Musica d’autore live al Teatro Bernini di Aricca
Sabato 15 febbraio, ore
21, al teatro Bernini di Ariccia, Max Arduini, insieme ai The
Bandiths, presenterà il suo ultimo lavoro Patchwork, con
un concerto evento “PATCHWORK – LIVE”
Max Arduini, cantautore
romagnolo, classe 1972, ha alle spalle una lunga gavetta come
pianista di pianobar all’estero, Maldive, Africa, Egitto. Ha
iniziato a suonare da autodidatta, ascoltando artisti come
Buscaglione, De Andrè e tanta musica d’autore degli anni ’70.
Tanti sono i suoi album, tra cui il primo Vinile,
autoprodotto. Di seguito tanti altri progetti pubblicati negli anni
successivi, come Cauto e Acuto del 2001 ,VIVOinPratiCANTATO
2012. Abbiamo avuto modo di farci una chiacchierata con Max:
Ho letto sulla tua
biografia che hai iniziato a suonare la chitarra da autodidatta, con
un prontuario di accordi e l’ascolto assiduo di artisti come -
Buscaglione, De Andrè e della musica d’autore degli anni ‘70:
hanno influenzato il tuo modo di scrivere?
Mi ha sempre
affascinato quel mondo artistico meno convenzionale anche se la
creatività di chi vuole scrivere storie sul proprio vissuto non può
essere influenzata.
I grandi artisti del
passato mi hanno certamente affascinato e hanno messo la mia
creatività nella condizione inconsapevole di portare avanti con
determinazione la canzone cosiddetta d’autore.
Ricordo un aneddoto
che mi fece capire quale direzione avrebbe preso la mia carriera.
Nel 1990
nell’ascoltare “Discanto” di Ivano Fossati capii di voler
comporre musica e testi più ricercati. Fino a quel momento la musica
era una forma d’arte da me ritenuta irraggiungibile.
Lunghissima carriera,
perseveranza nella musica; quali difficoltà incontra un musicista
che vuole far conoscere la propria musica, oggi?
Negli anni passati la
musica era un’arte coltivata solo da chi la considerava una scelta
di vita.
Il risultato erano
brani con contenuti mai banali.
Oggi, invece, la
musica è diventata un puro business accessibile a tutti anche se
spesso poco talentuosi.
Far conoscere la
propria musica oggi è più semplice rispetto agli anni 80 ma quello
che riusciamo a cogliere di positivo da quello che ci viene propinato
è ben poco gratificate.
Questo handicap
determina la difficoltà di arrivare ad un vero apprendimento.
Non credo che sia
importante l’ascolto fine a se stesso, direi che invece sia
fondamentale saper cosa si vuol far conoscere del proprio operato
senza scadenze.
I progetti artistici
non possono piacere a tutti i costi e il solo far musica per piacere
agli altri è sinonimo di superficialità.
La coerenza con quello
che facciamo è determinate e alla lunga paga.
Viviamo in un’epoca
soffocata dagli input mediatici e parecchie nozioni scivolano senza
poterle assorbire a pieno.
La musica è in crisi
da troppi anni e il mercato troppo commerciale ha precluso il futuro
del professionismo in questo paese.
Troppe cover band e
sempre più programmi televisivi che trattano la musica come un gioco
di società.
La difficoltà è
senza dubbio quella di ribaltare la tendenza commerciale.
La musica è cuore e
il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra.
Sono fiducioso e sono
certo che tutto in futuro verrà ripristinato.
Ogni epoca ha avuto la
propria crisi culturale, speriamo passi pure questa.
Perché il tuo ultimo
lavoro si intitola “Patchwork”?
Avevo in mente la
costruzione di un album più complesso che richiedeva maggior tempo
di realizzazione.
Negli ultimi tre anni
ho raccolto molte scritture, appunti, bozze e volevo gestire questo
materiale con più ponderatezza.
Patchwork non è
solamente l’attuale stato del mio scrivere ma è soprattutto il
lavoro che ho svolto con la band nell’ultimo anno di concerti.
Patchwork è il
manufatto che ci voleva a questo punto della mia carriera.
