Il 17 luglio 2015 è uscito il nuovo singolo “Rattle That Lock” che apre le porte al
nuovo album “Rattle That Lock” di David Gilmour, la cui uscita è prevista per il 18 settembre 2015 in
tutto il mondo.
Questo per Gilmour è il quarto progetto solista,
l’ultimo risale al 2006 “On the Island”,
mentre nel 2014 è uscito l’ultimo album con i
Pink Floyd “The Endless River”.
L’album è composto da 10 tracce, delle quali 5 sono
state scritte a quattro mani insieme a Polly
Samson, storica collaboratrice nonché compagna di vita, le altre sono
frutto della creatività di Gilmour, che ha anche prodotto il progetto insieme a
Phil Manzanera dei Roxy Music, pubblicato dalla Columbia Records.
L’artwork è stato realizzato da Dave Stansbie
Per i live non bisogna aspettare molto visto che dal
sito ufficiale www.davidgilmour.com si legge che nel tour europeo ci saranno due date
italiane il 14 settembre 2015 a Verona ed il 15 settembre 2015 a Firenze.
Sarà quindi possibile ascoltare i nuovi brani dal vivo prima dell’uscita
effettiva del disco.
Gino
Castaldo per Repubblica.it ha pubblicato una bellissima intervista fatta a David
Gilmour proprio in vista dell’uscita del nuovo album. Di seguito alcuni stralci
dell’intervista:
Possiamo
definirlo un album concept? Quasi come l'Ulisse di Joyce, racchiuso nel corso
di 24 ore?
"Beh, non era intenzionale questo riferimento, ma direi che sì, il paragone è giusto".
Come sempre nel suo stile si avverte una linea di sottile malinconia che accompagna il disco. E così?
"C'è sicuramente in alcuni passaggi, in alcune canzoni, ma alla fine non credo sia un disco triste, al contrario credo sia un disco ottimista".
E come riesce ad esserlo guardando quello che succede nel mondo?
"Per prima cosa sono un ottimista di natura, e poi credo piuttosto sia un problema di spingere se stessi a reagire alle brutte cose che succedono, realizzare che si può fare la differenza, si può pretendere qualcosa di meglio, anche dai governi che guidano i nostri paesi. Forse ottimismo non è la parola più giusta ma è questione di battersi per i propri diritti, afferrare i momenti migliori della nostra vita e vivere all'interno di quelli".
Ascoltando il suo inconfondibile stile chitarristico, viene da pensare che assomigli a una voce umana, come fosse un canto. E seguendo il viaggio suggerito dal disco si arriva a "A boat lies waiting", con le voci di Crosby e Nash, dedicato al compianto Rick Wright. Come definirebbe il suo legame con Rick?
"Incredibilmente avevamo una sorta di comunicazione telepatica. Non parlavamo molto, non ce n'era bisogno, ma quando ci trovavamo in studio o sul palco ci parlavamo attraverso la musica, era il nostro legame profondo. Sento la sua mancanza con molto dolore, come amico, ma mi manca molto anche quella intesa musicale. Il pezzo è come una pausa nel viaggio, un momento per riflettere e pensare a Rick".
"Beh, non era intenzionale questo riferimento, ma direi che sì, il paragone è giusto".
Come sempre nel suo stile si avverte una linea di sottile malinconia che accompagna il disco. E così?
"C'è sicuramente in alcuni passaggi, in alcune canzoni, ma alla fine non credo sia un disco triste, al contrario credo sia un disco ottimista".
E come riesce ad esserlo guardando quello che succede nel mondo?
"Per prima cosa sono un ottimista di natura, e poi credo piuttosto sia un problema di spingere se stessi a reagire alle brutte cose che succedono, realizzare che si può fare la differenza, si può pretendere qualcosa di meglio, anche dai governi che guidano i nostri paesi. Forse ottimismo non è la parola più giusta ma è questione di battersi per i propri diritti, afferrare i momenti migliori della nostra vita e vivere all'interno di quelli".
Ascoltando il suo inconfondibile stile chitarristico, viene da pensare che assomigli a una voce umana, come fosse un canto. E seguendo il viaggio suggerito dal disco si arriva a "A boat lies waiting", con le voci di Crosby e Nash, dedicato al compianto Rick Wright. Come definirebbe il suo legame con Rick?
"Incredibilmente avevamo una sorta di comunicazione telepatica. Non parlavamo molto, non ce n'era bisogno, ma quando ci trovavamo in studio o sul palco ci parlavamo attraverso la musica, era il nostro legame profondo. Sento la sua mancanza con molto dolore, come amico, ma mi manca molto anche quella intesa musicale. Il pezzo è come una pausa nel viaggio, un momento per riflettere e pensare a Rick".
Per leggere l’intervista integrale di Gino Castaldo su Repubblica.it il link è il seguente:
Gianni Casciano (gianni.casciano@gmail.com)