L'antico
bosco dei Castelli Romani un tempo era formato da un misto di
latifoglie, ma nel corso dei secoli il panorama boschivo è cambiato
e in buona parte le piante originarie sono state sostituite con i
castagni che sono adatti al taglio periodico. Dell'antica vegetazione
rimangono solo alcune sporadiche testimonianze disseminate a macchia
di leopardo sul territorio, fra queste ricordiamo la parte alta di
Monte Cavo, le coste dei laghi Albano e Nemi, il Maschio D'ariano e
il particolarissimo Parco Chigi di Ariccia.
Ma
come dicevamo la vegetazione prevalente oggi è formata dal castagno,
che ha trovato nel suolo vulcanico dei Colli Albani un ambiente
particolarmente favorevole alle sue caratteristiche di crescita e
sviluppo.
L'industria
del castagno, che tanta ricchezza ha portato a questo territorio, è
ancora notevolmente sviluppata, anche se negli ultimi anni è stata
minacciata seriamente da un piccolo imenottero, il Cinipide
calligeno, uno degli insetti più temibili per questa pianta.
Contro
questo agguerrito nemico delle piante sembra che la lotta biologica
sia la via da preferire e l'assessore all'Agricoltura della Regione
Lazio, Sonia Ricci, qualche giorno fa ha rilasciato la
seguente dichiarazione: “Sono in tutto 75 i lanci di Torymus
Sinensis che i tecnici della Regione Lazio stanno effettuando per
contrastare la diffusione del Cinipide del castagno, l’insetto di
origine cinese che dal 2005 ha colpito la produzione nei castagneti
del Lazio. La castanicoltura è un settore molto importante nel Lazio
con punte di eccellenza in molti territori delle nostre province:
l’impegno della Giunta Zingaretti sarà quello di proseguire la
lotta biologica al Cinipide, affinché la produzione castanicola
continui ad essere tra le più importanti risorse agricole del Lazio.
I lanci effettuati sui territori sono stati realizzati grazie ad un
progetto di collaborazione della Regione Lazio con l’Università di
Torino e l’Università della Tuscia e con la partecipazione del
Ministero delle Politiche agricole. Nei prossimi anni grazie al
centro di produzione e moltiplicazione allestiti a Caprarola e a
Velletri, la nostra regione sarà in grado di continuare a
fronteggiare il problema garantendo la giusta copertura in tutti i
territori interessati. Un segnale di attenzione da parte del nostro
assessorato che intende continuare a sostenere con forza questo
settore, nonostante l’emergenza naturale e i gravosi problemi di
bilancio”.
Una
risposta attenta, questa, ed ecologicamente sana, su una questione
importante per l'economia nostra e di gran parte della regione.
Fabio
Ascani