di Francesca Senna
Laura ha
trentaquattro anni, un ottimo lavoro all'Iberia, un ragazzo che la ama e nove
dita. Sul suo mignolo mancante e sulla sua infanzia, nella Barcellona degli
anni Settanta, aleggia l'ombra di un mistero. Per svelarlo Laura decide di
scrivere un diario "con valore retroattivo", in modo da mettere nero
su bianco un passato di cui curiosamente non le resta nessuna fotografia: i
suoi genitori, infatti, ex militanti del fronte antifranchista, sono sempre
stati convinti che i ricordi autentici non abbiano bisogno di essere
immortalati, perché basta registrarli nella mente come ritratti immaginari.
Eppure, quando sua sorella Moira trova per caso in un mercatino delle pulci la
fotografia di due bambine che assomigliano come gocce d'acqua a loro da
piccole, Laura si convince che le abbiano tenuto nascosto qualcosa. E se il
mondo fosse come una moneta, in cui "su una faccia c'è una bugia e
sull'altra tutte le verità possibili"? Così, nel suo romanzo d'esordio,
Laia Fàbregas, muovendosi con maestria sulla labile linea di confine tra realtà
e immaginazione, ricostruisce le vicende di una famiglia sullo sfondo della
travagliata transizione dalla Spagna franchista alla democrazia e racconta la
storia commovente di una donna alla conquista della propria identità.
Tutte le
vicende si svolgono all’epoca della caduta del regime franchista, sullo sfondo
della travagliata transizione dalla Spagna franchista alla democrazia.
L’ambientazione
socio politica fa da scenario importante allo svolgimento del racconto.
La
protagonista è Laura, una donna di trentaquattro anni che lavora per l'Iberia,
e che ha solo nove dita. Sul suo
mignolo mancante e sulla sua infanzia, aleggia l'ombra di un mistero.
I suoi
genitori le hanno detto che è nata così, senza mignolo.
Un altro
elemento che contribuisce all’aura di mistero del racconto è la assoluta
mancanza di foto riguardanti questa famiglia: i genitori hanno infatti deciso
di non scattarne, né a lei né alla sorella Moira, con la scusa di allenarle a
ricordare con la mente e a vivere nella realtà, sempre.
Moira però
un giorno trova una foto in un mercatino delle pulci: due bambine, una più
grande l'altra più piccola, in una foto sfocata, con le quali c'è
un'incredibile somiglianza. Venuta a conoscenza della foto, Laura decide che
vuole saperne di più, perché non è possibile che non ci sia nessun ritratto
della loro infanzia. Le due sorelle cominceranno a far domande ai genitori, per
cercare di capire. Fino a che non verrà fuori la verità.
Alla
narrazione in terza persona si alternano pagine di diario, che racchiudono in
parte i ricordi di Laura sulla sua infanzia e in parte dei sogni, in cui la
donna perde ogni volta un dito diverso della mano, fino a rimanere senza.
Lo sviluppo
della trama è troppo superficiale e il confine tra realtà e finzione
decisamente troppo confuso.
E' un libro
che si legge in modo scorrevole ma che alla fine non lascia molto.