Da quando mi
occupo dello spazio musicale di ECO16,
ho potuto appurare che i Castelli Romani pullulano di bravissimi musicisti, che
nel loro piccolo e con le difficoltà del caso, riescono a pubblicare i loro
progetti, e credo sia un dovere per chi ha la passione per la musica, e per
l’arte in genere, di parlarne il più possibile. Oggi voglio dedicare questo
spazio ad un artista scoperto di recente, che ha tanto da dire e che ha
“confezionato” un gran bel disco: “Resta tutto uguale”. Si tratta di Andrea
Vona. Ad attirare la mia attenzione è stata la copertina del disco, che come
dice lui stesso “…rappresenta il processo evolutivo che non porta ad
altro che ad un codice a barre, quindi ad una standardizzazione globale che
segue le norme del mercato, degli affari, dei soldi e del potere”.
La copertina del disco,
cosa rappresenta?
La prima cosa da fare
intanto è ringraziare i miei amici che condividono con me questa bella
esperienza musicale: Daniele di Vito, Paolo Cianfanelli, Luca Cianfanelli,
Simone Durante e Mauro Bellisario, senza di loro non ci sarebbe stato niente.
La copertina è una foto
estratta dal web, e rappresenta, al meglio secondo me, quello che è il tema
principale del lavoro, cioè che col trascorrere del tempo il sistema sociale in
cui viviamo oggi ci allontana sempre di più dal nostro mondo, bello, naturale,
meraviglioso, e dalle nostre identità, e lo fa’ lentamente, grazie ai suoi
tanti diabolici stratagemmi: giornali, radio, televisioni, avvenimenti pilotati
e bombardamenti psicologici che durano intere generazioni, senza concederci
neanche la possibilità di accorgerci di quello che ci succede… così abbiamo
questa raffigurazione, c’e’ questo processo evolutivo che non porta ad altro
che ad un codice a barre, quindi ad una standardizzazione globale che segue le
norme del mercato, degli affari, dei soldi e del potere.
Perché questo disco?
Da tanti anni sono
affascinato dalla ricerca delle strutture più profonde del sistema, del perché
ci facciamo manipolare così facilmente, del fatto che accettiamo in modo
incondizionato qualsiasi cosa ci venga proposta da un’ autorità… sentivo il
bisogno di comunicare in qualche modo il malessere di una società in decadenza…
una società basata sul denaro e sugli interessi personali, una società che
trasforma i nostri cervelli in codici a barre, appunto, tanto che quando ci si
incontra per strada e ci si domanda cosa fai nella vita, si risponde
automaticamente il lavoro che si sta svolgendo in quel periodo, come fossimo
noi stessi quel lavoro… eccoci, programmi senzienti che servono, con anni e
anni di faticoso lavoro e tempo sprecato, a creare denaro e potere a favore di
un numero incredibilmente esiguo di individui. Ovviamente questo non tocca
tutte le persone di questo pianeta… ma comunque un numero impressionante di
unità. Quasi la totalità dei lavori, anche quelli che sembrano essere
importanti, sono in realtà socialmente inutili, non portano nulla a livello di
benessere, gioia, tranquillità, divertimento, salute, creatività, emozione, ma
solo soddisfazione economica, per quei pochi che ne possono “godere”, e che
servono solo a contribuire all’aumento del PIL di un determinato paese, o
meglio, a far sì che il PIL di quel paese possa aumentare ad ogni costo,
sicuramente calpestando i bisogni primari delle persone riducendole alla fame
in un altro punto del globo. Ovviamente questo è un mio punto di vista, ed è
opinabile da chiunque, si chiama libertà di pensiero, ma c’e’ una cosa che in
se stessa è già un dato di fatto: cioè che viviamo in una situazione dove un
infermiere o un vigile del fuoco non riesce a pagarsi il mutuo (e non stiamo
qua a disquisire sui mutui, altrimenti tutto il giornale non basterebbe neanche
per l’introduzione all’argomento), e uno che lavora in borsa, e che investe sui
debiti delle persone, o che guadagna soldi dai soldi (quale senso può avere un
simile concetto) può godere di un bonus vitae pressoché illimitato, quindi le
distorsioni ci sono, e sono gravi. Insomma, pochissimi lavorano per sé e per la
propria comunità, le masse lavorano esclusivamente per asservire, mantenere e
perpetuare il sistema stesso. questo mostro che grazie alle sue istituzioni,
norme e regole addormenta e addomestica le persone, e ci costringe alla fine, a
difendere con tutte le nostre forze la nostra infelicità. Questo è nel disco,
con testi abbastanza ermetici, che lasciano a volte anche diverse
interpretazioni a seconda dell’ascoltatore e dello stato d’animo con cui si
ascoltano, ma il nostro live è incontrovertibile, è diretto, con proiezioni ed
estratti audio che attestano e dimostrano la situazione attuale delle cose.
Una
domanda che sembra scontata ... come definiresti Andrea Vona cantautore?
Io penso che tutte le
risposte alle nostre domande, tutte le soluzioni ai nostri problemi, i vari
graal e gli elisir di lunga vita risiedono solo dentro noi stessi, e se intorno
a noi, al di fuori c’e’ questa follia, questa disparità, questa violenza, se nel
mondo più della metà della popolazione globale in questo momento vive in
condizioni estreme di povertà, significa che ben pochi di noi si conoscono nel
profondo… e sicuramente, non mi vergogno di dirlo, io sono uno di quelli, ma
direi, per risponderti nel modo più semplice che mi viene, che Andrea Vona è
una persona che sta cercando di capire, e capire non è mai semplice per
nessuno.
Oltre ad essere un
cantautore, ti esprimi anche attraverso la pittura … come definiresti Andrea
Vona pittore?
