Riceviamo
e pubblichiamo il COMUNICATO del NO INC relativo alla denuncia penale
nei confronti dei nuovi dirigenti dell’Area rifiuti della Regione
Lazio
“Inceneritore di
Albano: vista la recente determina regionale (B-00266 del 28.01.2013)
che dà il via libera all’avvio del cantiere per la costruzione
dell’Inceneritore dei Castelli Romani, i No Inc hanno depositato
stamattina, alla Procura della Repubblica di Roma, una denuncia
penale nei confronti dei nuovi dirigenti dell’area rifiuti della
Regione Lazio. La querela riguarda, in modo particolare: il direttore
regionale dott. ssa Maria Grazia Pompa, il responsabile del
procedimento Ing. Silvio Ciocchelli, il direttore Guido Magrini, il
dirigente dell’area Ing. Ernesto Dello Vicario e l’estensore del
procedimento Claudio Matronola. Omissioni d’atti d’ufficio,
falso in atto pubblico e truffa, i reati ipotizzati
(art. 323 c.p., 328 c.p. e 640 c.p.)”
“Secondo il No Inc,
questa nuova determina regionale rappresenta un modo per assicurare
al Co.E.Ma. di Cerroni, di Acea e di Ama, i 400 milioni di Euro di
fondi pubblici CIP-6 necessari per costruire l’impianto di Albano.”
Proprio stamattina le
Associazioni No Inc hanno depositato, presso la Procura della
Repubblica di Roma, una denuncia penale
nei confronti dei nuovi dirigenti dell’Area rifiuti della Regione
Lazio. Nello specifico, sono coinvolti: il direttore regionale dott.
ssa Maria Grazia Pompa, del responsabile del procedimento ing. Silvio
Ciocchelli, il direttore Guido Magrini, il dirigente dell’area Ing.
Ernesto Dello Vicario e l’estensore del procedimento Claudio
Matronola. L’atto di denuncia è stato indirizzato, in modo
particolare, al Procuratore Aggiunto Roberto Cucchiari ed al P.M.
Alberto Galanti che si stanno già occupando, da tempo, del più
generale affaire rifiuti romano. Il Procuratore Aggiunto
Roberto Cucchiari, tra l’altro, sta seguendo, come emerso sulla
stampa, la presunta violazione dei brevetti industriali relativi
all’inceneritore di Albano presentata, diversi
mesi fa, dai legali della multinazionale Thermoselect nei
confronti del Co.E.Ma.
Sotto la lente
d’ingrandimento, stavolta, è finita la recentissima determina
regionale n. B-00266 del 29.01.2013 (doc.
n. 1), che nel movimento non esitano a definire “scandalosa”,
con la quale l’area rifiuti regionale ha non solo autorizzato la
costruzione dell’Inceneritore dei Castelli Romani, ma
ha dato di fatto il via libera al cantiere.
Questo cantiere ha in
realtà una storia singolare piena di contraddizioni.
DANIELE CASTRI REFERENTE LEGALE NO INC |
Come ricorderete,
infatti, già il 22 Ottobre 2008 l’allora Presidente della Regione
Lazio Piero Marrazzo aveva autorizzato, con un’apposita ordinanza
(Z-0003,
doc. n. 2), l’avvio dei lavori per la costruzione
dell’Inceneritore dei Castelli Romani. Ordinanza regionale a cui
era seguita, addirittura, la Dichiarazione di Inizio Attività
(D.I.A.) del Co.E.Ma. del 29 dicembre 2008, inviata sia al Comune di
Albano Laziale sia alla Regione Lazio. In quell’occasione, però,
due successivi sopralluoghi della Polizia Municipale di Albano
(15.04.2009 e 13.10.2010, doc
n. 3 e doc.
n. 4) avevano certificato che “i lavori posti in essere
consistevano nella sola delimitazione con paletti in ferro e rete
metallica dell’area destinata alla costruzione della centrale”
e che “dalla verifica dello stato dei luoghi è risultato che
l’area non risulta essere in alcun modo interessata da attività
edilizia.
Il cantiere per la
costruzione dell’Inceneritore dei Castelli Romani, quindi, non era
mai partito.
Nonostante ciò, a giugno
2009 (doc.
n. 5), sulla base della sola ordinanza di
Marrazzo e della successiva D.I.A, il Co.E.Ma. stipulò col
Gestore del Servizio Elettrico nazionale, GSE, una convenzione
preliminare per il riconoscimento dei CIP-6, ovvero dei 400 milioni
di fondi pubblici necessari per la costruzione dell’impianto.
Però, come si ricorderà,
l’ordinanza di Marrazzo è stata poi bocciata
dal Consiglio di Stato con la sentenza
n. 1640 del 22.03.2012. Se, quindi, fino a quel momento la
cantierizzazione del 29 dicembre 2008 poteva essere considerata solo
fittizia, successivamente alla Sentenza del Consiglio
di Stato del 22 marzo 2012, quella stessa cantierizzazione può
essere, a tutti gli effetti, definita decaduta.
Eppure, i nuovi
dirigenti dell’ufficio rifiuti della Regione Lazio - che hanno
sostituito i precedenti travolti dalle inchieste della Procura di
Roma – nell’autorizzazione di avvio del cantiere del 29 gennaio
2013, pur citando, per ben due volte, l’ordinanza di Marrazzo e la
successiva D.I.A., non indicano, cosa davvero singolare, che questi
due atti sono entrambe decaduti perché bocciati dal
Consiglio di Stato.
Si tratta d’un modo per
assicurare al Co.E.Ma. l’accesso ai 400 milioni di euro di fondi
pubblici CIP-6 per la costruzione dell’impianto?
Di sicuro, finora nessuno
è riuscito ad avere copia della convenzione preliminare Co.E.Ma. -
GSE stipulata proprio sulla base dell’ordinanza di Marrazzo e della
successiva D.I.A..
Il GSE, difatti, ha
rifiutato per ben tre volte un legittimo accesso agli atti depositato
prima dal No Inc (maggio
2012, doc. n. 7), subito dopo dal Consigliere Regionale Ivano
Peduzzi (giugno 2012, doc.
n. 8) e, per ultimo, dal Comune di Albano Laziale (ottobre
2012, doc. n. 9). Perché da parte del GSE, questa resistenza
ingiustificata?
Al momento è pendente
una quarta richiesta di accesso agli atti promossa nei confronti del
GSE da parte dai dieci sindaci del bacino (doc.
n. 10).
Auspichiamo che, quanto
prima, in ossequio al principio di trasparenza nella gestione della
pubblica amministrazione, il GSE risponda alla legittima richiesta di
accesso agli atti e permetta ai cittadini di prendere visione dei
documenti richiesti.LEGGI ANCHE ECO 16