Emilio Tomasi è un avvocato di Ariccia il quale, quasi al termine della sua prima consiliatura a sostegno di Emilio Cianfanelli, insieme a Paolo Ermini, ha deciso di dimettersi, provocando la caduta dell’Amministrazione Cianfanelli. Ora è candidato nella lista “Alternativa Democratica”, a sostegno di Roberto Di Felice.
Emilio, molto è già stato detto e scritto sulla tua scelta politica. In ogni caso ritengo sia il caso anche qui di tornare a parlarne, per far comprendere meglio a tutti le ragioni di un passo così rilevante.
In estrema sintesi posso dirti che gli errori dell’ex sindaco sono essenzialmente di tre generi: il primo, di carattere umano. Il ritenere che soltanto egli potesse governare la Città di Ariccia, direttamente o tramite interposta persona.
Il secondo, di carattere politico. L’ex sindaco, al di là dei partiti politici che lo hanno sostenuto, nel corso di 10 anni ha completamente dissipato il notevole bagaglio di consensi del centro sinistra. A ciò si aggiunga che, a parte i proclami, non si è mai preso cura di agevolare la nuova classe dirigente, per via della sindrome del Rex Nemorensis (ucciso dal successore). Chi ha espresso un dissenso motivato è stato sempre avversato e dileggiato. A lui è imputabile la pedante visione manichea della politica che ha disseminato odio in tutta la Città.
Il terzo, di carattere amministrativo. L’aver posto alla deriva, in questi ultimi anni, il progetto della tutela del territorio dagli insediamenti massivi non utili per la Città, il tutto nell’ombra della mai sventolata abbastanza bandiera della realizzazione dell’Ospedale dei Castelli Romani.
Ne sono esempio alcune operazioni urbanistiche che grazie al nostro mancato voto non sono passate in consiglio comunale ed altre che invece non siamo riusciti ad impedire.
Ancora. Il metodo di formazione del piano di indirizzo: non partecipato né dai cittadini, né dalle associazioni, né dalle commissione consiliari (il presidente della commissione urbanistica si era dimesso da circa un anno senza mai essere sostituito). I suoi contenuti: il polo unico scolastico in un terreno boscato con ulteriore cessione di cubatura in favore un fortunato privato a discapito di una edilizia scolastica da riqualificare ma da mantenere al centro storico, infrastrutturalità irrinunciabile anche per un indotto economico. Da ultimo ma non ultimo, le inefficienze (come i costi iperbolici delle consulenze), le scelte irrazionali (come l'inutile chiusura del Ponte monumentale per 5 anni che oggi, è certo, non ha mai rischiato di cadere), le scelte urbanistiche contraddittorie (come quella che priva il centro storico della sua infrastrutturalità scolastica per dirigerla su terreno boscato e periferico), il non essersi curato dell’economia della città e dei bisogni più immediati dei cittadini, come la cura delle strade e del verde pubblico e l’insana volontà di isolare subdolamente il centro cittadino.
E cosa ti ha portato a sostenere la candidatura a sindaco di Roberto Di Felice?
Ho apprezzato della politica di Roberto Di Felice alcune battaglie fatte dai banchi dell’opposizione. Battaglie che io e Paolo Ermini in alcuni casi abbiamo condiviso pur facendo parte della maggioranza di governo. Mi riferisco in particolar modo all’avversione per quelle scelte urbanistiche a cui accennavo poc’anzi.
Inoltre mi ha avvinto la generosità con cui Roberto Di Felice si è messo a disposizione della Città nonostante le sue vicissitudini personali.
Roberto Di Felice è fortemente voluto dal popolo, tanto che questa campagna elettorale mi ricorda un po’ le contrapposizioni politiche del secolo scorso. Il popolo da un lato e una certa classe borghese dall’altro. Evidentemente la mia collocazione politica anche per questo motivo non poteva che essere quella attuale. Qui il pensiero va ai tanti validi e propositivi ragazzi presenti nelle liste di Serra Bellini che pensano di essere dalla parte degli ultimi e della tutela del territorio ma che inconsapevolmente sostengono il potentato del pensiero unico e della poltrona perenne.
Ciò che mi entusiasma, poi, è che Roberto DI Felice è contornato da una prima e seconda linea di giovani aspiranti amministratori che muoiono dalla voglia di essere messi alla prova. Tra questi ho ritrovato dei vecchi amici con i quali, al netto dell’antitesi politica, ho sempre mantenuto un buon rapporto di rispetto e di stima. Quel rapporto che a Cianfanelli fa sostenere che l’idea di sovvertire la maggioranza ha origini lontane. Per la sua concezione politica il confronto non può essere coltivato al di fuori del recinto dei suoi adepti.
Ma comunque anche la conoscenza di Roberto Di Felice è risalente, infatti è stato mio precettore. Ai tempi del quarto ginnasio, quando il greco antico mi dava seri problemi di apprendimento, le sue lezioni mi impedirono di perdere l’anno.
Dicci qualcosa della lista Alternativa Democratica: le ragioni del nome, le persone che la compongono, otto donne e otto uomini, credo sia l’unica a dare così grande valore alla parità di genere.
A qualcuno il nome Alternativa Democratica potrebbe far tornare in mente Berlinguer e la questione morale. Noi molto più modestamente, prima con la scelta di questo nome per il gruppo consiliare e poi per la lista civica, volevamo sottolineare la necessità di elaborare un’alternativa democratica ad un sistema prossimo all’implosione, sia dal punto di vista politico, con il PD ostaggio dei “due ladri di Pisa” (ndr Valentino Cianfanelli ed Emilio Cianfanelli), sia amministrativo, con l’uomo solo al comando, fabbro di un programma personale degenerato.
Confrontandoci con degli amici che condividono la nostra idea di città, è nata la candidatura di 16 persone, 8 uomini ed 8 donne, la maggior parte delle quali senza alcuna esperienza politica, guidate esclusivamente dalla voglia di dar testimonianza di quell’idea.
Incontrando gli elettori e queste giornate di campagna elettorale cosa ti chiedono maggiormente? Che idea ti sei fatto?
Ma guarda Fabio, se dovessi sintetizzare tutte le istanze in una sola ti direi che gli Ariccini vorrebbero semplicemente una migliore qualità della vita, naturalmente entro i limiti di quello che un Ente locale può loro garantire. E ritengo che effettivamente ci siano ampi margini per poter dar seguito a tale richiesta ripartendo dai servizi essenziali.
Se fossi eletto consigliere quali sarebbero le tue priorità per questa città, per donarle un futuro migliore?
Semplificazione ed agevolazione. La maggior parte dei problemi originano dalla loro assenza.
E poi attenzione per tutto ciò che ci si aspetta funzioni puntualmente. Del resto tutta questa voglia di trasparenza di cui si fa un gran parlare, per carità comunque legittima stanti alcune cronache giudiziarie, origina dalle inefficienze dell’amministrazione. Permettimi una metafora. Quand’è che si ha voglia di guardare dentro un congegno meccanico? La risposta è quando non funziona. Si pensi alla rottura dell’automobile, dell’elettrodomestico, et cetera. Chi è che non ha mai provato a verificare cosa non funzionasse al loro interno in caso di rottura?
Ebbene l’amministrazione deve garantire ai cittadini che non dovranno mai chiedersi come funzioni la macchina amministrativa.
Tutto dovrà semplicemente funzionare, come essi si aspettano.