di Francesca Senna
Sanditon è l'ultima opera che ci resta di
Jane Austen, iniziata nel gennaio del 1817 e lasciata incompiuta meno di due
mesi dopo per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Il titolo, non presente nel manoscritto, è stato
attribuito postumo.
Lo
scritto inizia con Mr. e Mrs. Parker che si dirigono verso Willingden,
villaggio rurale. La carrozza, una volta giunti a destinazione, nel tentativo
di inerpicarsi su per il pendio, si rovescia. I due vengono soccorsi da
Mr. Heywood e famiglia. Mr e Mrs Parker vogliono far conoscere ai
loro nuovi amici Sanditon e così Charlotte, figlia degli Heywood, si ritrova in
carrozza, direzione Sanditon.
Il racconto ruota intorno alle grandi ambizioni di Mr Parker per il piccolo
centro di Sanditon, destinato secondo lui a diventare luogo di
villeggiatura e cura più rinomato del paese. Il suo obiettivo è trasformare
la tranquilla cittadina di Sanditon in una stazione balneare alla moda.
Mrs Parker e Sanditon sono lo specchio di quello che
sta succedendo nella società inglese della prima metà del '800:
l'urbanizzazione è in forte sviluppo e con essa appare oramai chiaro un nuovo
modo di intendere il lavoro e la società.
Charlotte (la figlia degli Heywood), rappresenta invece la vera eroina di
questo romanzo: è tentata dall’idea di Mr Parker ma al tempo stesso comprende
le ragioni del padre, restio al grande cambiamento.
Spicca per la sua normalità, seria, posata, molto razionale nel suo modo
di pensare. E' un'eroina positiva, ma anche matura, che ha tanti punti di
contatto con le altre eroine austeniate, ma anche tante differenze. E’ una
ragazza umile ma dal carattere e dalle idee salde, un’eroina meno impulsiva ma
più impavida, meno frivola ma più viva di tutte le precedenti eroine della
scrittrice.
Jane Austen in questo testo non risparmia nessun aspetto negativo della società che la circonda,
fatta di pomposi arrivisti, ipocondriaci pigroni, malelingue vanitose e li
osserva con occhio divertito e scettico. Tutti aspetti presentati tramite uno o
più personaggi, quasi macchiette ridicole che si muovono intorno ai
protagonisti del racconto.
Jane Austen ha saputo dipingere il suo tempo (il
Settecento inglese della borghesia di provincia, delle buone maniere, del
matrimonio come aspirazione suprema) con grazia ed eleganza, ma ne ha lasciato
accuratamente emergere, con le stesse armi tipiche di quei salotti – arguzia,
bon ton, ironia –, gli aspetti più retrogradi, rivelandosi, pur tra le pareti
domestiche, donna di spirito e femminista ante litteram.
Lo
scritto mette in luce la grande capacità descrittiva dell’autrice, ormai in
grado di raccontare pienamente una società contraddittoria e assurda, fondata
su bizzarri convenevoli, abitudini e paradossi. Uno scritto dall’importanza
letteraria imponente, perché ciò che riecheggia nella mente del lettore al
termine della lettura è una sola, forte convinzione: Sanditon sarebbe
potuto diventare un capolavoro, se solo la Austen non si fosse trovata
costretta ad abbandonarne la stesura del manoscritto quattro mesi prima della
morte. Un’opera imperdibile, frutto di un genio arguto, romantico e al contempo
analitico che poche volte è riuscita a produrre la letteratura inglese.