di Francesca Senna e Fabio Ascani
Non
succede spesso ma può succedere, può accadere di imbattersi in un libro, in
un’opera d’arte, che più di altre ci tocca e ci segna per sempre. Che questo
potesse avvenire con un poeta del calibro di Leopardi mi pare semplice da
capire. Il fatto che sia accaduto con uno scrittore del quale avessi solo
sentito parlare è davvero straordinario.
Una
mattina, andando a lavoro, ascoltavo alla radio, un po’ distrattamente,
un’intervista ad Alessandro D’Avenia sulla sua ultima fatica letteraria: L’Arte
di Essere Fragili. La voce giovanile dell’autore raccontava del suo incontro con Giacomo Leopardi e lo
faceva con tanta passione e in modo così diverso da come tanti anni prima mi
era stato descritto a scuola il poeta che iniziai a incuriosirmi e a pensare
che avrei dovuto comprare quel libro. Non lo feci, non subito almeno.
Qualche
giorno dopo lessi un post su facebook dell’amica Francesca che citava alcune
parole da L’Arte di Essere Fragili: “solo la bellezza crea speranza nel cuore e
nella mente dell’uomo”. Comprai libro e iniziai a leggerlo e fu proprio
come Francesca aveva scritto: “un’esperienza meravigliosa”.
Alle
volte un libro può diventare davvero importante perché, nella solitudine della
lettura (in realtà leggo spessissimo in metropolitana, in mezzo a tanta gente e,
chissà come, quello è un luogo dove leggendo mi sento davvero uno con il libro, in un isolamento
“magico”), ho riscoperto il più grande poeta italiano e, tramite il dialogo tra Giacomo e Alessandro ho
potuto soffermarmi e riflettere in modo non convenzionale su questioni
importanti, come la bellezza riparatrice, la durezza del vivere, l’amore non
corrisposto, l’amicizia. Interessantissime, poi, le pagine su quel periodo
della vita, complesso e difficile, importantissimo e troppo spesso sottovalutato,
chiamato adolescenza. D’Avenia non è
solo un bravo scrittore ma anche appassionato insegnate di liceo che si dedica
ai suoi giovani studenti, e ai tanti
altri ragazzi e ragazze che, avendo letto i suoi precedenti lavori, lo
contattano, gli scrivono, gli raccontano le loro storie, gli pongono domande
importanti, domande alle quali, in questo libro, risponde con l’aiuto di
Giacomo Leopardi.
Da
quando ho letto L’Arte di Essere Fragili non ho potuto fare a meno di
riprendere le opere di Leopardi, le poesie, certo, ma anche lo Zibaldone, un
immenso mare di pensieri e annotazioni nel quale perdersi alla ricerca di
preziosissime perle.
Ho
consigliato il libro di D’Avenia ad alcuni amici e chi l’ha letto mi ha
ringraziato. “Un’esperienza meravigliosa”, come diceva Francesca
(Fabio)
Quel giorno ho capito che solo il silenzio permette all'uomo di
superare il tempo in cui vive. Tu, cantando, mi hai insegnato a considerare il
silenzio come esplorazione delle possibilità.
Premetto
che purtroppo sono molto di parte quando si tratta degli scritti di Alessandro
D’Avenia. Iniziai a leggerlo oramai qualche anno fa quando mia sorella decise
di “mettermi sotto il naso” una sfida intitolata Bianca come il latte Rossa come il sangue.
La
verità è che avevo talmente tanti preconcetti su questo “genere” di romanzi che
rimandai la lettura per un po’.
Poi come sempre
accade, ad un certo punto i libri che abbiamo nelle nostre librerie si stufano
di aspettarci e cominciano a chiamarci. Così è stato. E’ iniziato un periodo in
cui, senza sapere come, mi trovavo sempre con la copia di quel libro tra le
mani. Alla fine mi sono arresa; ha vinto lui e ho iniziato a leggerlo.
Da quel momento
Alessandro per me è diventato un “fratello”, un compagno di viaggio. Ho
divorato i suoi libri non solo per il piacere della lettura ma, soprattutto
perché, vi ho trovato una sintonia nei sentimenti e nelle emozioni.
La sua scrittura e le
sue emozioni sono in empatia con le mie. Leggere i suoi scritti per me è
catartico, mi permette di prendere coscienza di sentimenti che altrimenti
rimarrebbero chiusi all’interno di un buio cassetto, perché è così che la
società vuole.
Affascinante il fatto
che la meraviglia che ha suscitato in me la abbia destata in tanti animi
lontani chilometri gli uni dagli altri: i suoi lettori.
Con L’Arte di Essere Fragili Alessandro[1]
ha superato quelli che ritengo siano i limiti della contingenza rintracciabili
nei suoi precedenti scritti, per accompagnarci in un percorso sentimentale
capace di superare tempo e spazio.
Sceglie come mentore
per questo cammino Giacomo Leopardi, il Poeta per eccellenza. Colui che riuscì
a condividere senza vergogna la forza e la bellezza dei sentimenti che l’animo
umano riesce a provare quando si abbandona all’immensità dell’Universo.
