di Francesca Senna
Il titolo è ovviamente un omaggio a 1984 dello
scrittore britannico George Orwell; la lettera «Q» del titolo ha la stessa pronuncia del numero 9 (kyuu)
in giapponese, mentre nel testo vi è esplicitamente dichiarato un riferimento
al "Question mark" (punto interrogativo in inglese).
Il romanzo è in
tutto e per tutto una storia d’amore vissuta prevalentemente
nell'intrecciarsi e nel rincorrersi dei ricordi dei due protagonisti: Tengo e Aomane, i due
protagonisti che occupano tutta la scena e i mondi che Murakami ci descrive,
si amano da sempre, oltre gli spazi e i tempi che li separano, vivendo
esistenze individuali ma costantemente e reciprocamente orientate l’una nella
direzione dell’altra.
La struttura narrativa si basa inizialmente quindi su
questi due plot che avanzano in parallelo, con rimandi e connessioni incrociate
tanto che spesso gli eventi di una trama hanno una ripercussione immediata
nell'altra. Ad un certo punto però Murakami inserisce le figura di Fukaeri,
giovane scrittrice, come ulteriore elemento complementare alla storia di Tengo:
la prima esprime una ispirazione e una capacità narrativa coinvolgente ancorché
confusa e disarticolata, il secondo possiede una ottima tecnica di scrittura e
la pazienza e caparbietà per articolare e rendere comprensibile il materiale
sul quale lavora. Da questa complementarità si dipana un ulteriore cerchio di vicende
descritte in un continuo intreccio con il primo plot; tale struttura serve a
creare un gioco labirintico di richiamo tra opposti con il romanzo di Orwell,
in un altalenarsi continuo di parallelismi e opposizioni tra 1984/1Q84. Aomane, killer
professionista, di professione uccide uomini responsabili di violenze contro le
donne usando uno strumento acuminato simile a un sottile rompighiaccio. Tengo,
coetaneo di Aomane nonché suo ex compagno di scuola, fa l’insegnante di
matematica ma si dedica anche alla scrittura.
Il racconto inizia un giorno di aprile del 1984, con la trentenne Aomane
Masami imbottigliata nel traffico in un taxi nella sopraelevata tangenziale 3
di Tōkyō. Il tassista (un tassista-traghettatore alla Murakami, un personaggio
mitologico che porta la protagonista dal reale 1984 verso la discesa nell'altro
mondo) le consiglia di prendere la vicina scala di sicurezza nella piazzola di
sosta della tangenziale, scendere al livello stradale e raggiungere la stazione
della metropolitana se vuole arrivare in tempo al suo importantissimo appuntamento.
Nello stesso momento Kawana Tengo, giovane insegnante di matematica e aspirante
scrittore, si incontra con il suo editor Komatsu, per discutere di un
manoscritto intitolato La crisalide d'aria: scritto da un'autrice
diciassettenne, Fukaeri, che nasconde dentro di sé la chiave di molti misteri e che l'ha inviato alla casa
editrice per partecipare ad un concorso letterario. Komatsu propone a Tengo di
revisionarlo come ghost writer.
I livelli che Murakami riesce a
intessere sono molteplici e perfettamente amalgamati, uniti dalla scrittura che
crea, svela e
accompagna. Anche se inizialmente sembra che queste due storie
non abbiano nulla a che vedere l’una con l’altra, ad un certo punto l’autore –
grazie ad un ingegnoso flash back – ci mette al corrente del fatto che i due
protagonisti si erano già incontrati durante la scuola quando all’età di 10
anni lei aveva stretto brevemente la mano di lui per ringraziarlo di essere
intervenuto contro alcuni bulli.
Come spesso
capita ai personaggi dei racconti di Murakami, anche Tengo e Aomame non scelgono attivamente quale direzione
prendere nel labirinto
rappresentato dai propri destini, bensì agiscono di conseguenza agli scenari
che gli si presentano, muovendosi senza soluzione di continuità all’interno del
mondo che dal 1984
passa, senza interruzioni o particolari sconvolgimenti al 1Q84.
Motivi come la lontananza, la sparizione
e la ricerca sono tra loro strettamente interconnessi; tutti i
personaggi principali si cercano, anche se tale quest avviene su diversi
piani simbolici come il sogno, la premonizione, il ricordo. La narrativa
dell'autore è una metafora della vita, dove l'amore rappresenta una sorta di
rassicurazione e di salvezza di cui l'uomo ha bisogno. Solo l'amore possiede,
per Murakami, il potere salvifico contro il disordine del mondo.
Le opere di
Orwell e Murakami non sono dunque l’una adattamento dell’altra; sicuramente sviluppano
entrambe una trama distopica: proiettata nel futuro, nel caso di Orwell;
ambientata in un vicino passato, per Murakami. Intorno a ciò prendono forma le
altre potenziali analogie tra i romanzi: l’avvio del tempo della storia, in
entrambi i casi collocato nel mese di aprile; la lontananza e il desiderio tra
i protagonisti, un uomo e una donna, che si scontrano con un’autorità occulta;
il valore positivo – di resistenza verso quell’autorità e di rivelazione –
riconosciuto alla parola e più precisamente alla scrittura, anzi a un libro,
tanto da diventare un’allegoria dell’invenzione letteraria come ri-creazione di
mondi in cui l’individuo possa affermare la propria identità oltre le
convenzioni.
Nell’opera di Murakami il Giappone in cui sono ambientate le sue
narrazioni non esiste. Non
esiste, nel senso che non è il Giappone, ma un paese possibile, chiamato
con quel nome. Potremmo dire che il Giappone di Murakami è un “sistema”
composto da un insieme di tratti realistici prelevati da un contesto di realtà
e organizzati in funzione di un ambiente alternativo, con forti tinte
fantastiche o mitiche: "le cose sono diverse da come
appaiono", dovremmo dire che è il tema centrale della narrativa dello scrittore
giapponese. Ma in questo spazio-tempo
labirintico che ha assunto forme contorte nulla è scontato.