Proprio non si riesce, non si riesce a sbrogliare questa matassa! Ad aprile c'eravamo occupati dei problemi e delle ansie che avrebbe procurato in tutti noi l'imminente decisione, per altro obbligata, di stabilire quale comune si sarebbe accollato di ospitare le scorie nucleari disseminate su tutto il territorio nazionale. Il Lazio è uno dei candidati. Il rifiuto delle popolazioni locali sarà certamente il denominatore comune con cui dovranno fare i conti le istituzioni. Poi ci sono i sindaci. Ma questi potrebbero essere invogliati da una promessa, anzi una certezza, che con i 20 milioni di euro l'anno di ricompensa recapitate nelle loro casse vuote (soldi prelevati dalle bollette elettriche!) sistemeranno i propri bilanci. Il frutto di queste incertezze e degli attriti che ne conseguono deriva dall'incapacità del nostro paese di fare programmazione, di "balbettare" nel prendere decisioni o quel che è peggio ma purtroppo consueto precipitare nella corruzione. Non passa giorno che un politico o alto funzionario non venga investito da scandalo. E' rivoltante!
L'unica novità del momento è che l'Ispra con la pubblicazione della guida tecnica n.29 fissa i criteri per l'individuazione del deposito unico nucleare. Consultandola, lo potreste fare anche voi, si nota una mancanza di rigore perché a differenza delle linee guida descritte dall'Enea precedentemente la nuova guida è più permissiva. Per esempio la distanza minima dai centri abitati non è ben quantificata, quella dalle strade di grande percorrenza si dimezza riducendosi a un chilometro. Molti beni paesaggistici di assoluto valore, ad eccezione delle isole Eolie, di Ischia e Pantelleria, non sono più escluse. La stessa Sardegna prima era rimasta fuori, ora è dentro. Se pensiamo all'alto rischio con cui viene indicato il trasbordo di scorie via mare, la cosa lascia basiti. Siamo in Italia dove ogni cosa si realizza in maniera approssimativa o si ci mette solo una pezza, che come sapete presuppone poi altre spese e via dicendo...
Giuseppe Ferraro