Le tele che dipingo si
portano dietro lo stesso discorso musicale, ci sono queste ombre, che sono
quasi sempre protagoniste della scena, che vagano in paesaggi scarni, quasi
onirici, e cercano di trovare qualcosa, come una persona che cerca se stessa e
non riesce a trovarsi… a volte si vede il buio, a volte uno spiraglio di luce,
a volte il sole splende in tutta la sua forza, un po’ quello che ci succede
nella vita. Non c'e' tecnica, non sono uscito da nessun istituto d'arte e non
ho nessun attestato di pittura. Mi interessa che, grazie al fatto che il
significato non è sbattuto in prima pagina, ma rimane ermetico all’interno del
dipinto, ogni persona può vedere ed interpretare a suo modo quello che vede.
C'è un
brano più di altri a cui sei legato in questo progetto e che magari lo
rappresenta?
Non c’e’ un brano che
ritengo sia il migliore dell’album… non sono neanche uno di quelli che pensano
che sia un grande album, grande musica eccetera, ho superato questo modo di
pensare da tanto tempo, è solo un lavoro musicale come tanti, e sono molto
critico sui miei lavori. C’e’ una canzone ,come dici tu, a cui sono molto
legato, si intitola senza aria, ma solo per il fatto che quando l’ho scritta
non immaginavo neanche dell’esistenza di certe realtà nascoste, e invece, oggi,
a distanza di tanto tempo ed esperienze, l’ho potuta inserire nell’album, senza
problemi e senza cambiare neanche una parola… a testimonianza del fatto che ero
già predisposto a certi argomenti……
Visto che
il tema del disco è appunto il codice a barre, un processo evolutivo, una
standardizzazione globale che segue le norme del mercato .. dei soldi e del
potere: questa crisi che stiamo vivendo può avere anche un lato positivo,
ovvero portarci a capire che possiamo fare a meno del superfluo? Quindi
ristabilire i giusti livelli dei valori e che non tutto è indispensabile?
Hai ragione… Einstein
diceva che è proprio dalle crisi che nascono i più grandi risultati… tocchi un
punto focale… adesso possiamo capire cosa è il superfluo…cioè quella cosa che
in sostanza permette al sistema economico di essere ciclico, quindi di
infondergli linfa vitale… certo, bisogna vedere l’uso che si fa di un
determinato bene, ad esempio, un pc, se usato per giocare, che so, a Doom,
potrà rivelarsi sì, superfluo, ma se usato per documentarsi in rete o per fare
musica, lavoro in generale o radio, allora diventerà un mezzo di condivisione
mondiale… che dire degli strati gerarchici del discorso… per noi superfluo
potrebbe consistere in una bella macchina, o in un telefonino da mille euro, per
qualcun altro ancora una placcatura di oro sul water, o sui rubinetti, o un
orologio da 50000 euro, chi vive in povertà, invece, probabilmente non
conoscerà neanche il significato di tale termine… ma nessuno è apparentemente
colpevole e demonizzabile, almeno all’interno della società odierna… eh si…
perché la società stessa, attraverso le sue regole, legalizza questo modo di
vivere, le coscienze di noi occidentali vanno a ripulirsi magari con l’otto per
mille alla chiesa o con un po’ di beneficenza telematica… o a urlare i nostri
diritti di esseri umani con qualche manifestazione contro chi ci ha toccato le
tasche per ultimo, ma la verità è che il burattinaio è sempre lì, e sorride
dietro le quinte e incassa sempre tanti soldi… quello di cui avremmo veramente
bisogno come esseri umani, tutti, è aria pulita, acqua pura, cibo, tetto e
vestiti… e tecnologia usata per il bene di tutti, non a scopo militare, e il
sistema si difende da questo incubo impiantando la parola “utopia” nelle menti
delle genti… e servirebbe così poco tempo e così poco denaro, se veramente ce
ne fosse bisogno, per tutti, nessuno escluso, e invece trascorriamo il nostro
tempo a salvare banche, perpetuare guerre, e affondare e impoverire intere
popolazioni, i colpevoli siamo soltanto noi, e speriamo di accorgercene presto.
In una tua
biografia in rete ho letto che non hai mai partecipato a cover band per
principio ... cosa intendi?
Non ho assolutamente
nulla contro le cover, anzi mi piacciono, ma solo quando portano con sé il
segno, la personalità, l’immaginazione di chi le suona. Perché, dico, suonarle
identiche a come sono… ci sono già, sono lì, basta accendere uno stereo per
ascoltarle, discutiamo al limite sulle casse, o sullo stereo, sul valore o la
marca, ma non sui brani , sono lì. Addirittura oggi col web ci danno
innumerevoli versioni live di qualsiasi pezzo vogliamo ascoltare, dai più
famosi ai più rari. Per me cover significa ad esempio Tori Amos che suona al
piano i Nirvana, o i Perfect Circle che rifanno immagine di John Lennon, mentre
cover- band, se non è per puro esercizio musicale, significa ritornare al
codice a barre, mi dispiace, lo sento come un dato di fatto… ci sarà pure chi
ama un gruppo a tal punto da volerlo emulare, ma per la maggior parte, per i
più sani questo è sicuramente un buon modo di arrotondare lo stipendio, visto
che oggi i locali per portare gente all’ interno e per guadagnare il più
possibile ospitano quasi esclusivamente cover-band di gruppi famosi, anche qui,
come nella nostra società, vedo i soldi come il più grande dei freni evolutivi.
Rispetto da parte mia a chi ha intrapreso questa strada, visto che molte volte
si tratta di musicisti bravissimi, è una scelta, ma è solo un lavoro, anche se
magari più piacevole di un altro.
Vi
terremo informati sui prossimi appuntamenti live di Andrea Vona.