Mi serviva un titolo
che rappresentasse a pieno il lavoro artigianale svolto con i miei
musicisti e le varie tracce dell’album dimostrano proprio quella
cucitura multicolore che oggi sento nella mia composizione.
Al teatro Bernini di
Ariccia spazierai nel tuo repertorio?
Ci sono canzoni tratte
dai miei precedenti album che non possono mancare.
Daremo un assaggio del
nuovo e accennerò alcune rarità da me interpretate con il solo
piano.
Sarà un repertorio
selezionato e rileggendo la scaletta credo che anche il pubblico
rimarrà soddisfatto della nostra performance.
La scaletta prevede
anche dei monologhi tra un brano e l’altro, insomma, sarà uno
spettacolo a tutti gli effetti. Trovo anche riduttivo esibirsi con il
solo ausilio della strumentazione, il palco mi chiede di imparare ad
ogni esibizione ed è quello che cerco di fare da anni inserendo
sempre cose nuove, per questo i miei Live non sono mai uguali.
Aspetteremo il buio
della scena e al primo accordo vedremo cosa dal cilindro uscirà
fuori.
Una breve
presentazione di The BandHits?
Il termine “BandHits”
è stata una mia idea venuta per caso.
Cercavo un nome che
desse personalità al gruppo che mi ha accompagnato nell’ultimo
anno di concerti e questo mi è sembrato il più originale e
rappresentativo.
Quando suoniamo
insieme è come assistere ad un assalto alla scena e così durate le
prove li ho ribattezzati grandi banditi.
Ci saranno Alessio
Iazzetta al basso elettrico e Stefano Sinisi alle chitarre, io
suonerò il piano e qualche giocattolo musicale e alla batteria
l’immancabile presenza di Francesco Caprara che proprio in qusti
giorni sta terminando il missaggio di Patchwork.
Purtroppo non potrà
essere dei nostri il maestro Valdimiro Buzi con cui ho realizzato nel
2011 l’album “Cauto e acuto” che ritroveremo come di consueto
nelle prossime esibizioni.
Per l’anno 2014 date
e progetti?
Il 28 febbraio suonerò
alla libreria caffè “N’importe quoi” nel ghetto ebraico a Roma
e presenterò “Patchwork Playing” con il solo ausilio del
pianoforte, qualche incursione alla chitarra e alcuni giocattoli
colorati.
E ancora nel cassetto
molti progetti in attesa di essere rilasciati dopo aver portato
avanti per tutto il 2014 il mio “Patchwork”.
Nel mese di marzo
inizierò un’accurata analisi su alcune composizioni e inizierò a
ragionare sul progetto che è stato posticipato al 2015..
Caratterialmente non
sono portato a fermarmi e ogni momento per me è buono per migliorare
il mio operato guardando sempre avanti.
Un albun come
“Patchwork” è solo il preludio di quello che ho in mente di
realizzare come dico sempre: Non sprecate mai nemmeno un giorno
qualunque dietro la quotidianità.
In occasione del concerto
di Max Arduini si esibità Vincenzo Capua: cantautore romano;
laureato in Economia aziendale, scopre all’età di 17 anni la
passione per la chitarra che lo porterà a comporre brani personali.
Tante esperienze da allora, iniziando con il Festival di
Castrocaro nel 2011, dove arriva alla finale, fino all’apertura
dei concerti di Fabrizio Moro e Niccolò Fabi, e oggi
ospite fisso di EdicolaFiore di Fiorello, che si può
seguire in streaming via web e su Radio2.
Di seguito una breve
intervista:
Quali difficoltà si
incontrano oggi nel voler fare il musicista?
E'
sicuramente cambiato un po' il meccanismo. Penso che le difficoltà
di emergere per un'artista ci siano oggi come già accadeva 20/30
anni fa. Oggi viviamo nell'era dei talent show che hanno inflazionato
parecchio il mercato discografico. Innanzitutto, non si vendono più
cd, le case discografiche sono in grossa crisi e puntano solo sul
giovane cantante che esce dal talent, che ha già
di suo una grossa visibilità garantita dal talent stesso. Questa
visibilità spesso si dimostra solo un ‘fuoco di paglia’ e alla
fine si combina ben poco. Quello su cui io personalmente sto puntando
è la continuità, facendo piccoli passi uno dopo l'altro, che piano
piano diventano sempre più grandi e permettono di raggiungere grandi
obiettivi.
