Essendo una persona curiosa e un buon lettore di
libri, sempre alla ricerca di un romanzo che mi appassioni o di un saggio che
mi aiuti a riflettere e aumentare le mie conoscenze, mi sono trovato, negli
ultimi tempi, a maneggiare con piacere sia libri di carta che in formato
elettronico. In realtà quando si legge un testo elettronico non lo si maneggia
realmente, ciò che si ha fra le mani è uno strumento, un tablet, un smartphone,
un note-book o un oggetto dedicato solo alla lettura degli e-book, un Kindle,
per esempio. Io ho un tablet e mi ci trovo benissimo.
Come dicevo sono un discreto lettore e, oltre a ciò
che leggo per lavoro, negli ultimissimi tempi, ho letto cinque libri: romanzi,
racconti e un piccolo saggio. Tre di questi sono libri di carta e due
elettronici.
Certo il libro tradizionale è meglio: stanca meno la
vista e permette un rapporto fisico con l’oggetto che nell’altro caso è
realmente assente. Un libro di carta possiamo stringerlo tra le mani, prendici
appunti sopra con una matita, lasciarci i segni del nostro passaggio, possiamo
conservarlo, quando ci è piaciuto fino ad amarlo, in un luogo che sia sotto il
nostro sguardo… Eppure anche l’e-book ha i suoi considerevoli vantaggi e, primo
fra tutti il prezzo che spesso è la metà del suo omologo cartaceo. Inoltre gli
e-book non occupano spazio, ma memoria di un hard disc e noi possiamo realmente
portare in tasca, sempre a portata di mano, un’intera biblioteca! Non sono considerazioni
da poco.
Ultimamente ho letto di qualche studio secondo il
quale leggere libri su un supporto elettronico non favorirebbe l’apprendimento
e la memorizzazione del testo, mentre il contatto fisico con le pagine
aiuterebbe la memorizzazione dei contenuti. Francamente non so proprio dire se
ciò sia vero. Nel mio caso particolare non è certamente così anzi, secondo la mia
esperienza, si può passare dal cartaceo all’elettronico senza particolari
differenze nell’apprendimento e memorizzazione. Credo proprio che ciò che conti
di più, in ogni caso, è il contenuto piuttosto che il contenitore.
Insomma, tra elettronico e cartaceo non ho
particolari preferenze se non dal punto di vista affettivo. L’oggetto libro è
bello e averlo tra le mani, toccarlo, sfogliarlo, aprirlo e richiuderlo, magari
facendogli fare un bel suono dopo la lettura di qualcosa che ci è piaciuto e ci
ha appagato particolarmente, è una vera goduria.
Poi c’è un’altra questione: le librerie. Adoro
andare nei negozi che vendono libri, perdermi fra gli scaffali, cercare fra gli
autori, provare a ritrovare un titolo letto molti anni prima solo per vedere se
è ancora nel mercato. E adoro anche le bancarelle dei mercatini dove fra cento
libri “inutili” può succedere di trovare quello che cercavi da anni o
semplicemente sentirti “chiamato” da un titolo o da una copertina…
Allora è così: dovendo scegliere direi carta e
sempre carta, ma la praticità, economicità, semplicità e anche sostenibilità
dell’elettronico non può essere trascurata e sottovalutata. Quindi leggo libri
indifferentemente dal formato e sono soddisfatto in questo modo. Ma se per caso
dovessi innamorami di un libro in particolare, se in esso vi trovassi una magia
strana e ne fossi conquistato, allora acquisterei il cartaceo, anche se già
avessi l’edizione elettronica.
La conclusione? I libri sono ciò che vi è scritto,
il contenuto, ma la loro forma non è cosa trascurabile. Cosa fare? Semplice:
leggere, leggere, leggere, sempre e comunque, perché il piacere più grande è
nel rapporto che si instaura tra le parole dell’autore e il lettore. Un piacere
intimo e un rapporto unico e privilegiato che prescinde in toto dalla forma del
contenitore.
Fabio Ascani