GENITORI E FIGLI NELLA SUPREMAZIA DEL DENARO
Una sceneggiatura più solida di
quelle a cui siamo abituati per l’ultimo film di Paolo Virzì, “il Capitale
umano” tratto dall’omonimo romanzo americano di Stephen Amidon e riadattato con
l’aiuto di Francesco Piccolo e Francesco Bruni. Le location del Connecticut
sono trasposte in un paesino della Brianza, che non è sottratto all’ormai
comune ritratto del paesaggio industriale, grigio, freddo e metallico come era
già la Milano dei film di Antonioni.
Roberta (Valeria Golino), psicologa,
è la compagna incinta di Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), aspirante
immobiliarista e padre di Serena (l’esordiente Matilde Gioli) che ha perso di
vista anni prima la madre naturale, ora in Romania con una nuova famiglia. Carla Bernaschi (Valeria Bruni
tedeschi), ex attrice di teatro, rinuncia al palcoscenico per una vita piatta
da ricca moglie mantenuta del banchiere Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni). I
due hanno un figlio, Massimiliano (Guglielmo Pinelli), che nonostante si
adoperi per ricevere la stima e le attenzioni dei genitori, non riesce ad altro
che a deluderne le aspettative. Le
storie delle due famiglie si intrecciano in più casi: Dino Ossola si rivolge a
Giovanni Bernaschi per un iperbolico investimento in comune con cui di nascosto
possa anche estinguere la mole di debiti accumulati; un amore unisce
Massimiliano a Serena, la quale però non ricambia più, forse stanca
dell’immaturità ricca e viziata del ragazzo; la stessa macchina della polizia che
si presenta davanti le due case. Si scopre così un “incidente di percorso”
sfociato in tragedia- anticipata dalle prime immagini del film- durante una
festa a cui entrambi i figli sono stati invitati e che avrà non poche
conseguenze per le due coppie di genitori. L’espediente della suddivisione in
quattro capitoli permetterà di allargare progressivamente le stesse scene,
dando di volta in volta maggiori strumenti allo spettatore per capire la
soluzione del thriller (che non vi anticipiamo).
Mentre proseguono le indagini per
trovare i responsabili, si accavallano le psicologie dei protagonisti. Giovanni Bernaschi è un magnate della
finanza, che misura cose e persone, figlio incluso, esclusivamente in base alla
loro produttività. Carla si guadagna un posto nel mondo solo a colpi di
bonifici bancari. Prova a riscattarsi convincendo il marito a sovvenzionare la
ristrutturazione di un teatro, salvo poi piangere disperata in un’auto alla
notizia del coniuge di convertire lo stesso teatro in appartamenti da vendere,
per evitare la bancarotta. Massimiliano cerca l’aiuto della madre, che si
conferma assente in un momento di difficoltà. Dino svende una confidenza
virtuale rubata alla figlia, in cambio di una montagna di soldi e di un viscido
bacio. Serena merita il penultimo capitolo. Su di lei ricadono gli sbagli di
tutti, lei si fa carico della soluzione di tutto. Indipendente, coraggiosa nel
silenzio, è un’adolescente che sostituirà una madre quando ce n’è il bisogno, e uno zio quando sarà di supporto al ragazzo
autolesionista di cui si innamora, scombinando totalmente i ruoli che la
società assegna.
Il film si conclude con una
precisazione importante: il capitale umano è il termine tecnico con cui i
periti assicurativi sono soliti designare lo studio di un individuo, l’età, il
peso, le sue condizioni di salute, la sua aspettativa di vita, per poter
stabilire l’importo di un risarcimento. Illuminanti le parole del trailer: “Vi
Vogliamo bene, vi vogliamo felici, vi vogliamo vincenti. Abbiamo fatto tutto
questo per il vostro bene. Siamo i genitori migliori del mondo. Per voi ci
siamo giocati tutto. Anche il vostro futuro.”
Barbara Sabatino