Quando pensiamo allo smog e all’aria inquinata la
prima preoccupazione relativamente alla salute è per i nostri polmoni e
certo non sbagliamo ma una recente ricerca ha portato alla luce risultati
sorprendenti e decisamente poco rassicuranti.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms)
lo smog è responsabile di un maggior numero di morti di quanti ne producano
alcol e droghe. Le morti riconducibili all’inquinamento sono al quarto posto a livello
mondiale, precedute solo da pressione alta, fumo e rischi legati
all'alimentazione, e precedono quelle per alcol, droga e malattie a
trasmissione sessuale.
Oggi, un nuovo studio dell’Università di
Lancaster, uno dei primi 10 atenei del Regno Unito, pubblicato sulla
prestigiosa rivista scientifica Pnas (leggi l'articolo in lingua originale), sostiene che ferro e altri minerali
pesanti presenti nei gas di scarico delle automobili, una volta respirati possono
accumularsi nelle aree del cervello danneggiandolo. La scoperta, che è stata
definita dagli autori dello studio “scioccante”, pone ulteriori e nuovi
interrogativi sui rischi derivanti dalle nano-particelle diffuse nell’aria
inquinata da smog, specie nei grandi centri urbani, sulla salute umana. In
particolare si ritiene che le particelle di ossido di ferro possano contribuire
a malattie come il morbo di Alzheimer, pur essendo le evidenze a supporto di
questa ipotesi ancora insufficienti.
L'autrice principale della ricerca, Barbara Maher, individuò
particelle di magnetite in campioni di aria raccolti nei dintorni di una strada
trafficata di Lancaster e fuori da una centrale elettrica e si è chiesta se
particelle simili potessero trovarsi anche nel cervello. Così è stato.
I ricercatori hanno analizzato campioni di tessuto
cerebrale di 37 persone. Fra queste, 29 di età compresa fra 3 e 85 anni che hanno
vissuto e sono morte a Città del Messico, dove i tassi di inquinamento
atmosferico sono particolarmente elevati. Le altre 8, con età da 62 a 92 anni,
provenivano invece da Manchester e alcune erano morte con malattie
neurodegenerative a diversi livelli di gravità.
I campioni esaminati dal team contenevano tutti
milioni di particelle di magnetite per grammo di tessuto cerebrale. "È
scioccante studiare un tessuto e vedere che ci sono milioni di particelle,
milioni in un solo grammo, cosa che equivale a un milione di opportunità di
fare danno", spiega Maher, citata dalla Bbc online.
Molto interessante è il fatto che le particelle
ritrovate nei cervelli analizzati non avevano la forma di cristalli ma erano
rotonde, come quelle che normalmente provengono dalla fusione del ferro ad alta
temperatura, cosa che avviene quando il carburante viene bruciato. Per Maher la
forma di queste particelle è una chiara prova del fatto che arrivano dall'inquinamento
atmosferico.
Lo smog entra nel cervello e questa scoperta è
"la pistola fumante", secondo l'esperta Che sottolinea: "C'è
ferro nel carburante, come impurità, c'è ferro nel blocco motore dell'auto. E
dunque lo si può respirare camminando per strada. Come potrebbe non entrare
nell'organismo?". Il problema adesso, però, è capire quali sono le
conseguenze. Le microparticelle osservate dagli esperti sono di diametro
inferiore a 200 nanometri e possono spostarsi dall'aria alle terminazioni
nervose nel naso e da qui al cervello, spiega il team che ha anche scoperto nei
campioni di tessuto cerebrale nanoparticelle di metalli presenti nei motori, ma
raramente nell'organismo, come il platino.
La
correlazione fra malattie neuro degenerative e metalli presenti nel cervello
non è però così immediata, anche se suggestiva: “le particelle di inquinamento
"potrebbero essere un fattore di rischio", ma "non c'è alcun
legame provato al momento” ha spiegato il coautore dello studio David Allsop
che è un esperto del morbo di Alzheimer.