Domenica Bertè, in arte
Mia Martini, è stata una delle più grandi interpreti della canzone
italiana. Ha lasciato con ogni sua canzone, un solco indelebile nella
storia della musica grazie anche alle tante collaborazioni
artistiche: Ivano Fossati, Roberto Murolo, Claudio Baglioni, Lucio
Battisti, Riccardo Cocciante, Francesco De Gregori, Bruno Lauzi,
tanto per citarne alcune.
Una carriera lunghissima,
nonostante Mia sia scomparsa all’età di 47 anni, nel 1995; una
carriera però che è stata tortuosa e difficile, anche per le tante
persone che hanno infangato in ogni modo, il suo modo d’essere
artista e persona. Eppure oggi qualsiasi artista che ne parla e la
ricorda sembra essere stato il suo migliore amico vomitando valanghe
di parole di stima tanto da commuoversi mentre ne parla. Tanta
ipocrisia!
Mimì Bertè, nonostante
tutto, è stata l’interprete indimenticabile di tanti brani
dedicati spesso alle donne, troppo spesso vittime di violenze fisiche
e psicologiche: Piccolo uomo, Minuetto, E non finisce mica il
cielo, Almeno tu nell’universo, La nevicata del ’56, Gli uomini
non cambiano, Cu me e tante altre ancora.
Una voce eccezionale,
sicuramente molto originale, graffiante, particolare. Ma quello che
va sottolineato di Mia è il suo modo di interpretare. Con lei si
capisce cosa significa cantare un testo, cosa significa entrare
dentro le parole e riuscire a colpire nel profondo l’anima di chi
ascolta.
Ebbene il 30 ottobre 2012
Leda Bertè, sorella maggiore di Mimì, ha dato notizia della
Fondazione Mia Martini, a lei dedicata, con il patrocinio
della Provincia di Roma: “Sono state dette e fatte tante
cattiverie nei confronti di Mia. Molti sciacalli hanno
speculato sul suo nome, infangando il suo modo di essere. A
cominciare dalle case discografiche, che quando era in
vita le inflissero penali salatissime solo perché lei
non voleva seguire i loro percorsi commerciali, fino al Premio
Mia Martini che fanno ogni anno a Bagnara Calabra, in cui
arrivano a chiedere intorno ai 500 euro ai ragazzi che
si iscrivono. Beh, voglio mettere fine a questa speculazione e
ridare a Mia ciò che merita”.
Quindi una fondazione che
si pone vari obiettivi: far conoscere Mia Martini artista e Mimì
persona, attraverso un archivio, curato personalmente da Leda Bertè,
di oggetti appartenuti all’artista: vestiti, libri, spartiti e
appunti scritti di proprio pugno. Inoltre la fondazione si pone altri
obiettivi molto nobili, ovvero il sostegno economico e psicologico
alle donne vittime di soprusi e violenze, e per ultimo il voler dare
una opportunità artistica a tutti quei giovani che vogliono
esprimersi attraverso l’arte e la musica.
"Con questo
progetto - ha detto Leda Bertè - si vuole accendere un cono
di luce sulla figura di una delle più grandi artiste italiane di
sempre, raccogliendo in un'unica struttura il lavoro, l'anima e la
memoria di Mia Martini".
Gianni Casciano
(gianni.casciano@gmail.com)
Leggi su ECO 16 gli ultimi articoli pubblicati di Gianni Casciano, alle pag. 10 e 11