di Fabio Ascani
Jean Giono, scrittore francese di umili origini, il
papà era un ciabattino italiano e la mamma una stiratrice, deve iniziare a
lavorare ben presto per aiutare la famiglia in difficoltà economiche. Ciò non
gli impedirà di costruirsi una grande cultura da autodidatta. Il successo
letterario giunse piuttosto presto e dei suoi numerosi racconti e romanzi in
molti ricordano “L’Ussaro sul Tetto”, anche per la bella trasposizione
cinematografica di Jean Paul Rappeneau. Ma il libro di cui voglio parlare, e che
ho letto qualche mese fa, in inverno, è “L’Uomo
che Piantava gli Alberi” un racconto che venne pubblicato per la prima
volta nel 1953.
La storia è semplice: il narratore, durante una
passeggiata in montagna, era l’anno 1913, incontra un pastore, un uomo solitario
e di poche parole, che, si scoprirà ben presto, si era dato il compito si
seminare, giorno dopo giorno, in modo metodico, alberi. Questo semplice gesto
d’amore per la terra cambierà totalmente e in pochi anni il paesaggio, creando
un ambiente boschivo nuovo, ricco, rigoglioso.
In poche pagine, arricchite da alcuni disegni
semplici, quasi infantili, ci si appassiona alla “missione” di quest’uomo semplice che dona nuova vita alle sue montagne, rinnovandole completamente.
Ho ripensato a questa storia qualche giorno addietro,
sconvolto dalle continue notizie di incendi dolosi in tutt’Italia, e non solo,
che hanno distrutto quantità immense di boschi e foreste. Ogni uomo, durante la
propria vita, lascia sempre un’impronta più o meno pesante, più o meno evidente
nella natura e, se è tristemente vero che il più delle volte quest’impronta è
distruttiva, è anche vero che se si vuole, e il racconto di Giono in tal senso
è una parabola bellissima, così come si può distruggere è altrettanto in nostro
potere fare del bene, creare, coltivare e far crescere la vita intorno a noi.