Cerco
di costruire, tassello dopo tassello, qualcosa di credibile. E’,
poi, fondamentale l'esperienza del live e del contatto con il
pubblico. L'importante è avere delle storie da raccontare, qualcosa
da esprimere e riuscire a giocarsi le proprie carte. E' un percorso
difficile, con la fretta non si va da nessuna parte, bisogna avere
pazienza e un carattere molto forte.
Nella tua breve ma
intensa e spero sempre più proficua carriera, hai già avuto modo di
collaborare o quanto meno di conoscere bene molti artisti italiani,
come Fabrizio Moro o Niccolò Fabi o Fiorello. Cosa mi racconti delle
tue collaborazioni con loro?
Sicuramente
ho avuto grandi opportunità e ho vissuto belle esperienze.
Ho
aperto alcune date dei concerti di Niccolò Fabi e ho fatto da
opening act durante il tour di Fabrizio Moro per due estati
consecutive! Fabrizio è sicuramente diventato per me un punto di
riferimento, sia come artista che come uomo, è stato uno dei primi a
darmi fiducia e gliene sarò sempre grato.
Fiorello
è un uragano! Ho iniziato con lui questa esperienza
dell'Edicolafiore ad aprile e mi ha dato davvero
tanto, sia sotto un punto di vista di visibilità che nel far
conoscere la mia musica e poi sicuramente ha influito tanto nel mio
percorso formativo, come uomo e come cantante. E' talmente tanta
l'energia che mi trasmette Fiorello che quasi non mi pesa la sveglia
tutti i giorni alle 5 di mattina ! (ride, ndr ).
Poi
come non citare la Nazionale Cantanti, che da un po' di tempo mi
onora di avermi chiamato tra le sue fila e il mio straordinario vocal
coach Alfredo Totti.
Nel 2011 hai lavorato
alla realizzazione di un musical teatrale dal titolo “Che strano
gioco è la vita”. Che esperienza è stata?
E'
un'esperienza nata per gioco, come tante nella mia vita e che poi è
diventata molto bella e interessante. Abbiamo analizzato varie
sfumature emotive che siamo portati ad affrontare nella vita di tutti
i giorni ed è venuto fuori un bel risultato. Sono tutti esperienze
che mi hanno fatto crescere e che porto dentro di me. Cerco di fare
tantissime cose, che possano lasciare ricordi indelebili.
Hai fatto tanti
singoli, ora, leggendo la tua biografia, stai lavorando su un
progetto tuo: quando potremo ascoltarlo?
Tutte
le energie mentali e fisiche adesso sono finalizzate alla
realizzazione del mio primo lavoro discografico. Sono anni ormai che
ci lavoro e non vedo l'ora di farlo conoscere a più persone
possibili. Sono un perfezionista e per questo mi sono un po'
dilungato, ma adesso credo manchi davvero poco. Saranno 10 canzoni
scritte e composte da me che sembrano quasi i capitoli di un bel
libro, diverse e complementari tra loro e che si ricollegano in un
grande filo conduttore: l'amore.
“Amore
illogico” è il titolo del singolo che anticipa l'album, chissà,
forse sarà anche il nome dell'album stesso.
Adesso
vi saluto, vado in sala di registrazione. Non vedo l'ora di finire
l'album e farvelo sentire..!
Per tutti coloro che
acquisteranno un album di Max Arduini, a scelta tra “Cauto e
Acuto” 2011 e “VIVOinPratiCANTATO” 2012, avranno in
omaggio un mini “Patchwork” contenente tre
brani.“Patchwork”, il nuovo disco di Max Arduini dell’etichetta
RadiciMusicRecords e distribuito da EgeaMusic, sarà disponibile il
prossimo marzo in digital download e su Itunes.
Il concerto è
organizzato dalla società di comunicazione Pink Pubblicità Srl.
Il costo del biglietto è di 10 euro.
Gianni Casciano