di Francesca Senna
Evelina
Cattermole alias Contessa Lara (lo pseudonimo Contessa Lara è tratto dal
poemetto Lara di Byron del 1814).
Il racconto ha per
protagonista la giovane Leona, cavallerizza ed artista del mondo circense che
cade follemente innamorata del conte Paolo Cappello, al quale, dopo svariate
vicissitudini regala la propria vita ed il proprio amore nella più totale
dedizione ed abnegazione.
Lo stile è in tutto e per
tutto pura “cronaca”, scarno e privo di commenti o di filosofia; nonostante ciò
quello che salta agli occhi è il buon gusto, il sentimento delicato d'arte, la
vivacità d'immagini, i guizzi di passione, le figure e paesaggi dal disegno
preciso. In generale prevale un tono di leggerezza graziosa, ondate di
sentimentalismo e punte d'ironia, manifestate attraverso un tono borghese,
rotto ogni tanto da descrizioni in puro stile romantico.
La protagonista non viene mai
caratterizzata psicologicamente dalla autrice, la quale si concentra piuttosto
sul dettaglio quasi giornalistico degli ambienti in cui si svolgono le vicende
del racconto. Lo sguardo con il quale affronta questi contesti è struggente,
quasi a richiamare un tragico sguardo sul mondo presente.
Leona arriva ad essere una
donna offesa, che assiste alla sua sfortuna con uno sguardo rassegnato. Contemporaneamente
alla libertà femminile che vive nella “eroina” di questo
racconto, l’autrice racconta anche una storia di sofferenza di sposa ed è
lecito pensare che in questi racconti ci sia soprattutto un'esperienza vissuta
personalmente.
Questo aveva fatto Evelina:
mettere in poesia la sua vita.
Nota storico biografica.
Evelina Cattermole: cronista, redattrice, titolare di
rubriche femminili, lei, che non aveva mai lavorato, nel 1876 aveva deciso di
trasformare il suo amore per la scrittura in uno strumento di lavoro, ed era
riuscita ad espugnare quella roccaforte maschile che era il mondo dei giornali
sostenendo il diritto di ogni donna ad essere giudicata professionalmente, e
trattata economicamente, al pari di un uomo. Estranea alle rivendicazioni del
movimento emancipazionista femminile, di fatto, ne divenne interprete per
bisogno. Fu questo insieme alle sue scelte di vita così diverse da quelle che
allora ci si aspettava da una donna, a far di lei una delle tante “donne nuove”
che proprio in quegli anni cominciavano ad affacciarsi sulla scena, e di cui
tanto si cominciava a parlare. Per lei, parlò sempre la sua vita.