Nessuno in Regione Lazio o nei Comuni dei Castelli
Romani pensi di fare il furbetto nascondendosi dietro alla legge cosiddetta
“Sblocca Italia”: l’eventuale costruzione dell’Inceneritore di Albano dipende
ESCLUSIVAMENTE dall’Autorizzazione Regionale (A.I.A.) n. B.3694 del 13 agosto
2009, voluta dalla Giunta Marrazzo, e poi prorogata dalla Giunta Polverini con
determina n. B.0266 del 28 gennaio 2013. Come riportato testualmente in questi
due documenti, la possibilità di avviare il cantiere per costruire il mega
forno brucia-rifiuti di Albano scadrà INDEROGABILMENTE il prossimo 22 novembre
2015 e potrà essere eventualmente rinnovata solo ed esclusivamente dalla Giunta
Zingaretti: punto!
Detto ciò, l’articolo 6 di un nuovo decreto (attuativo) proposto lo scorso 29 luglio dal Consiglio dei Ministri, collegato alla legge detta “Sblocca Italia”, pretende di trasformare la discarica dei Castelli Romani, detta di Roncigliano, in un “infrastruttura strategica di preminente interesse nazionale utile a garantire la sicurezza nazionale.” Si tratta , per il momento, “solo” di una bozza preliminare. La versione definitiva verrà discussa il prossimo 9 settembre alle ore 11,00 presso il Ministero dell’Ambiente e poi votata nella Conferenza Stato-Regioni, la “tavola” rotonda cui partecipano tutti i deputati, senatori e delegati delle Regioni italiane. Il Governo, detto in parole povere, per legge non avrebbe potuto e non potrebbe autorizzare di nuovo, in sede nazionale, un impianto già autorizzato, e per ben due volte, in sede regionale!
Non c’è nessun interesse nazionale da difendere, ovvero salute umana e ambiente (!), nel cimitero dei rifiuti di Roncigliano, ma solo biechi interessi di bottega, visto e considerato tra l’altro il gravissimo e forse irreversibile stato di inquinamento delle falde acquifere e dell’aria, come certificato recentemente da Arpa Lazio e Ispra-CNR. Ed alla faccia di un processo penale storico nei confronti del Gruppo Cerroni, in pieno e veloce corso di svolgimento, che coinvolge anche due ex importantissimi dirigenti regionali: Luca Fegatelli e Raniero De Filippis. I capi d’accusa fanno tremare le vene dei polsi: associazione a delinquere, truffa aggravata, falso, sovrafatturazione di oltre 11 milioni di euro nei confronti di 10 Comuni, traffico e interramento illegale di rifiuti, reati ambientali, eccetera eccetera. Processo che riguarda principalmente l’Inceneritore dei Castelli Romani e il VII invaso di Roncigliano. Ma questo, forse, i membri del Consiglio dei Ministri, lo ignorano. Ma cosa ne pensano, di tutto ciò, i sindaci dei Castelli Romani?
Daniele Castri