Dimezzare la fame nel mondo entro il 2015 è possibile. La notizia è
buona ma certamente è doveroso guardare anche i dati che ci fanno meno piacere:
sono ancora 800 milioni le persone sottoalimentate e una persona su nove nel
mondo non ha ancora a sufficienza da mangiare, questo nonostante il numero di
chi soffre la fame sia calato complessivamente di 100 milioni di
unità.
È quanto viene affermato ne “Lo
Stato dell'Insicurezza alimentare nel mondo”, rapporto redatto dalla FAO,
dal Programma Alimentare Mondiale e dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo
e presentato oggi a Roma.
L'obiettivo
più ambizioso, quello di ridurre, entro il 2015, il numero assoluto di quanti
soffrono la fame è stato raggiunto in 25 paesi, ma non in tutto il mondo.
Certamente
è dovere dei governi impegnarsi seriamente per sconfiggere questa piaga, ma è
anche dovere di ogni cittadino responsabile agire quotidianamente, anche nei
piccoli comportamenti, nel rispetto dell'ambiente o quando si va a fare la spesa, pensare che in
qualche modo possiamo contribuire a migliorare questa situazione. In un mondo
globalizzato come ormai è quello nel quale viviamo non possiamo pensare che un’azione compiuta
in una ricca città europea non possa avere una ripercussione anche nel luogo più remoto e povero del
mondo. Prima di tutto, però, i cittadini hanno il dovere di spingere i propri
governi verso scelte politiche etiche e sostenibili: i responsabili di Fao,
Ifad e Pam hanno sottolineato “la necessità di rinnovare l’impegno politico per
combattere la fame e per trasformarlo in azioni concrete”.
Siccome
la fame nel mondo non è cosa che si risolve con le chiacchiere e non è certo questione
semplice, tutti dovrebbero collaborare anche solo non dimenticando l’esistenza
di questo problema terribile e, a livello massimo, come suggerito dai relatori
dello studio, per arrivare alla soluzione c’è bisogno di coordinazione tra i soggetti
interessati, i privati, la società civile e i governi.
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