza, del figlio, con amore materno.
Un libro senza età capace di
sprigionare la sua forza a ogni rilettura; l'uso che Calvino è riuscito a fare
dell'italiano ha dello straordinario: è elegante, forbito, classico e
innovativo insieme, e nonostante ciò è anche fresco, potente, evocativo come un
quadro astratto. Con Calvino si ha sempre la certezza di cominciare un
capolavoro e la certezza di compiere un bel viaggio, che nelle sue ultime
pagine ha addirittura il potere di far commuovere il lettore.
Una storia profonda e
commovente che fa riflettere sul senso delle scelte e sull'importanza di
credere in qualcosa che va aldilà del senso comune.