“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma
contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi
sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative,
ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le
piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima,
ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e
per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza:
perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma
rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.
Peppino Impastato
Proprio
questa mattina, ascoltando la radio, sento una notizia che non mi lascia
indifferente: “Blitz a Corleone: dodici arresti. C'è anche il nipote di Provenzano”.
Non ho potuto fare a meno di pensare al pezzo che
avevo iniziato a scrivere qualche giorno fa ma che poi non ero riuscito a
terminare. Si trattava proprio di Corleone.
Quest’estate, l’ultimo giorno della nostra vacanza
in Sicilia l’abbiamo passato a Corleone. Quando si fa questo nome immediatamente
tornano alla mente le patinate immagini cinematografiche de Il
Padrino firmate Coppola ma già qui vale subito la pena mettere le cose
in chiaro: i film tratti dai romanzi di Mario Puzo non hanno nulla a che vedere
con con la realtà di quei luoghi. Nessuna scena è stata girata a Corleone,
considerato troppo moderno rispetto al periodo di storico del film. Le scene
siciliane del Padrino I sono state
girate a Savoca, a Forza D’Agrò e a Motta Camastra. Nel Padrino III troviamo anche il Castello degli Schiavi a Fiumefreddo
di Sicilia, Acireale, Calatabiano e Palermo.
Ciò che invece è reale e ha lasciato un segno
profondo nella piccola città è la mafia. Ancora oggi il nome Corleone è fra quelli delle città
italiane fra i più conosciuti al mondo (tristemente) e, perfino in Congo, nella
capitale Kinshasa, ho letto, c’è un ristorante che ne porta il nome. Il nome di
un luogo famoso per la brutale violenza dell’organizzazione criminale che lo ha
dominato per anni diventa un’attrazione, e viene sfruttato secondo le regole
del marketing, da scrittori, registi di cinema e televisione, ristoratori e,
perché no, dagli stessi corleonesi. Di fronte al municipio, in piazza Garibaldi
c’è un bar con foto e cartelloni che echeggino al film di Coppola, il Central Bar.
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il Central Bar a Corleone |
Oggi la città è fra le più visitate dell’isola e lo è proprio per questa fama
negativa. Nel 2015 fu grande la polemica per il giro organizzato da un tour
operator di Boston che prevedeva per i visitatori una tappa con incontro con il
figlio maggiore del boss Provenzano a fare da cicerone.
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la biglietteria del CIDMA |
La nostra idea nel recarci a Corleone era invece quella
di cercare di capire e far capire ai nostri figli cosa realmente fosse la mafia
e quali reali conseguenze avesse avuto su quel territorio e sulle persone che li
vivono.
Avevo letto del CIDMA, il centro internazionale di
documentazione sulla mafia, e così, dopo una passeggiata per le stradine della
città, siamo entrati in quello che credevo una specie di museo. Mi
sbagliavo. Il CIDMA, vicino al municipio, non è un museo ma un luogo bello dove siamo
stati accolti con calore da persone giovani che hanno deciso di dare un futuro
migliore e alla loro città, a se stessi, a chi verrà dopo di loro.
Lorena, che li lavora, ci ha accompagnato attraverso le sale
del CIDMA in un percorso emozionate fatto di oggetti evocativi e foto belle e dure. Ma è stato tramite
il suo racconto minuzioso e coinvolgente dei fatti terribili che si sono svolti
in quel piccolo paese, che abbiamo compreso cosa abbiano significato 70 anni di
storia mafiosa che hanno avuto ripercussioni, non solo a Corleone, ma in tutta
la Sicilia e in Italia infliggendo un marchio ingiusto e crudele su un intero
popolo.
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Lorena ci mostra i faldoni originali del MaxiProcesso con il quale si diede un colpo decisivo alla mafia |
Oggi le nuove generazioni sono state cresciute già dalla scuola a “pane e antimafia”, come ci diceva la nostra giovane guida, ma questo
non vuol dire che la mafia sia finita, solo ha cambiato volto assumendo quello,
meno cruento ma sempre efficace, del mondo degli affari. Solo pochi giorni prima della nostra visita il comune di Corleone era stato sciolto per mafia.
Credo che non si possa passare per quei luoghi senza
visitare il CIDMA, ignorando cosa voglia dire realmente mafia e cosa può voler
dire ancora oggi.
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il falcone delle dichiarazioni del noto criminale
Buscetta, custodito nel CIDMA |
Ciò che volevo era un’informazione corretta e
precisa, per me e per i miei figli, che smitizzasse anni di cultura televisiva e
ci riportasse nella realtà dei fatti. È proprio questo che abbiamo trovato, che ci ha coinvolto ed emozionato.
Termino con le parole di un’operatrice del CIDMA che
risponde ad una signora che su Facebook chiedeva Ma qual è la legalità? Qual
è la verità?
La risposta è questa: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che
abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si
oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e
quindi della complicità.” per Noi,#Cidma, noi giovani onesti, la legalità è
questo, portando avanti con umiltà, determinazione e spirito di abnegazione, il
grande dono che i Giudici Falcone e Borsellino, le Forze dell'Ordine, Forze
Armate ogni giorno ci insegnano vivendo di libertà. La invitiamo a venire a
trovarci, :-) .Le nostre mani tese per un bene comune e di tutti .buona
giornata