di Francesca Senna
Il racconto, ambientato a Lima, è un
affascinante connubio tra due narrazioni: quella della storia
d'amore fra il giovanissimo Mario con la zia Julia, ed i racconti pindarici di un altro
personaggio pittoresco, lo scribacchino Pedro Camacho.
Si presenta come un libro molto divertente, di
quelli che fanno dire ai lettori di essere stati subito affascinati dal testo e
di averlo letto rapidamente e di essere diventati da qual momento fedeli
lettori dell'autore peruviano.
La sensazione è quella di leggere non un
unico romanzo, ma due, uno dei quali formato da infinite piccole storie indipendenti
una dall'altra. Ne risulta una struttura narrativa complessa: nei capitoli pari si narra di Mario, la Zia Julia e la loro rocambolesca storia d'amore,
nei capitoli dispari si raccontano dei romanzi radiofonici che sono la
creazione dell'altro grande protagonista, il boliviano Pedro Camacho
All'aumentare del numero dei capitoli
cresce anche il ritmo del racconto ed è incredibile come il lettore sia
risucchiato da un vortice in cui si racchiude tutto.
Tutto il racconto però dall’inizio alla
fine è caratterizzato dalla passione per la letteratura che anima Mario,
aspirante scrittore che trova ispirazione in Pedro Camacho suo idolo e punto di
riferimento: nei romanzi radiofonici di quest’ultimo si mescolano allegramente
e senza nessun principio di verosimiglianza o quantomeno sense of humor storie truci di incesti, di giovani uomini nel fiore
delle forze che decidono di dedicare le loro giovani vite alla caccia ai
roditori, devoti e pii religiosi che insidiano fanciulle in fiore, ecc ecc
Con virtuosismi stilistici, cambi di ritmo
repentini, rielaborazione della struttura narrativa il lettore è sballottato da
una storia ad un'altra, precipita in tante piccole storie che ne raccontano
altre, che si fondono in altre fino a disorientare e quasi farlo smarrire.
E poi all’improvviso… confusione
Devo dire che questo cambiamento repentino mi
ha gettato nel panico mentre leggevo. Non mi ero preparata al testo quindi non
mi aspettavo che si evolvesse in questo modo, anche se poi lo scoprire che la confusione
sia stata progettata a tavolino dallo scrittore mi ha fatto apprezzare ancora
di più il romanzo che già di per se considero un capolavoro tra suspense e
momenti di comicità irresistibile, caratterizzato da un ritmo
e eleganza esemplari.
Mentre quindi i capitoli della prima parte,
risultano esemplarmente narrativi e scorrono piacevolmente, quelli della
seconda parte, apparentemente ampollosi e senza senso, sono dei veri pezzi di
bravura scrittoria.
Caratteristica principale del libro è la
forte vena ironica sempre presente e che arricchisce la trama principale senza
appesantirla; l’opera si presenta nel suo complesso quindi come un evidente e riuscitissimo
esperimento letterario ricco d'ironia. Ma tra le righe,
attraverso i personaggi secondari caratterizzati in modo eccellente senza
rubare mai la scena ai protagonisti, si narra anche e soprattutto la
malinconica tristezza di un popolo che arranca, che cerca di emanciparsi senza
riuscirsi, che rimane ancorato ad un passato pesante e ad un presente
difficile, al quale può rispondere solo con una leggerezza nel vivere e
un'ironica risata che stempera la tensione
Le connessioni tra reale ed irreale diventano via via
più frequenti con lo scorrere delle pagine, nonostante il libro si differenzi
nettamente dagli scritti di altri autori sudamericani di quel periodo; non vi
troviamo infatti alcuna sorta di realismo magico. Differentemente dagli altri
scrittori compatrioti, Vargas Llosa, affronta i suoi demoni da solo con la sola
arma della scrittura.