Giacomo Leopardi, il
Poeta che per generazioni è stato tacciato di negatività e di pessimismo da
studiosi e non solo che non avrebbero saputo come altro definire tale immensità
emotiva. Sminuire la sua straordinarietà ha permesso per secoli di renderlo
avvicinabile anche a chi non è stato in grado - per “indolenza” - di
abbandonarsi alla forza dei suoi versi.
Alessandro D’Avenia porta
alla luce l'altro Leopardi: il Leopardi sognatore, il ricercatore di emozioni,
l'esploratore di felicità. Il giovane uomo affamato di vita e di infinito,
capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per
affermarla, nonostante l'indifferenza e perfino la derisione dei suoi
contemporanei.
Alessandro ha il
coraggio di far cadere questo velo di negatività che affligge il grande Poeta;
la sua attenta e minuziosa rilettura e la ri-contestualizzazione non solo della
sua opera ma della sua stessa figura, ha permesso a noi tutti lettori di capire
l’impeto dei sentimenti che travolsero la quotidianità di questo animo
speciale. Quali emozioni, quali lotte interiori abbia dovuto vivere per
superare il limite della sua finitezza per arrivare ad assomigliare alla
infinita bellezza che lo circondava.
Da qui ha estrapolato
un insegnamento fondamentale per tutti noi: non ci dobbiamo accontentare mai, dobbiamo cercare il bello
ovunque "Fu un cacciatore di
bellezza, intesa come pienezza che si mostra nelle cose di tutti i giorni a chi
sa coglierne gli indizi, e cercò di darle spazio con le sue parole, per rendere
feconda e felice una vita costellata di imperfezioni”
Attraverso la vita e le
opere del grande Poeta, Alessandro condivide con i suoi lettori, quelli che
solo gli ideali che dovrebbero accomunare gli uomini alla ricerca del bello,
del buono e del vero come consapevolezza dell'essere umano. Attraverso uno
stile di una semplicità, di una linearità ed eleganza disarmanti che fanno da
contraltare logico alla ricchezza dei contenuti, ci permette di allargare i
nostri orizzonti affrontando quei temi che ci caratterizzano e che spesso a
causa del frastuono che ci circonda tendiamo a perdere di vista: il lento
errare alla ricerca del senso della vita.
In un dialogo intimo e
travolgente Alessandro D’Avenia ci accompagna in un viaggio esistenziale
sorprendente in cui il valore dell'Amore e dell'Amicizia non sono consolazione
ma luce e speranza nel buio della notte.
Dalle inquietudini
dell’adolescenza – l’età della speranza, dell’intensità caratterizzata da
eccessi di entusiasmo che si alternano costantemente ad abissi di tristezza –
passiamo attraverso l’esperienza della maturità – quando le ingenue aspirazioni
si scontrano con la dura realtà –, per approdare finalmente alla conquista
della fedeltà a noi stessi, accettando come nostre debolezze e fragilità
proprie di ogni vita. Forse, è qui che si nasconde il segreto della felicità:
questo è l’obiettivo che Alessandro D’Avenia vuole condividere con noi lettori:
spingere chi sta leggendo a guardare con occhi diversi ogni singolo giorno,
coglierne l'essenza e la più pura bellezza; perché la vita si sa, è tutt'altro
che semplice ma è impossibile non accorgersi della bellezza che ci circonda.
Dostoevskij faceva urlare a uno dei suoi personaggi che l'uomo
"senza la bellezza non avrà assolutamente nulla da fare al mondo! Tutto il
segreto è qui, tutta la storia è qui!
(Francesca)
[1] Mi permetto di chiamarlo Alessandro, dopo aver avuto
la grande fortuna di incontrarlo lo scorso anno a Roma in occasione di un
evento nel quale autografava le sue copie di questo ultimo romanzo. E’ vero,
sono andata impreparata ma, mai e poi mai, avrei immaginato di trovarmi a
vivere una tale esperienza: una coda infinita di giovani – e poiché c’ero anche
io e altre persone della mia generazione – meno giovani, si dispiegava per le
vie del centro fino all’entrata della libreria dove appunto lui stava firmando
e non solo le copie del romanzo. Una fila infinita ma, meravigliosa. Giovani e
giovanissimi che disquisivano su L’arte di essere fragili, su Leopardi, sul
potere della poesia, sull’importanza di valori come l’amore, il rispetto,
l’amicizia. E ne parlavano con serenità, come l’argomento più semplice del
mondo. Sembrava di essere a casa. In una grande famiglia composta da persone
che si conoscono da sempre e che provano questi sentimenti reciprocamente. Sono
stata in fila come tutti loro per cinque lunghissime ore ma, la verità è che è
stata una esperienza accrescitiva, meravigliosa, di scambio e conoscenza. Il
freddo ci ha fatto ridere. La differenza d’età anche (non ci si aspetta che una
persona adulta faccia certe cose). Ma la scoperta più bella è stata quella
fatta al termine dell’attesa quando mi sono trovata faccia a faccia con questa
persona semplice. Anche lui come noi stava li dà ore; e dà ore firmava copie
del suo libro, da ore ascoltava tutte le persone che si rivolgevano a lui anche
solo per portargli un pensiero. Stava lì con una compostezza e serenità
infinite. Sicuramente stanco come tutti noi ma sereno e aperto ad andare avanti
e ad ascoltarci ancora per tutto il tempo necessario: in quel volto ho potuto
vedere l’arte di essere fragili, l’arte di essere felici.