Dalla leggenda
dell’esploratore greco Pitea, che nel 330 a. C. navigò verso
l’isola di Thule, l’isola di fuoco e ghiaccio dove il sole non
tramonta mai, nasce l’ispirazione per l’ultimo lavoro di
Francesco Guccini: ‘”L’ultima Thule”. Per il cantautore
modenese, quest’isola è qualcosa di remoto, dove si finisce, ci si
perde. Infatti Guccini ha voluto precisare che questa sarà l’ultima
fatica discografica. Non smetterà di scrivere libri, ma l’era dei
dischi e dei concerti, a detta sua, volge al termine.
Definire Francesco
Guccini cantautore è sicuramente riduttivo; infatti oltre che di
lavori discografici per se e per altri interpreti, è stato autore di
molti saggi, romanzi, racconti, fumetti, testi per il teatro e
sporadicamente è stato anche attore. Tra i brani più famosi della
sua lunghissima carriera, iniziata negli anni ’60, come non
ricordare "Auschwitz", "Noi non ci saremo", "Dio
è morto", "La locomotiva", "L’avvelenata",
nei quali sicuramente è più marcato il suo stile inconfondibile.
Un’ intensa vita tutta dedicata alla parola.
Per “L’ultima Thule”,
il 24° album della sua carriera, uscito a novembre 2012, Guccini ha
deciso di effettuare le registrazioni delle otto tracce che
compongono l’album, a Pàvana (Pistoia), in un vecchio mulino
appartenuto al nonno, dove l’artista ha vissuto per i primi 5 anni
della sua vita e dove in seguito ha passato tutte le estati della sua
infanzia.
Tutta la lavorazione, i
dietro le quinte, con gli amici musicisti di sempre, è stata
registrata in un film-documentario prodotto da Movie Movie e
Limentra, per la regia di Francesco Conversano e Nene Grignaffini, ed
è stata trasmessa qualche giorno fa da Rai 3.
Ebbene, per chi come me
aveva già ascoltato l’album, vedere come è stato realizzato, in
quale atmosfera, lontana dalle classiche sale di registrazione, in
una atmosfera antica, dove sembra che il tempo scorra molto
lentamente, rende questo lavoro ancora più profondo, intimo.
Gianni Casciano
(gianni.casciano@gmail.com)
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